Ong contro la pandemia, Cospe: «Responsabilità e solidarietà per vincere la sfida»

«Abbiamo il dovere di metterci a disposizione con la nostra esperienza e le nostre competenze a fianco dei nostri partner, per contenere l’espansione dell’epidemia, per rafforzare le capacità dei sistemi socio-sanitari, e per impedire che a pagare il prezzo più alto siano le fasce più vulnerabili e più povere della popolazione»

Di fronte a quella che l’Organizzazione mondiale delle sanità ha dichiarato essere una pandemia, cioè un’epidemia globale, un’organizzazione non governativa come la nostra, che lavora in Italia e altri 25 paesi del mondo, deve assumere delle regole di comportamento e di contenimento che tengano presente tutti i paesi e i contesti in cui ci troviamo e che tengano in considerazione i tanti collaboratori Cospe, espatriati e locali, che lavorano con noi.  Stiamo parlando di più di 200 persone in tutto il mondo.

«A poco più di due mesi dalla sua apparizione in Cina – ha scritto il presidente Giorgio Menchini in una nota a tutto lo staff Cospe – l’epidemia da coronavirus  è entrata di forza  nelle nostre vite, obbligandoci a fare i conti con una nuova e inattesa sfida globale, carica di rischi che richiedono risposte rapide e  nette,  accompagnate dalla capacità  di vedere lontano, nello spazio e nel tempo».

In questi giorni così concitati non sono mancate comunicazioni ad hoc per il terzo settore e indicazioni di associazioni di categoria come l’Aoi, ma Cospe si è dotato anche di un vademecum interno che mette al centro di tutto la salvaguardia della salute delle persone che lavorano con noi, dei partner e delle tante comunità rurali dove i progetti si svolgono.

«Siamo di fonte a una malattia altamente contagiosa – continua nella nota il presidente – con un elevato tasso di mortalità  in assenza di trattamento adeguato,  destinata a diffondersi in tutte le aree del pianeta e a interessare l’esistenza di tutte le persone.  Ma con tempi, capacità  di  risposta e  impatti  diversi in rapporto ai contesti geografici, socio-culturali, economici».

Sono spesso le persone che vivono nelle comunità o nei villaggi remoti, in Paesi che hanno un sistema sanitario già fragile o inesistente, ad essere maggiormente a rischio sia per mancanza di strutture che di informazione.  In questo caso ci siamo messi a disposizione ovunque per sostenere le strutture mediche e assistenziali locali, come ad esempio nelle comunità andine della Bolivia o nei campi profughi siriani in Libano.

Ora più che mai, insieme a partner e donatori, siamo a fianco dei più deboli e delle persone che non hanno accesso a strutture igienico sanitarie e laddove è anche difficile immaginare di monitorare il contagio da Covid-19, cercando di prevenire quanto più possibile, perché come Cospe ci è chiesto qualcosa di più: «Abbiamo il dovere di metterci a disposizione con la nostra esperienza e le nostre competenze a fianco dei nostri partner, per contenere l’espansione dell’epidemia, per rafforzare le capacità dei sistemi socio-sanitari,  e per impedire  che a pagare il prezzo più alto  siano le fasce più vulnerabili e più povere della popolazione».

A questo proposito stiamo organizzando attività di informazione e sensibilizzazione per tutti i beneficiari e le beneficiarie dei nostri progetti oltre alla distribuzione di mascherine e gel idroalcolico.

In generale abbiamo interrotto attività di progetto che prevedessero la partecipazione di tante persone ed eventi, mandando avanti solo quelle che possono essere svolte in remoto. Anche le missioni in alcuni casi sono diventate occasioni di training on line.

Caso per caso, paese per paese, il nostro personale ha adottato misure di sicurezza che vanno da assumere negli uffici le stesse linee guida e le stesse misure igieniche assunte in Italia, al rimpatrio dei ragazzi del servizio civile e del personale espatriato che vorrà rientrare (compatibilmente con lo stato dei voli e delle soluzioni messe a disposizione dalla protezione civile). Tutto in stretto coordinamento con le singole ambasciate di riferimento.

In Italia, oltre ad aver attivato tutte le modalità di smart working per il personale delle sedi, stiamo lavorando per mandare avanti tutta l’attività educativa e formativa nelle scuole con laboratori sull’hate speech per studenti e insegnanti, o attraverso piattaforme in line già predisposte dalle scuole o approntando nuove piattaforme e modalità. Lo stesso dicasi per i corsi di italiano per stranieri.  Mentre le lezioni della scuola Cospe, che già prevedono lezioni on line, dovrebbero ripartire a breve dopo aver consultato tutti i docenti.

Sempre attivo anche il servizio del telefono anti razzista 392- 5386480: tutti i giorni dal lunedì al venerdì (10.00 – 17.00) mentre la segreteria telefonica sarà attiva h24 come sempre.

Tutti noi cerchiamo di continuare a renderci utili, sfruttando al massimo la tecnologia che ci permette di essere più vicini, ma con l’imperativo morale e il dovere assoluto di rispettare ogni misura di contenimento e sicurezza. Per noi e per gli altri: i più deboli, che in queste circostanze rischiano di divenirlo ancora di più.

«Responsabilità, solidarietà, amore della giustizia, competenza – chiude il presidente – sono i valori e i principi iscritti nel nostro Dna, quelli su cui dovremo  far conto  per essere all’altezza di una sfida  che ci metterà ogni giorno alla prova, duramente.  Per non perdere mai la motivazione e l’orientamento, anche nei momenti più difficili. Per vincerla, questa sfida, restando fedeli a noi stessi ma anche avvicinandoci un po’ di più a quel  mondo con più diritti per tutti e per tutte, che è il senso ultimo del nostro lavoro».