[02/10/2009] News

Amianto, l'ispesl denuncia: in Italia ancora 27mila siti da bonificare

GROSSETO. Piovono pietre dalla conferenza mondiale sull'amianto. Sono già infatti arrivati a 4.000 le morti ogni anno in Italia per cause legate all'esposizione di amianto «ma le vittime aumenteranno in maniera esponenziale- ha detto il commissario straordinario dell'Ispesl, Antonio Moccaldi, in apertura dei lavori e ha aggiunto che -il picco massimo di vittime si registrerà nel 2015 -2018- mentre l'età media della diagnosi è intorno ai 68 anni».

Il tempo medio che passa tra l'esposizione a questo minerale, che sino al 1992 veniva usato in una innumerevole tipologia di applicazioni, e la manifestazione della malattia tumorale è infatti di almeno 40 anni e quindi l'Ispels si aspetta di vedere crescere il numero dei soggetti che si ammaleranno.

«Intendiamo sollecitare interventi di bonifica e di prevenzione per la sicurezza e la salute dei lavoratori e degli ambienti di vita - ha dichiarato Federica Paglietti, ricercatrice Ispesl - in quanto sono presenti in Italia più di 27mila siti contaminati da amianto».

Una cifra che deriva dal censimento svolto dalle regioni, che l'Ispels ha coordinato, e che secondo l'istituto rappresenta solo un terzo delle aree a rischio presenti in Italia. A seguito della legge 93 del 2001 le regioni italiane sono infatti state chiamate a censire i siti a rischio presenti sul loro territorio, così da fare una mappatura nazionale.

Oltre ai 27.700 siti censiti tra edifici pubblici e privati contaminati da amianto, la ricerca ha riguardato anche l'individuazione delle discariche abusive; per questa seconda analisi però i dati non sono completi perché la Sicilia, la Calabria, il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta non hanno fornito nessuna risposta.

Ma intanto la bonifica potrebbe partire dai siti conosciuti, così da ridurre significativamente il rischio di dover conteggiare i morti per esposizione ormai non più di tipo occupazionale ma ambientale.

Su questo è chiara la denuncia dell'Ispesl che rileva una scarsa collaborazione da parte del governo e degli enti locali e una cronica mancanza dei fondi necessari per poter avviare un efficace programma di bonifica delle aree contaminate, a partire proprio da quelle dove c'è stato uno smaltimento non controllato e che quindi possono determinare una contaminazione ambientale. La cifra che è stata stanziata sino ad oggi è di circa 50 milioni di euro, destinati però solo ai 9 siti inseriti nella lista d'interesse nazionale, per la bonifica dei quali si prevede ci vogliano almeno dieci anni.

E va sottolineato che oltre alla mancanza dei fondi necessari alle bonifiche ancora non esiste una pianificazione dei siti dove smaltire i materiali di risulta dopo la loro rimozione. Nonostante il termine temporale del 2015, entro il quale l'amianto rinvenuto nell'ambiente dovrà essere totalmente rimosso, sia sempre più vicino.

 

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