[20/11/2008] Parchi

Il massacro rituale di delfini fuori dalla storia e dall´Europa

LIVORNO. Hanno scioccato gli animalisti e gli ambientalisti europei le immagini le immagini sanguinolente della mattanza dei globicefali (Globicephala melas) nelle isole Faer Øer, un arcipelago autonomo della Danimarca dove ogni estate si ripete un barbaro rituale di iniziazione che serve ad introdurre i maschi umani isolani nella maggiore età sterminando e macellando in una baia i delfini terrorizzati.

La cosa scandalizza sia perche la macelleria di animali docili, intelligenti e confidenti si trasforma in un vero e proprio rituale barbaro e di inusitata violenza al quale assiste tutta la popolazione (bambini compresi), sia perché avviene in una regione autonoma, anche se lontana ed isolata, di uno dei Paesi del mondo, la Danimarca, che si vanta del suo rispetto dell´ambiente e che fa dell´utilizzo delle energie rinnovabili un fiore all´occhiello, un Paese che aiuta altri a difendere la loro biodiversità.

Si ripropone quindi, in questi frammenti sperduti dell´Europa più ricca e civile - sperduti ma diventati vicinissimi grazie al web 2.0 che ha scandalizzato seppure a distanza di 3 mesi il mondo intero - un cortocircuito culturale tra "tradizioni" antiche e modernità e tra nuova sensibilità verso gli altri esseri viventi e un atteggiamento predatorio e "ancestrale" che non ha più ragione di esistere ma fortemente radicato nel rapporto delle popolazioni isolate (ed isolane in particolare) con gli animali che sono ancora visti come un archetipo di abbondanza di cibo, di potenza maschile, di padronanza del mondo naturale da parte dell´uomo.

Una sottomissione del vivente che diventa spreco di bellezza in tempo di modernità ed abbondanza e le cui tracce si trovano ancora nelle corride, nelle sagre degli uccelli, nei riti pagani che la religione cristiana ha fatto propri e che vedono al centro il sacrificio o l´umiliazione di animali.

Ai discendenti dei vikinghi che abitano le Faer Øer probabilmente il nostro orrore per il loro freddo mare tinto dal sangue rosso di questi grandi delfini disperati non smuove null´altro che non sia riconoscimento di un´alterità comunitaria esibita con orgoglio contro la tenera mollezza degli europei continentali che non possono comprendere la loro storia di infiniti stenti e miserie, terminata nei ricchissimi sussidi che arrivano da Copenaghen.

In questo barbaro rituale di confermazione della potenza virile, in questa macelleria battesimale, i nostri occhi orripilati frugano un muro di orgoglio ancestrale e una glaciale indifferenza per la sofferenza del vivente, di animali diventati anche per noi totemici ma al contrario, intoccabili quanto ambiti come preda sacrificale e simbolica per i giovanotti di Thorshavn armati di ferro e crudeltà consapevole.

La stessa modalità del massacro conferma una "familiarità" con questi animali a noi ormai sconosciuta e sfrutta la stessa attitudine sociale che arriva a spingere a allo spiaggiamento di massa di questi grandi delfinidi che raggiungono i 7 metri di lunghezza e le 3 tonnellate di peso e che in Italia frequentano volentieri il Tirreno e il mar Ligure nutrendosi di calamari e pesci.

La semi-indipendenza delle Faer Øer le mette in qualche modo al riparo dalle sanzioni europee per una mattanza di cetacei inseriti nelle liste rosse come a rischio di estinzione.

Queste isole danesi diventano in giornate estive sacrificali l´esaltata terra sospesa fuori dal tempo e dalla civiltà dell´Europa, un luogo dove l´intelligenza umana cede al rito e alla barbarie tradizionalistica tribale, rinuncia alla consapevolezza tutta moderna del vivente diverso da noi e fa risorgere il mito dell´uomo padrone, del barbaro cristianizzato che impone un lavacro di sangue per affermare il dominio dell´uomo sull´ambiente ostile, dove il capro espiatorio scelto è uno degli animali più docili ed intelligenti tra quelli che popolano il mare glaciale nel quale sprofonda la paura di un piccolo popolo.

La prossimità con la natura ridiventa predazione esibita, il sangue che tinge le acque della baia un enorme lenzuolo verginale da esibire come segno di uno stupro avvenuto.

Una cosa è certa, davanti alle foto che giungono dalle Faer Øer l´Europa non può rimanere insensibile e continuare a misurare il tutto con un atteggiamento antropologico, i giovani maschi trovino un altro metodo meno cruento per affermare il loro ingresso nel mondo adulto, un modo che li riconcili, loro e la loro storia e tradizione, con i globicefali e con la natura aspra e meravigliosa delle loro isole.

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