Glifosato, in Europa sono già 1.320.517 le persone che hanno detto no

La coalizione #StopGlifosato, insieme alle 45 associazioni italiane non governative ambientaliste, dell’agricoltura biologica e della società civile aderenti (tra cui COSPE Onlus), ha annunciato solo pochi giorni fa che l’UE sembra voler accelerare le tempistiche per riapprovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, in caso venga raggiunta una maggioranza qualificata, ovvero 16 paesi su 28.

Entro dicembre 2017 dovrà essere presa una decisione “definitiva”. Ora più che mai è dunque importante ricordare all’opinione pubblica che il 3 luglio scorso sono state consegnate alle autorità europee 1.320.517 firme di persone che, in tutta Europa, si sono fatte sentire aderendo alla petizione ufficiale dei cittadini europei (ICE) per un’agricoltura senza pesticidi e per abolire l’uso di questo pericoloso erbicida. Eravamo riusciti a creare attenzione, grazie anche alla collaborazione di alcuni media italiani ed europei, soprattutto nel momento in cui venne scoperto che tale sostanza chimica era abbondantemente presente in alimenti di uso quotidiano come birra, pasta, pane e farina.

Con le firme raccolte non si chiedeva soltanto il rispetto della richieste di così tanti cittadini, ma anche l’intenzione di imboccare una nuova strada per una nuova agricoltura, che faccia a meno di chimica pesante e quindi sicuramente più sana a livello nutrizionale. Molte divergenze sono affiorate anche all’interno della comunità scientifica: ricordiamo che nel marzo di quest’anno l’Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche) ha classificato il glifosato come non cancerogeno, ammettendo però la sua tossicità per gli ambienti acquatici e fortemente irritante per gli occhi. Mentre nel marzo 2015, la Iarc (International Agency for Research on Cancer) lo ha definito come “probabile cancerogeno”, in disaccordo con i risultati del rapporto di Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che, nel Novembre dello stesso anno, parlavano di improbabilità cancerogena. Queste le diverse posizioni prese dai tre organismi sopracitati che, secondo il tossicologo austrico, Peter Clausing, hanno violato le normative e le procedure europee che definiscono i criteri per la valutazione degli studi.

Tutto questo deve essere uno spunto per riflettere perché nel caso del glifosato il legame con il cancro è stato attestato in almeno 7 studi a lungo termine su 12. Dunque cosa hanno fatto le autorità per riuscire a classificarlo come “non cancerogeno”? Indubbiamente deve essere fatta chiarezza su tale aspetto, dimostrando se regole e criteri sono stati violati sistematicamente: le speculazioni delle multinazionali della chimica in agricoltura stanno mettendo in pericolo la vita e la salute di oltre 500 milioni di cittadini europei.