[29/12/2006] Acqua

Quanto costa all´ambiente l´innevamento artificiale delle piste?

FIRENZE. E’ piovuto poco nell’autunno scorso e anche l’inizio della stagione invernale conferma questa tendenza. Poco acqua dal cielo, poca acqua nei nostri fiumi e anche poco neve in montagna. La stagione sciistica però deve iniziare e allora si deve supplire con l’innevamento artificiale perché gli investimenti nel settore del turismo invernale sono notevolmente incrementati, con costruzione ed ampliamento delle piste da sci e realizzazione di impianti di risalita. Solo se c’è neve e di conseguenza appassionati e turisti, gli investimenti effettuati possono dare i propri frutti.

Anche in Toscana il settore del turismo in montagna ha visto un aumento di oltre il 10% di presenze nel 2005 ed anche il 2006 dovrebbe seguire questa tendenza vista la stagione favorevole dei primi mesi dell’anno. E questo è un bene. Ma durante una stagione non favorevole per le vacanze sulla neve, quanto è sostenibile per l’ambiente l’innevamento artificiale?

Per fare la neve artificiale ci vuole acqua, circa 1000-1200 metri cubi per ettaro di superficie innevata, che deve essere stoccata ed il cui uso andrebbe pianificato a livello di bacino. Ci vogliono inoltre condizioni adeguate di temperatura (bassa), umidità nell’atmosfera e presenza di nuclei di congelamento. I cristalli di neve naturale normalmente si formano attorno a nuclei di congelamento su cui le molecole d´acqua possono condensarsi.

I sistemi di produzione di neve artificiale (a bassa od alta pressione) devono garantire la nebulizzazione dell´acqua in gocce di dimensioni adeguate e la loro espulsione ad una distanza tale che ricadendo al suolo siano in grado di solidificare completamente. Le tecniche si sono molto affinate ed evolute e sono effettuate da imprese specializzate in progettazione e realizzazione di impianti per l´innevamento con meccanismi di controllo computerizzato che controllando i vari fattori in gioco garantiscono a questi sistemi la migliore resa produttiva.

La produzione di neve artificiale è quindi anche caratterizzata da un elevato costo energetico. Per ottenere maggior quantità di neve in grandi intervalli di temperatura si interviene con l´incremento del numero di nuclei di congelamento che può determinare un aumento delle rese produttive di neve artificiale e tale principio è alla base dell´impiego di additivi quali le proteine batteriche.

Da alcuni decenni alcuni studi hanno evidenziato come le proteine della parete cellulare di numerosi batteri, quali lo pseudomonas syringae, siano caratterizzate da notevoli proprietà di nucleazione, favorendo il congelamento ottimale dell´acqua anche a temperature prossime agli 0°C. Le cellule liofilizzate di questi batteri, presenti comunemente in natura, sono attualmente impiegate come additivi. In genere sono prodotti che vengono disciolti nell´acqua destinata alla produzione della neve artificiale e ciò consente di ottenere una maggiore quantità di neve a parità di input energetico.
Gli studi effettuati fino ad oggi non danno risposte certe anche se particolare attenzione deve essere comunque rivolta agli effetti sull´ambiente di questi prodotti, in particolare sul lungo periodo.

E’ stato dimostrato che l´immissione di notevoli quantità di elementi nutritivi, durante il disgelo primaverile, può influenzare la qualità dei suoli, delle acque e la distribuzione delle specie vegetali. Studiosi svizzeri hanno evidenziato un maggior contenuto di nutrienti nella vegetazione delle piste da sci innevate artificialmente ed una maggiore presenza di leguminose; altri studi hanno dimostrato che la presenza di neve nelle piste innevate artificialmente può far ritardare lo scioglimento del manto nevoso e di conseguenza la ripresa vegetativa.

I contrari radicalmente all’utilizzo di questa tecnica parlano anche di danno paesaggistico provocato dai “cannoni” e di inquinamento acustico. Molti studi sull´impatto ambientale dell´innevamento programmato sono in corso. I risultati saranno utili per conoscere meglio il problema e fare un uso razionale e sostenibile di questa tecnica che visti anche i mutamenti climatici in atto potrebbe vedere in futuro un’ulteriore espansione.

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