Mentre in Polonia la Cop 24 sul clima arranca, in Toscana esiste già la prima area vasta a zero emissioni nette di gas serra: un modello da esportare

La carbon neutrality di Siena e una moneta particolare

L’esperienza che ha portato la Provincia senese al pareggio (anzi all’avanzo) nel bilancio delle emissioni di gas serra si sta ampliando, portando con sé un messaggio fondamentale

È da un po’ di tempo che sfruttiamo ogni occasione per raccontare l’importante traguardo tagliato dalla Provincia di Siena nel 2011, vale a dire raggiungere il pareggio (anzi l’avanzo) del bilancio delle emissioni di gas serra. Lo possiamo definire traguardo per due motivi: il primo è che stiamo parlando di un ottimo risultato, raro a trovarsi, ossia il fatto che le emissioni di gas serra del territorio siano completamente bilanciate dalla capacità degli ecosistemi locali di assorbire CO2, con un bilancio certificato ISO 14064 da un ente terzo; il secondo motivo è che giusto 10 anni fa, quando il gruppo di Ecodinamica dell’Università di Siena ha inaugurato il progetto Reges (Registro delle emissioni dei gas ad effetto serra), cominciando a produrre annualmente questi risultati per la Provincia di Siena, la percentuale di assorbimento era di poco oltre il 70% che – sebbene fosse comunque un buon punto di partenza – ha spinto gli amministratori ad intraprendere la strada della carbon neutrality per arrivare al 100%. Obiettivo raggiunto!

È da un po’, dicevamo, che giriamo per conferenze, meeting, scuole a raccontare la nostra esperienza di monitoraggio e l’evoluzione dei risultati. Malgrado la notizia non sia così diffusa, notiamo con piacere che il numero di coloro che sono informati, che sanno di cosa stiamo parlando nello specifico e che sono disponibili a fare qualcosa aumenta progressivamente (anche se ancora abbastanza a rilento). E cambia, a nostro avviso, l’atteggiamento delle persone alle quali raccontiamo la storia decennale di questo fortunato progetto. L’elemento principale di novità è che le persone cominciano a chiedersi cosa individualmente si può fare per partecipare al miglioramento continuo di questo risultato. Man mano che questo sentimento si diffonde, coloro che ci ascoltano da queste parti si dimostrano contenti che l’esperimento si svolga proprio a Siena.

Ne abbiamo già parlato più volte sulle pagine di Greenreport, ma vale la pena ricordare che al progetto di monitoraggio del territorio provinciale sta facendo seguito un’iniziativa importante, promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e supportata da Università di Siena, Comune di Siena, Provincia di Siena e Regione Toscana, che si chiama Alleanza per la carbon neutrality territoriale. L’Alleanza chiama a raccolta tutti coloro che vogliono partecipare al miglioramento della situazione ambientale di questo territorio attraverso azioni che possono essere individuate, valutate e messe in pratica da chiunque: istituzioni, imprese, associazioni, città, scuole, organizzazioni varie, singoli individui.

Quello dell’effetto serra antropogenico è un problema globale e chiaramente il contributo che può dare il risultato di Siena al computo delle emissioni a livello planetario è quasi nullo. Eppure, il monitoraggio dei gas serra, effettuato sulla base delle linee guida Ipcc, è una pratica ripetibile ovunque e più sono i soggetti che si mettono nella condizione di quantificare le proprie performance da questo punto di vista, più è facile che questo contributo quasi nullo possa trasformarsi in qualcosa di più concreto.

Il Comune di Grosseto, sulla scorta dell’esperienza di Siena, si è dimostrato particolarmente sensibile all’argomento e ha intrapreso lo stesso percorso in accordo con l’Università di Siena. L’iniziativa, che vedrà nuovamente impegnato il gruppo di Ecodinamica dell’Ateneo senese, è volta non solo a monitorare le emissioni del territorio comunale – cosa di per sé abbastanza inusuale a scala locale – ma anche ad affiancare il Comune nel compiere scelte in diversi settori, soprattutto legate a questioni ambientali ma non solo, valutandone il peso in termini di emissioni. In pratica si tratta di introdurre una nuova “moneta”, espressa in una unità di misura molto strana: le tonnellate di CO2 equivalente.

Questa moneta potrà riflettere costi ambientali (nel caso delle emissioni) o ricavi ambientali (nel caso degli assorbimenti o delle emissioni evitate) il cui confronto permetterà di capire gli effetti delle scelte che verranno fatte. Non si tratta, ovviamente, di rimpiazzare la moneta tradizionale, l’Euro: la “nostra” moneta, infatti, è un complemento e non un sostituto dei soldi. Il grande vantaggio si misura in termini di conoscenza e di informazione nel senso che avremo un’informazione in più che, nel momento giusto, ci potrà aiutare a prendere decisioni migliori.

La presenza di un’attività di monitoraggio dei gas serra non lascia indifferenti: il fatto che esista il bilancio delle emissioni e che possa essere in pareggio, anzi in avanzo, rende disponibili strumenti di conoscenza che, se sfruttati a dovere, aiutano a valutare politiche, misure e strategie, anche redditizie, in linea con esigenze di tutela ambientale oggi imprescindibili. In altre parole, facilitano la realizzazione dell’utopia di fare soldi salvaguardando piuttosto che depredando l’ambiente. E il fatto di avere “due” bilanci invece che uno soltanto (quello economico) non è un sogno irrealizzabile, dal momento che da tempo si fanno avanti norme nazionali e internazionali che invitano i soggetti economici, soprattutto le imprese (in Italia solo alcune) a produrre documenti cosiddetti di rendicontazione non finanziaria.

A tal proposito, qualche mese fa è partito un progetto di ricerca, di cui speriamo di poter parlare in futuro, che mira alla valorizzazione delle produzioni agricole del territorio della Provincia di Siena. Poiché stiamo parlando di un territorio che fa della produzione agricola di qualità un marchio di fabbrica e un elemento di competitività, la prima domanda che ci si è posti è stata: come si fa a valorizzare ulteriormente una cosa che ha già una valore e una notorietà così alti? Ebbene, la risposta sta nell’alzare l’asticella, anticipare i tempi, fare cose che nessuno fa (ancora), dando importanza a valori che costituiranno l’informazione – e la moneta – del futuro: quante emissioni di gas serra evito se la mia azione è progettata e realizzata in un modo piuttosto che in un altro? Quanto territorio ecologicamente produttivo mi serve per ottenere i beni che consumo? Quanto Sole è servito nel tempo per assemblare e cucinare il piatto che sto mangiando? In quest’ultimo caso, ad esempio, è chiaro che il prezzo in euro delle cose che mangiamo è fondamentale per fare delle scelte ma se ci fermiamo un attimo a pensare, oltre alle proprietà nutritive, a quanto fa ingrassare o a quanto ci piace quella roba lì, siamo in grado di immaginare quanto Sole è stato necessario nel tempo per “impiattare” la nostra ricetta?