[25/09/2009] News

Commissione e presidenza svedese dell’Ue: a Bangkok bisogna fare passi avanti decisivi per Copenhagen

BRUXELLES. Oggi la presidenza  svedese dell'Ue e la Commissione europea hanno invitato i negoziatori internazionali a fare passi avanti decisivi per adottare un accordo globale ambizioso sui cambiamenti climatici, nella riunione di Bangkok che inizierà il 28 settembre. I Climate change talks di  Bangkok sono la penultima sessione preparatoria prima della conferenza Onu sul clima di  Copenaghen a dicembre.

Il commissario Ue all'ambiente, Stavros Dimas, ha sottolineato che  «L'Unione europea ha definito un programma esaustivo per concludere l'accordo globale ambizioso che sarà necessario per evitare che i cambiamenti climatici raggiungano livelli pericolosi. Ora, dopo due anni di dibattiti, è giunto il momento che tutte le Parti si decidano ad impegnarsi pienamente per preparare il terreno in vista delle decisioni che dovranno essere prese a Copenaghen. A Bangkok sarà dunque necessario fare dei progressi decisivi. Di recente la Commissione europea ha presentato proposte sul tema dei finanziamenti, un elemento centrale dei negoziati. Mi rivolgo ora ai nostri partner nei paesi industrializzati e in via di sviluppo, certo che sapranno imprimere maggiore urgenza e ambizione alle proposte avanzate».

Deciso anche il ministro dell'ambiente del governo di centrodestra svedese, Andreas Carlgren (Nella foto), «L'Ue  accoglie positivamente qualsiasi passo avanti, ad esempio la decisione del nuovo governo giapponese di incrementare sensibilmente l'obiettivo di riduzione delle emissioni del paese. Le incoraggianti dichiarazioni pubbliche che le maggiori economie emergenti hanno reso di recente sull'intenzione di contenere la crescita delle emissioni devono ora tradursi in azioni concrete ed essere oggetto di negoziato. I messaggi provenienti dai vertici delle Nazioni Unite e del G20 devono avere ripercussioni e trovare un riscontro a Bangkok. Noi leader politici intendiamo raggiungere un accordo e i negoziatori dovranno concentrarsi sugli elementi sostanziali ed essenziali».

Nonostante le ritrosie e le ambiguità di Paesi come l'Italia e dei nuovi entrati nell'Ue dell'Europa orientale, la Commissione europea e la dinamica presidenza di turno svedese puntano decisamente alla sottoscrizione a Copenhagen «di un patto ambizioso e di ampia portata per evitare che il surriscaldamento planetario raggiunga i livelli pericolosi prospettati dalla comunità scientifica, vale a dire un aumento della temperatura di oltre 2 gradi centigradi rispetto alla situazione preindustriale» ed evidenziano quel che ha detto anche il nostro ministro dell'ambienta Stefania Prestigiacomo al summit mondiale sul clima tenutosi nei giorni scorsi all'Onu: «I dati scientifici rivelano che, per rimanere entro questa soglia, i paesi industrializzati dovranno ridurre le proprie emissioni di gas serra del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, mentre entro lo stesso anno i paesi in via di sviluppo si vedranno costretti a limitare la rapida crescita delle proprie emissioni a circa il 15-30% rispetto alla situazione attuale».

E' già più di quanto l'Ue (con l'opposizione poi rientrata dell'Italia e del blocco dell'est) si era impegnata unilateralmente con un taglio delle proprie emissioni di almeno il 20% rispetto al 1990 entro il 2020 che sta tentando di realizzare con l'applicazione del pacchetto Clima- energia 20-20-20.

Probabilmente il nuovo clima che si respira, nonostante i mugugni italiani, con l'elezione di Obama e la vittoria dei democratici in Giappone, porterà l'Ue a riproporre con forza a Bagkok la sua disponibilità a tagliare le emissioni fino al 30% se altri Paesi industrializzati accetteranno riduzioni simili e se quelli emergenti daranno un maggiore contributo all'accordo come sembrerebbe voler fare la Cina.

Il 10  settembre scorso la Commissione Ue  ha presentato una proposta per aumentare i finanziamenti internazionali per le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo ed entro la fine di ottobre il Consiglio europeo dovrebbe decidere se accettare la proposta.

L'Ue lamenta gli scarsi risultati ottenuti dalle le tre sessioni ufficiali di negoziato del 2009 e che «La sessione informale di Bonn dello scorso mese si è conclusa con la presentazione di un documento di negoziato di oltre 250 pagine, scarsamente strutturato e incompleto. Se si vorrà concludere un accordo a Copenaghen, a Bangkok sarà necessario semplificare drasticamente questa bozza e avanzare più rapidamente. Occorrerà inoltre rendere più efficace l'intero processo negoziale, ad esempio costituendo piccoli gruppi paralleli in cui condurre i negoziati piuttosto che organizzare sessioni plenarie di grandi dimensioni. L'obiettivo prioritario dovrebbe essere quello di approvare alcuni elementi fondamentali dell'accordo di Copenaghen e procedere su questi».

Per l'Unione europea gli elementi essenziali per un accordo a Copenhagen sono:

«riduzioni vincolanti delle emissioni per tutti i paesi industrializzati sulla base di impegni comparabili; interventi adeguati dei paesi in via di sviluppo per contenere le proprie emissioni; istituzione di un quadro d'azione sull'adattamento ai cambiamenti climatici; interventi volti a ridurre la deforestazione e il degrado forestale e a promuovere una gestione sostenibile delle foreste nelle regioni tropicali; aggiornamento delle regole di contabilizzazione per le variazioni nelle emissioni dovute all'utilizzo del suolo, ai cambiamenti di tale utilizzo e alla silvicoltura; espansione del mercato internazionale del carbonio per creare il sostegno finanziario necessario per i paesi in via di sviluppo e promuovere un abbattimento delle emissioni economicamente efficace; garanzia di un finanziamento pubblico internazionale ai paesi in via di sviluppo in grado di integrare il contributo del mercato del carbonio e gli investimenti nazionali; approvazione di un pacchetto esauriente di misure in materia di cooperazione e finanziamenti in campo tecnologico per accelerare lo sviluppo di un'economia mondiale a basse emissioni di carbonio».

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