[05/10/2009] News

Disastri annunciati e ruolo delle istituzioni, dei bacini e dei parchi per un nuovo governo del territorio

PISA. Il nuovo disastro annunciato avvenuto in Sicilia ha riproposto per l'ennesima volta il tema drammatico di come governare oggi il territorio. Sul piano nazionale, innanzitutto, come ha saggiamente ricordato il presidente della Repubblica. Ma anche nelle regioni e nelle realtà locali che spesso si mostrano non meno dello stato incapaci di far fronte adeguatamente ai rischi.

Ciò è doveroso dinanzi ad una tragedia come quella messinese non lo è di meno nel momento in cui le istituzioni a partire dagli enti locali - come abbiamo visto qualche giorno fa a Firenze nel congresso regionale dell'Anci e subito dopo a Viareggio nell'appuntamento nazionale della Legautonomie (che proseguirà nei prossimi giorni a Torino nel congresso nazionale dell'ANCI e poco dopo in quello dell'UPI) ed anche nel convegno nazionale previsto per il 30 ottobre a Pisa da Legautonomie  - dibattono sui temi dello sviluppo sostenibile e del governo del territorio, ossia proprio sui temi riproposti così drammaticamente dalla cronaca.

Federalismo, nuovo codice delle autonomie cosa significheranno a questo riguardo? Con i tagli alle risorse che hanno penalizzato pesantemente comuni, province e regioni ma anche i bacini e i parchi è sicuramente piovuto sul bagnato riducendo i margini di intervento proprio per la sicurezza idrogeologica, la tutela dell'ambiente che a sua volta ha favorito le cementificazioni e il condonismo. Vittorio Emiliani che nel recente passato non ha risparmiato critiche anche agli enti locali toscani, ha scritto su l'Unità che c'è bisogno di ‘tornare ad investire seriamente, costantemente nel restauro strutturale come si era cominciato a fare dopo le buone leggi sui piani paesaggistici (1985), sulle autorità di bacino e sulla difesa del suolo (1989), sui parchi di ogni livello (1991).

Va aggiunto, però, che proprio quelle leggi negli ultimi anni sono state tutte più o meno manomesse o apertamente sabotate o platealmente ignorate. E ciò è avvenuto senza che le risposte politiche, istituzionali e culturali siano state sia sul piano nazionale che regionale e locale pari alle necessità. Certo, le responsabilità per quanto è accaduto non sono equamente ripartibili nella stessa misura, ma pochi hanno del tutto le carte in regola.

E se Matteoli non trova di meglio dinanzi al nuovo disastro che rilanciare il ponte sullo Stretto dopo che con il nuovo codice ambientale ha azzoppato la legge 183, altri non si possono accontentare del piano casa quasi che l'edilizia sia davvero l'anima del negozio e ignorando che anche la legge sui parchi -tanto per fare un altro esempio troppo dimenticato- è stata parimenti azzoppata. Se tra tante chiacchere sul federalismo l'unica cosa chiara al momento resta un ritorno allarmante ad un centralismo arrogante e sbrindellato, non c'è da farsi davvero illusioni sul futuro e ci sarà poco da lamentarsi dinanzi a nuovi disastri annunciati.

Quei tanti piccoli e meno piccoli interventi che potrebbero e dovrebbero essere subito cantierizzati come è stato detto a Viareggio - se hanno a che fare anche con queste esigenze di messa in sicurezza del suolo, dei nostri fiumi, dei nostri boschi, delle nostre scuole - franano vanno nella direzione giusta.

Devono farlo comuni e province ma anche ovviamente le regioni che in più d'un caso però cincischiano e traccheggiano, ad esempio in Toscana, sulla nuova legge sui parchi. Difficile capirne le ragioni in una regione dove i parchi la loro parte l'hanno fatta bene e la stanno facendo ancora piuttosto bene nonostante i sabotaggi nazionali ma anche queste incomprensibili esitazioni regionali.

Qualcuno ha fatto qualche conto di cosa significa e non solo in termini di tutela ambientale ma anche di opportunità di lavoro spesso molto qualificato avere drasticamente tagliato risorse soprattutto ai parchi nazionali e alle aree protette marine o i bacini idrografici ridisegnati spesso nella maniera più cervellotica? E' di pochi giorni fa la notizia che il turismo ha registra i risultati migliori proprio nei territori protetti. D'altronde -anche questa è notizia recentissima- se negli USA si sta rilanciando i parchi come modello nientemeno della democrazia americana, ci sarà pure una ragione.

Torna all'archivio