[29/09/2009] News

Il paradosso dell'Italia: c'č "troppa" energia da fonti rinnovabili e la rete elettrica non basta pių

GROSSETO. All'Energy summit, una tre giorni dedicata ai temi energetici organizzata a Milano dal sole 24 ore, è stata presentata un'indagine in cui emerge che i cittadini italiani sarebbero disponibili a pagare anche un 20% in più sulla bolletta elettrica se avessero la garanzia che l'energia che acquistano deriva da fonti rinnovabili.

Un dato che incoraggia verso questa scelta di produzione energetica che deve fare i conti però con il problema della interconnessione alle reti elettriche, che rischia di frenare lo sviluppo di nuovi impianti rinnovabili. Tutti gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili godono della priorità di dispacciamento e devono essere obbligatoriamente connessi alla rete elettrica più vicina all'impianto.

Le modalità con cui questo deve avvenire sono contenute in una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (la 99/2008), in cui sono state introdotte regole comuni con l'obiettivo di avere omogeneità sul panorama nazionale e introdurre tempi e costi certi per consentire il collegamento di nuovi impianti.

Ma ancora si riscontrano problemi sia per quanto riguarda piccoli impianti, quelli che possono accedere alle tariffe incentivanti del conto energia, sia per quanto riguarda i grandi impianti industriali.

Le immissioni di nuova potenza devono essere valutate alla luce della capacità della rete su cui deve avvenire la connessione e, come appare evidente, le condizioni della rete elettrica nazionale non sono sempre ottimali, a causa della loro vetustà e scarsità di capienza. Tanto che Terna sottolinea che le domande di allacciamento tuttora in giacenza ammontano a circa 97mila megawatt.

Il problema - a detta di Terna - sta nella lungaggine burocratica relativa all'autorizzazione alle nuove line, che vengono inserite in un piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale che l'azienda deve presentare ogni anno e che deve sottostare all'approvazione da parte del ministero dello Sviluppo, che avviene dal 2008 dopo aver superato la valutazione ambientale strategica.
E si sa i tempi burocarici non sono mai quelli stabiliti nelle norme, tanto che Terna ha dovuto presentare il piano per il 2009 prima ancora che quello del 2008 avesse avuto l'approvazione.

«Il Piano di sviluppo 2009- si legge nella prefazione dello stesso - conferma la struttura della precedente edizione, proponendo due sezioni: la prima ripercorre idealmente il processo decisionale che ha portato alla definizione di nuovi interventi di sviluppo sulla base di analisi dettagliate sullo stato della rete come risulta dall'andamento negli ultimi 12 mesi; la seconda descrive interventi già proposti nei precedenti Piani per i quali viene riconfermata la necessità e illustrato lo stato d'avanzamento».

Per la redazione del piano, Terna tiene in considerazione il trend di domanda (cioè i consumi) e quello di offerta (cioè la generazione).
E mentre riguardo al primo trend si continua a delineare un contenimento dei consumi, sul fronte della generazione il trend è invece di netta crescita.

«In linea con l'andamento dei precedenti anni- si legge sul piano di Terna- si registrano domande per la connessione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, prevalentemente eolico, per più di 50.000 MW; su quest'ultimo punto si rileva come la localizzazione di nuova capacità di produzione, in assenza di un piano nazionale che ne regoli lo sviluppo, potrebbe rendere necessario prevedere investimenti sulla rete di trasmissione in misura maggiore rispetto a quanto già previsto. D'altra parte i lunghi tempi necessari alla autorizzazione e realizzazione di nuove linee elettriche di trasmissione rendono necessario prevedere in anticipo le possibili congestioni e definire proposte di sviluppo più robuste e flessibili».

Terna ha per questo già presentato progetti per la realizzazione di nuove linee di alta tensione che- come ha descritto il presidente Cattaneo nel corso dell'audizione al Senato in merito all'indagine conoscitiva sulla dinamica dei prezzi della filiera dei prodotti petroliferi, e sulle ricadute dei costi dell'energia elettrica e del gas sui redditi delle famiglie e sulla competitività delle imprese- «comporteranno investimenti quattro volte superiori rispetto a quelli degli anni precedenti, per migliorare l'efficienza complessiva della rete di distribuzione».

Nella stessa audizione Cattaneo evidenzia anche «i problemi dovuti alle lungaggini amministrative per l'ottenimento delle autorizzazioni».

Che secondo Terna derivano «dalla revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, che ha previsto per il settore energetico un regime di competenza concorrente fra lo Stato e le Regioni,  che sta creando agli operatori non poche incertezze e difficoltà nella gestione delle procedure riguardanti le infrastrutture energetiche, con conseguenti blocchi e ritardi nelle autorizzazioni».

Un problema che si riflette particolarmente sul comparto dei piccoli impianti di energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, per poter accedere alla tariffa incentivante prevista dal conto energia. Questa infatti è riconosciuta per quella energia prodotta dall'impianto che viene immessa in rete e quindi è di fondamentale importanza riuscire a garantirsi la possibilità di immettere in rete l'intera capacità produttiva dell'impianto, così da poter percepire integralmente la tariffa agevolata, oltre al fatto che solamente l'energia immessa in rete, tolta la quota di autoconsumo, può essere venduta liberamente dal produttore.  

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