Rifiuti, ecco come (e perché) fare una buona raccolta differenziata del vetro

La raccolta differenziata degli imballaggi in vetro è una delle più problematiche, in caso di errore: basta un bicchiere di cristallo per dover (ri)buttare decine di kg di materiali raccolti

L’ultimo anno è stato caratterizzato da una grande crescita della raccolta differenziata e dell’avvio al riciclo degli imballaggi in vetro: i dati i dati ufficiali di CoReVe – il Consorzio recupero vetro – mostrano infatti che nel 2018 a livello nazionale la raccolta differenziata ha registrato un incremento dell’8,4% rispetto al 2017, con un totale intercettato di circa 2.189.000 tonnellate. E anche il tasso di riciclo, ovvero il rapporto tra quanto avviato a riciclato e quanto immesso al consumo in Italia, è cresciuto dal 72,8% al 76,3%, in quanto le tonnellate di rifiuti d’imballaggio in vetro avviate a sono state 1.885.957 (+6,6%) e l’immesso al consumo è stato di circa 2.472.000 tonnellate (+1,,7%). Rimane però ancora molto da migliorare, soprattutto per quanto riguarda la qualità della raccolta differenziata.

«Un punto dolente – spiega il presidente Coreve, Gianni Scotti – rimane la qualità del materiale: lo sviluppo delle quantità raccolte è infatti accompagnato da una crescente presenza di materiale improprio conferito, erroneamente, nella raccolta differenziata del vetro, il che comporta un aumento degli scarti nella fase di trattamento che precede il riciclo in vetreria. Oltre il 13% del totale raccolto, che potrebbe essere riciclato alimentando un perfetto esempio di economia circolare, è purtroppo perso e smaltito in discarica. Uno spreco dannoso ed oneroso. Una maggior attenzione, da parte del cittadino, nell’evitare di conferire frazioni estranee come la ceramica, il pyrex, il cristallo, o i sacchetti di plastica, che troviamo sempre più spesso associati alla diffusione della raccolta “porta a porta”, potrebbe evitare tutto ciò».

Dallo studio dei dati qualitativi sulle raccolte differenziate, infatti, la raccolta del vetro risulta infatti alterata, oltre che da ceramica e porcellana che sono senz’altro l’inquinante più diffuso, anche da altri tipi di materiali come quelli citati da Scotti: oggetti di cristallo, pirofile di Pyrex o vetroceramica, vetri retinati e altri materiali inerti, che possono sembrare erroneamente simili al vetro da imballaggio, mentre in realtà sono materiali contaminanti, che vanno a inficiare il fine ultimo della raccolta differenziata – il riciclo – e sono costosi anche per la collettività.

Come sottolineano da Toscana ricicla «la raccolta differenziata degli imballaggi in vetro è una delle più problematiche, in caso di errore. Se ci va a finire dentro ceramica, lampadine, specchi, Swarovski o anche semplici bicchieri da cucina, è molto complicato e spesso impossibile eliminarli e salvare il materiale raccolto, impedendo così la fusione necessaria per il riciclo. Non si tratta di una fisima: un calice di cristallo “inquina” una intera campana di vetro, per decine di chilogrammi di vetro da buttare quindi nell’indifferenziato».

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