[29/09/2009] News

Il mondo nel 2025: transizione socio-ecologica per affrontare la scarsità di risorse

BRUXELLES. Dopo un anno di lavoro la direzione generale per la ricerca della Commissione europea (Dg -Rtd ) ha presentato nei giorni scorsi il rapporto "The world in 2025 - Rising Asia and socio-ecological transition" (Il mondo nel 2025 - L'ascesa al potere dell'Asia e la transizione socio-ecologica), una pubblicazione che parla del nostro futuro prossimo, che sta arrivando ad una velocità scarsamente percepita dalla vecchia Europa.

Presentando il rapporto, il capo della Dg -Rtd, José Manuel Silva Rodriguez, ha detto che «Volgere lo sguardo contemporaneamente al passato e al futuro per cercare di capire come andare avanti nel presente rappresenta una grande sfida. Spostandoci verso un nuovo modello di sviluppo socioeconomico, dobbiamo tenere presenti i bisogni di otto miliardi di persone nel 2025. E credo che se vogliamo riuscirci, è necessario un notevole impegno».

La pubblicazione della Dg -Rtd si apre con un avvertimento di Niels Bohr: «La previsione è molto difficile, soprattutto per il futuro» ed un monito di Daniel Innerarity: «Quando i contesti dell'azione si estendono nello spazio al punto di colpire degli uomini all'altro capo del mondo, e nel tempo, al punto di condizionare il futuro prossimo e remoto dell'umanità, allora è chiaro che la maggior parte dei nostri concetti e delle nostre pratiche devono essere profondamente rivisti».

Infatti, su The world in 2025 si legge: «Affrontare le sfide dell'immediato futuro potrebbe significare l'adozione di nuovi modelli di produzione e di consumo, nuove dinamiche rurali-urbane e nuovi equilibri di genere e intergenerazionali (....) Nel giro di 16 anni, la popolazione mondiale raggiungerà gli 8 miliardi. Il 97% della crescita della popolazione mondiale avverrà nei paesi in via di sviluppo, lasciando all'Unione europea meno del 7% della popolazione.

L'aumento della popolazione potrebbe condurre ad una scarsità delle risorse naturali e un maggiore impatto sull'ambiente. Questo potrebbe scatenare delle tensioni e dei cambiamenti nei modelli di produzione e di consumo, e spostamenti nei modelli di produzione/consumo e delle risorse naturali».

Lo scenario disegna nuovi ed inevitabili equilibri, spinti dalla crescita demografica, dall'aumento della classe media nei Paesi in via di sviluppo (con più ineguaglianza e ingiustizia sociale...) «Il centro di gravità della produzione mondiale si sposterà in Asia. Il gruppo composto da Cina-India-Corea varrà quanto l'Unione europea. Aggiungendo Giappone,Thailandia, Taiwan, Indonesia ..., la quota dell'Asia raggiungerebbe nel 2025 oltre il 30% del Pil mondiale e supererebbe quella dell'Ue stimata a poco più del 20%. Prima del 2025 la Cina sarà la seconda potenza economica e l'India la seste potenza economica del mondo, davanti all'Italia e dietro la Francia».

L'Asia è presa come paradigma per parlare del ruolo declinante dell'Europa, ma anche degli Usa, con lo spostamento dell'economia (e del benessere) ad oriente. Americani ed europei potrebbero perdere rapidamente il loro vantaggio scientifico-tecnologico: da sola la Cina nel 2025 sarebbe in grado di realizzare circa il 20% della ricerca e sviluppo (R&S) mondiale, cioè il doppio di oggi.

Però il rapporto sottolinea che «Mentre numerosi avanzamenti scientifici e tecnologici creeranno delle controversie nella società, l'Europa, essendo ricca di dibattiti e di esperienze di governance partecipativa, ha i mezzi adatti per gestirle e coinvolgere la società civile nella ricerca. L'accesso globale alla conoscenza, però, insieme allo sviluppo di norme congiunte globali e la diffusione rapida a livello mondiale di nuove tecnologie, avranno un enorme impatto sul futuro benessere dell'Europa».

Secondo un esperto portoghese del gruppo di studio, Joao Caraca, della Fundacao Calouste, «l'Europa ha bisogno di una buona politica per riuscire a mantenere la sua posizione tradizionalmente forte nello sviluppo di innovazione d'avanguardia che non sia semplicemente basata sull'applicazione di miglioramenti alla tecnologia esistente. Non si può veramente inventare qualcosa di nuovo per cui non c'è mercato, senza avere a disposizione un'altra struttura. Occorrono forti politiche pubbliche».

Di fronte a questo futuro che ci sta rapidamente arrivando addosso, gli esperti dell'Unione europea cercano di individuare le principali tendenze, tensioni e transizioni, avanzando proposte di strategie che potrebbero servire a governi e decisori politici a prendere decisioni informate., perché «L'antagonismo per le risorse naturali e gli spostamenti del benessere, della produzione industriale e della popolazione potrebbero causare tensioni legate alle risorse naturali (prodotti alimentari, energia, acqua e minerali), alla migrazione e all'urbanizzazione». Sono però convinti che dal magma ribollente della crescita della popolazione del sud del pianeta e dalla scarsità delle risorse «nascerà un nuovo modello di produzione e consumo "socio-economico". Le nuove tecnologie (fonti di energia rinnovabile, cattura e stoccaggio del CO2, energia nucleare e celle a combustibile e idrogeno), nonché i cambiamenti del comportamento sociale, sostenuti da incentivi economici, contribuiranno alla riduzione del consumo di energia (migliore isolamento termico delle case, sostituzione di automobili inquinanti con modelli più ecocompatibili, uso aumentato del trasporto pubblico)».

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