[16/09/2009] News

(Petr)olio di gomito e di ginocchio (III)

RIETI. Dopo i manodomestici e altri esempi "indoor" di sostituzione dell'energia fossile con l'energia umana (vedi le puntate precedenti) eccoci all'uso utile dei nostri muscoli in esterni. Negli spostamenti.  Una specie di liberazione, se non è boicottata.

Elogio dei pedoni e tutte le bellezze della bici

Nel fantascientifico Fahreneit 451, Ray Bradbury immagina una (in)civiltà tecnocratica nella quale i pompieri hanno il compito di bruciare i libri, e la polizia ha il compito di mettere in prigione o quantomeno multare i pedoni. Leggere e camminare: due atti di saggezza, entrambi compagni del pensare e antinomici rispetto alla velocità. Evviva i lettori. Ed evviva i pedoni, autoproduttori di energia cinetica e di salute (ormai è assodato: mezz'ora di camminata veloce al giorno è un toccasana). Come i ciclisti. Elogio della bici: quale altro oggetto può vantare tante virtù e nessun difetto?

Ma in Italia l'uso della bici, seppure in moderato aumento, è ancora troppo legato al weekend e allo svago. Quanto a camminare, si preferisce fare "stepping" in palestra che scarpinare per qualche centinaio di metri nel quotidiano. Peccato. A Salisburgo si va in bici perfino all'Opera, in Scandinavia sono comuni le biciclette con carrello merci, e in tante parti del mondo l'essere pedoni o ciclisti è la normalità (magari per ragioni economiche: camminare non costa nulla in denaro, e quanto alle due ruote a pedali, un ferrovecchio è accessibile anche ai più poveri). Anche se i motori ruggiscono ai nastri di partenza perfino in paesi simbolo della bicicletta, come la Cina. Ma non è una buona scusa per continuare qui con il business as usual.

Passi politici, pedalate politiche

Piedi e pedali hanno una funzione di protezione climatica da rivendicare. Il calcolo di quanto spostarsi a piedi e in bici aiuti il clima è presto fatto: si fa sulla base dei chilometri percorsi. In media assai grossolana, si dice che ogni 15 km percorsi in bici o a piedi si risparmiano 3 kg di anidride carbonica nel caso in cui si lasci l'auto; e fino a 2 kg di anidride carbonica se si lascia la moto. Cosa possibilissima, visto che quasi il 50% delle distanze che si percorrono quotidianamente in città sono inferiori ai 2 km (il 30% dei tragitti urbani non supera il chilometro, il 18% è compreso fra 1 e 2 chilometri, il 27% fra 2 e 5 secondo il terzo Rapporto Isfort-Asstra sulla mobilità urbana in Italia, 2006) e il 90% è nel raggio dei 10 km.

Dunque la bici è il mezzo di trasporto più efficiente, veloce e pratico più dei mezzi a motore, spiega il delizioso opuscolo Enciclopedia di sopravvivenza metropolitana, realizzato "gratuitamente da ciclisti romani nel tempo libero guadagnato dall'uso quotidiano della bicicletta". Vedi anche la foto a corredo di questa rubrica: la nostra amica Mercedes che usa le due ruote anche come messaggio (con reazioni diversificate da parte degli automobilisti...).

Questa che inizia oggi è una settimana di occasioni ciclistiche! Nessun Giro d'Italia, ma piuttosto la Settimana europea della mobilità che si svolge dal 16 al 22 settembre. In vista della Conferenza di Copenaghen, la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea e l'European Cyclists' Federation organizzano il 20 settembre in tre capitali europee - Roma, Stoccolma e Budapest - eventi di promozione del trasporto in bicicletta. Pedalate di massa per chiedere interventi ai governi. L'evento di Roma è organizzato con la Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab).

Rivendicare i diritti dei pedoni e dei ciclisti in città

I pedoni pima di tutto devono essere decisi nell'esigere il rispetto dei marciapiedi e delle strisce. Quanto ai ciclisti, il sito della Fiab (http://www.fiab-onlus.it) è davvero una fonte imprescindibile per chi rivendica il piacere-dovere di pedalare e pretende in cambio un trattamento rispettoso, ma vuole anche offrire alla collettività (quella del suo luogo) suggerimenti per la diffusione di questo modo di muoversi. E' ricchissimo di strumenti: a) iniziative a cui ispirarsi e a cui partecipare, luogo per luogo, b) materiali utili nei rapporti con le istituzioni locali (ad esempio la recente scheda divulgativa Piste ciclabili urbane. Principali normativi e qualitativi per realizzare le più frequenti tipologie, c) esempi di promozione delle due ruote a pedali (i trasporti intermodali, ma anche le "bici blu" per dipendenti pubblici) in città e poi nei percorsi turistici, perfino transfrontalieri, d) come affrontare e risolvere i problemi e le domande di sempre: ma mi inquino di più? E se me la rubano? E non c'è rischio di incidenti?

Non ci si inquina di più perché si riesce a fare percorsi alternativi (ad esempio anche tagliando attraverso i parchi). Quanto ai furti, occorrono parcheggi adatti. A Trento ad esempio hanno aperto a pochi passi dalla stazione ferroviaria, a via Dogana, un deposito per bici anche per soste di lunga durata, protetto e attrezzato, che "nelle intenzioni di Comune, Provincia, Trentino Mobilità e Rfi, dovrebbe contribuire a sviluppare un sistema di interscambio che combina l'uso di più mezzi per gli spostamenti quotidiani casa-lavoro".

E quanto agli incidenti? Due interventi su tutti sono suggeriti. Il primo è lavorare sull'integrazione fra trasporto pubblico e biciclette; il secondo e forse più importante è quello della

moderazione del traffico. Quindi, tra gli interventi prioritari, le zone in cui non superare i 30 km orari devono essere regola e non l'eccezione, prioritarie anche rispetto alle piste ciclabili. A basse velocità di impatto la gravità si annulla. (E comunque, precisano i ciclisti, "il numero di anni di vita guadagnati come risultato dell'uso regolare della bicicletta è 20 volte maggiore degli anni perduti dai ciclisti negli incidenti stradali).

Quel che è certo è che una città a misura di bambini, bici e pedoni sarebbe molto più bella e buona.

 

 

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