Sinistra ed ecologia in Italia, nel post-’68: una bella sintesi

Michele Citoni e Catia Papa esplorano una delle pagine meno note della contestazione ecologica fra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del Novecento

Il numero 35, 2017, della rivista telematica “Altronovecento”, pubblicata dalla Fondazione Luigi Micheletti e dal Museo dell’Industria e del Lavoro MusIL di Brescia, contiene un libro di Michele Citoni e Catia Papa di particolare interesse perché esplora una delle pagine meno note della contestazione ecologica fra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del Novecento.

L’ecologia, per un intero secolo, dagli anni sessanta dell’0ttocento è rimasta severa disciplina scientifica rivolta a comprendere e descrivere i rapporti degli esseri viventi fra loro e con l’ambiente circostante. Negli anni sessanta del Novecento è diventata popolare con la scoperta che l’animale “uomo”, con le sue scoperte e le sue attività, stava modificando prepotentemente le condizioni di vita degli altri esseri viventi e dell’ambiente naturale, con effetti diventati planetari in seguito ad alcune scoperte come quella dell’energia atomica, dei pesticidi e di molti altri prodotti sintetici non biodegradabili, “estranei” ai cicli naturali. “L’ecologia” indicava anche alcuni rimedi che presupponevano maggiori conoscenze sui cicli della materia e dell’energia e azioni politiche: pubblici controlli e divieti e imposte.

E qui il discorso è diventato economico e politico; le riforme “ecologiche” disturbavano gli affari e i relativi potenti interessi e potevano essere chieste e (forse) ottenute con una pressione esercitata da “movimenti” con diverse finalità e attenzioni: per la difesa della natura, della salute delle persone, per la sicurezza dei lavoratori.

Una prima ondata di protesta, direi “americana”, ha fatto seguito alla critica della società dei consumi e alla pubblicazione del libri Primavera silenziosa della Carson e Our synthetic Environment di Bookchin; la protesta è diventata mondiale nei primi anni  settanta del Novecento quando l’“ecologia” è diventata la bandiera di una nuova richiesta di tecnologie meno violente nei confronti della natura e di più equi rapporti fra paesi ricchi e poveri. Questa età dell’oro, vivacissima anche in Italia, fu seguita dalle crisi energetiche ed economiche che fecero passare in secondo piano, nell’opinione pubblica, l’aspirazione alle grandi riforme.

Non c’è da meravigliarsi che il tema sia stato oggetto di attenzione degli storici e dei sociologi. Il libro di Citoni e Papa esamina con particolare attenzione le reazioni della sinistra alla nuova richiesta di diritti che emerse negli anni dell’ “età dell’oro”.

Citoni e Papa analizzano se e come e con quali successi la sinistra italiana è stata in grado di sostenere la battaglia per efficaci riforme ecologiche e lo fanno con una attenta e puntigliosa ricostruzione filologica degli scritti più significativi, dalle riviste come “Ecologia” e “Sapere” agli atti di congressi come quello del Partito Comunista Italiano a Frattocchie nel 1971. Sono opportunamente riportati lunghi brani tratti da testi ormai difficilmente accessibili e vengono così ricordate persone significative, in parte ormai dimenticate. Di particolare interesse i capitoli che trattano i rapporti fra i movimenti ecologici e l’impegno dei lavoratori per la difesa della salute e dell’ambiente nel posto di lavoro, ma anche all’esterno della fabbrica dove alle nocività ambientali erano esposte le stesse famiglie dei lavoratori.

Quasi sempre i due movimenti hanno camminato su piani paralleli senza incontrarsi, benché chiedessero le stesse cose, una minore violenza nei confronti dell’ambiente e difendessero lo stesso diritto alla salute umana compromessa dalle stesse azioni contro cui i due stavano combattendo. Il mondo padronale ha abilmente utilizzato il ricatto occupazionale per far apparire ai lavoratori gli ecologisti come “nemici” sostenendo che il rigore “ecologico” avrebbe comportato la perdita di posti di lavoro. D’altra parte spesso, per ignoranza, alcuni ecologisti hanno considerato i lavoratori come controparte. La ricostruzione del cammino “dell’ecologia di fabbrica” integra la storia dei movimenti ecologici e nel libro sono opportunamente ricordate le persone che hanno rappresentato un ponte fra i due movimenti come Giovanni Berlinguer, Maccacaro e pochi altri.

Il libro di Michele Citoni e Catia Papa, arricchito di alcune interviste a testimoni di quella primavera dell’ecologia e da una preziosa e ricca bibliografia, si inserisce opportunamente fra i numeri monografici di “altronovecento” che hanno trattato la storia dell’ambientalismo e della protezione della natura, come il n. 8, contenente l’inventario dell’archivio di Laura Conti, il n. 20 contenente l’analisi di come fu accolto e criticato il libro I limiti dello sviluppo del 1972 e il n. 33 contenente una preziosa cronologia e bibliografia dei principali eventi “ecologici” dalla metà dell’Ottocento ad oggi, questi ultimi due a cura di Luigi Piccioni.