[18/01/2008] Energia

Elettrodotto sottomarino con l´Albania: cooperazione o cavallo di Troia?

LIVORNO. Potrebbe essere un cavallo di Troia la costruzione dell’elettrodotto sottomarino che la Moncada costruzioni di Agrigento, quinto produttore in Italia di energia eolica, andrà a costruire tra il nostro paese e l’Albania. L’impianto che avrà una capacità di trasportare 500 megawatt con una tensione di 400 chilovolt, sarà lungo 145 chilometri, di cui 14 interrati sulla sponda nostrana, 1 chilometro sulla sponda albanese e 130 sotto il mare. E partendo da Brindisi sud arriverà a Valona percorrendo i fondali del canale di Otranto, con un investimento di 240 milioni di euro.

L’elettrodotto viene presentato per «l’importazione in Italia dell’energia eolica che il gruppo Moncada genererà in Albania» dove è già stato autorizzato dal governo albanese un impianto di produzione eolica da 500 Megawatt. Il più grande impianto eolico costruito in Europa - dicono i vertici di Moncada - che costerà 750 milioni di euro. Ma non dovrebbe essere il solo elettrodotto a collegare le due sponde adriatiche, dato che Terna si è già mossa da tempo in tal senso, firmando prima con il gestore elettrico croato Hep-Ops l’accordo per uno studio di fattibilità per una interconnessione sottomarina . Seguito il 7 novembre scorso da un altro accordo tra il nostro ministero dello Sviluppo economico e la società elettrica del Montenegro, Epcg, per mettere in piedi un secondo studio di fattibilità per la costruzione di un altro elettrodotto con dimensioni doppie di quello che realizzerà Moncada: da 500 a 1000 MW di capacità e 300 chilometri di lunghezza.

L’elettrodotto per l’energia eolica, potrebbe quindi essere il cavallo di Troia per far partire una rete sottomarina per scambi energetici e per l’importazione di altra energia elettrica, in particolare quella prodotta con centrali nucleari. Dell’intenzione da parte del governo albanese di realizzare una centrale nucleare a Durazzo e degli accordi di partnership nel settore energetico con il nostro paese ne abbiamo già parlato in un articolo su questo quotidiano (nel novembre 2007), riportando quanto espresso dal premier Sali Berisha, in occasione del Forum Mondiale per l´Energia tenutosi a Roma lo scorso 12 novembre. Bersiha elencava in quell’occasione gli accordi già in atto sia per l´esportazione di energia (vedi il progetto Terna) sia per l´importazione di tecnologia italiana, in particolare il progetto di Enel per la costruzione di una grande centrale elettrica a carbone sulle coste albanesi, e quello di Camuzzi S.p.a. per la realizzazione del primo impianto nucleare in Albania.

Intenzione, questa dell’impianto nucleare, che ha destato già forti preoccupazioni e prese di posizione contrarie da parte soprattutto dei greci, che temono di divenire un territorio accerchiato dalla minaccia nucleare per la volontà espressa dal premier albanese Sali Berisha , di ricorrere a più di una centrale nucleare, rispondendo positivamente alle diverse offerte che da parte di aziende europee arrivano. Se a questi progetti si aggiunge quello della Petrolifera, nel porto di Valona, volto a costruire un complesso di depositi di stoccaggio per il petrolio e un terminal per le petrolifere che attraversano l´Adriatico, e anche quello per la realizzazione di un termovalorizzatore destinato a bruciare rifiuti dall´Italia e a produrre quindi energia elettrica, sembra che in Albania si stia progettando di realizzare una sorta di serbatoio energetico (e anche un serbatoio per lo smaltimento dei rifiuti) da cui poi il nostro paese potrebbe attingere, al bisogno, importando energia elettrica attraverso i cavi sottomarini. Fantascienza? Cattiva interpretazione delle motivazioni di cooperazione? Chissà.


Torna all'archivio