[18/09/2009] News

Regole alla finanza, l'ipotesi Tobin tax piace sempre di pił agli europei

GROSSETO. I leader della Ue - riuniti ieri a Bruxelles per preparare l'appuntamento del G20 di Pittsburgh del 24 e 25 settembre prossimi - sembrano concordare sulle richieste da avanzare alle altre potenze mondiali. E sembrano decisi a mettere sotto pressione soprattutto gli Stati Uniti, tuttora restii a una riforma dell'architettura finanziaria internazionale che introduca troppe regole sui mercati
L'impegno del G20 - si legge nel documento finale - deve essere non solo quello di archiviare definitivamente l'era dei superbonus dei manager bancari, ma anche quello di mettere in campo misure di forte contrasto alla speculazione internazionale. Oltre a quello di un rafforzamento della vigilanza finanziaria a tutti i livelli.

A questo proposito sembra riemergere l'idea di introdurre la Tobin tax, una tassa sulle transazioni finanziarie da utilizzare per finanziare la lotta alla fame nel mondo, ma anche il risanamento dei conti pubblici deteriorati dalla crisi. A rilanciarla è stata ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha proposto, qualora vi fosse accordo tra i 27, di presentare questa ipotesi al G20.

La Tobin tax riprende quota quindi, dopo che anche il rieletto presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, si era detto favorevole a una sua introduzione anche se, ha sottolineato ieri, dovrebbe essere applicata «a livello mondiale, per non compromettere la competitività dell'Europa».
Favorevoli anche il premier austriaco Werner Fayman e il ministro degli esteri francesi Bernard Koucher, che l'ha sostenuta in maniera convinta affermando di avere l'appoggio pieno del presidente Nicolas Sarkozy. Una tale misura, secondo Kouchner, avrebbe un effetto ‘moralizzatore' sui mercati e consentirebbe di raccogliere le risorse finanziarie necessarie - si parla di 20 miliardi di euro - per affrontare efficacemente il problema della fame nel mondo.

Ma non tutti gli Stati membri dell'Ue sembrano essere d'accordo, a partire dalla Svezia che detiene la presidenza di turno della Ue, secondo il quale la tassa «non è parte del linguaggio condiviso» e che l'idea quindi di portarla al G20 <>. Meglio insistere sui bonus, la trasparenza e la vigilanza.

Idea questa che sembra essere condivisa anche dal nostro premier Silvio Berlusconi che non ha espresso pareri sulla Tobin tax ma ha affermato che «c'é un accordo consolidato tra tutti i capi di Stato e di governo della Ue affinché i Paesi europei che siederanno al G20 esprimano una posizione comune di tutti i Paesi dell'Unione» e ha spiegato che per l'Italia la parte fondamentale del documento dei 27 è quella in cui si chiede un'azione più decisa nel contrastare la speculazione.
«E' una parte che va rafforzata- ha detto il premier-perché se quello del tetto ai bonus è un punto importante, quello della speculazione vale cento volte di più, visto che la variabilità dei prezzi delle materie prime , delle risorse energetiche e dei prodotti alimentari determina tragedie come, ad esempio, la fame in Africa».

Quindi, verrebbe da dire, cosa di meglio che una tassa sulle transazioni finanziarie?
Niente di fatto quindi per una proposta al G20, ma l'idea dell'introduzione della Tobin tax continua a fare proseliti.

Oggi l'appoggio arriva dal commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia che definisce la tassa da applicare su tutte le transazioni finanziarie internazionali per aiutare i paesi poveri, un'eccellente idea su cui però occorre ancora lavorare per renderla realizzabile.

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