[22/09/2009] News

Alleanza dei piccoli Stati insulari: «Per salvarsi solo 1,5 gradi in pił e 350 ppm di CO2»

LIVORNO. L'Alliance of Small Island States (Aosis) ha adottato una dichiarazione che chiede un nuovo patto sul clima che assicuri che l'aumento del riscaldamento globale sia mantenuto al di sotto degli 1,5 gradi. Meno dei 2 gradi in più che rappresentano l'obiettivo che va per la maggiore nei Climate change talks in preparazione del summit internazionale di Copenhagen e assunto come obiettivo a lungo termine dalla riunione del G8 di luglio a L'Aquila.

La "dichiarazione dell'Aosis sul cambiamento climatico" è stata adottata alla vigilia del summit di alto livello sul clima che inizia oggi all'Onu a New York. Nell'Aosis Climate Change Summit i 42 membri dell'Alliance of Small Island States hanno chiesto  che al summit di Copenhagen si fissi anche un limite di concentrazione di CO2 in atmosfera di 350 parti per milione (ppm).

«E' giunto il momento di agire  - ha detto il primo ministro di Grenada e presidente dell'Aosis, Tilman Thomas, presentando il documento - Non rimane più tempo per l'inazione perché la nostra sopravvivenza dipende da 1,5 gradi Celsius».

L'Aosis ha ricordato i risultati di un recente studio dimostrano che con 3 gradi in più si avrebbe lo scioglimento di una gran parte della calotta glaciale della Groenlandia e dell'Antartico occidentale, con il conseguente innalzamento del livello del mare da 1 a 2 metri entro la fine del secolo. Una vera e propria condanna a morte per annegamento di diverse piccole isole. Intanto, le previsioni sono che le Tuvalu, un arcipelago-Stato dell'Oceania, saranno inabitabili già entro il 2050.

In una recente intervista presidente dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), Rajendra Pachauri, ha sostenuto apertamente la posizione dell'Aosis: «Ciò che sta accadendo, e ciò che è probabile che accada, mi convince che il mondo deve essere davvero ambizioso e determinato a passare ad un target di 350 ppm».

Anche Nicholas Stern, il famoso economista ed esperto di cambiamenti climatici britannico, ha recentemente dichiarato che «Per fermare l'aumento del flusso delle emissioni a breve termine e quindi avviare il declino dei flussi di emissioni annuali bisogna portarli indietro ad una concentrazione di CO2 di 350 ppm». Le tesi dell'Aosis sono condivise anche dal World Council of Churches che ha aderito alla richiesta di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

«Le stime dell'Ipcc sono ormai di due anni fa - dice Dessima Williams, ambasciatrice dell'Aosis ai negoziati sul clima - I dati scientifici più recenti dimostrano che siamo sulla buona strada perché il livello del mare aumenti di almeno uno e forse due metri entro la fine del secolo. Il che sarebbe un disastro per alcune delle nostre isole, anche con la loro scomparsa. Se la scienza si sta muovendo, altrettanto devono fare anche i leader mondiali». 

Alle richieste dell'Aosis hanno aderito di quest'anno una parte del gruppo dei Paesi meno sviluppati, costituendo un blocco di circa  80 Stati che chiedono che l'aumento della temperatura globale sia mantenuta sotto gli 1,5 gradi per limitare gli effetti devastanti del cambiamento climatico previsti nei Paesi più vulnerabili del mondo.

Aosis sottolinea che «Gravi effetti negativi si stanno già facendo sentire negli Stati insulari con l'attuale riscaldamento di 0,8 gradi, quali erosione costiera, inondazioni, sbiancamento dei coralli e più frequenti ed intensi eventi meteorologici estremi».

Intervenendo alla conferenza dell'Aosis, il segretario esecutivo della Convenzione quadro dell'Onu sul cambiamento climatico (Unfccc) Yvo de Boer, ha detto che «Il summit di Copenhagen verrà considerato un successo se risponderà ai principali obiettivi, tra i quali quelli sul limite delle emissioni di gas serra entro il 2020».

Secondo i piccoli Stati insulari, messi tutti insieme gli impegni presi fino ad ora dai vari Stati del mondo  corrispondono a solo un terzo del 45% di riduzione delle emissioni che sarebbe necessaria entro il 2020, per contenere il riscaldamento globale ed evitare le perdite economiche derivanti dal global warming che ormai sono stimate in 125 miliardi di dollari all'anno.

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