[06/10/2009] News

Paradossi d'Italia: Messina? Era già tutto previsto, ma ora facciamo il Ponte e Marcegaglia dice no!

GROSSETO. Alle prime parole dei sopravvissuti della frana, che ha travolto portandosi dietro fango e costruzioni lungo le fiumare delle frazioni di Messina, che parlavano di disastro annunciato si sono, ora dopo ora, aggiunte quelle di politici, amministratori, tecnici che ripropongono lo stesso refrain: si sapeva, la strage si poteva evitare. Lo confermano i rapporti che dopo l'alluvione di due anni, passata senza vittime, i tecnici della protezione civile avevano presentato alla procura : «La causa scatenante le forti alluvioni è stata certamente l'elevata intensità di eventi meteorici, ma non può non essere presa in considerazione la leggerezza di alcune scelte territoriali, che si sono rilevate determinanti negli effetti provocati dal dissesto idrogeologico. Scelte che hanno fatto sì che il degrado dei corsi idrici del messinese diventasse un fenomeno ormai generalizzato e diffuso capace di provocare un vero e proprio disastro».

Quello che sconcerta allora è il fatto che gli stessi artefici e in qualche modo responsabili di questo disastro annunciato, scarichino adesso le responsabilità l'un l'altro, come se nel frattempo fossero stati da qualche altra parte a fare altro, anziché gli amministratori.

Il sindaco dei Messina, Giuseppe Buzzanca, che ricorda di essere da soli 15 mesi a capo dell'amministrazione comunale, e dimentica che per dieci anni ha ricoperto la poltrona di presidente della provincia.

Il governatore della regione Raffaele Lombardo che parla adesso di crimini per demolizioni mancate («C'è un clientelismo che rispetto alle demolizioni mancate può portare a eventi drammatici e a crimini che hanno ucciso 24 persone. Non si può che parlare di crimini in questi casi») e che è il primo firmatario di una proposta di legge per  il piano casa (adesso velocemente ritirata) che prevede l'aumento dei volumi sino al 90%.

Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che lamenta il ricorso ai condoni edilizi e i tagli ai fondi per la difesa del suolo, essendo in entrambi i casi seduta al consiglio dei ministri che li ha permessi.

Sino ad arrivare al premier Silvio Berlusconi che candidamente ammette che «era stato previsto con anticipo: tutto era stato previsto, era stato previsto che si sarebbero verificato delle situazioni in queste zone. Avevamo dato avviso per tempo» scaricando la responsabilità su chi non ha agito di conseguenza.

Affermazioni che in un paese normale sarebbero seguite da immediate dimissioni da parte dei responsabili a tutti i livelli.

Ma non siamo in un paese normale, tanto che nonostante vi siano ancora dispersi sotto il fango e le macerie, si afferma senza pudore che, nonostante si conosca la situazione di gravità che affligge non solo la Sicilia ma tutto il territorio italiano, non ci sono soldi per metterlo in sicurezza, mentre non mancano a quanto pare per mandare avanti opere faraoniche come il ponte sullo Stretto.

Lo ha affermato il  ministro delle Infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, intervenendo stamani alla trasmissione Radio Anch'io, su Radiouno. «Conosco abbastanza bene il problema dell'assetto idrogeologico del nostro Paese. - ha detto Matteoli - Per metterlo in sicurezza ci vogliono 35 miliardi, ma non ce li abbiamo» che ha assicurato che però il ponte sullo Stretto si farà, asserendo che se  le opere collaterali alla realizzazione del ponte vero e proprio fossero già avviate , con le «migliorie al territorio previste» forse «il disastro sarebbe stato inferiore».

Quindi per la messa in sicurezza del territorio i soldi non ci sono per il ponte sì.

Una risposta chiara anche verso le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che sabato aveva sollecitato «un piano serio che investa, piuttosto che su opere faraoniche, sulla garanzia e sicurezza» rilevando come vi sia «una situazione di diffuso disseto idrogeologico in parte causato dall'abusivismo a Messina e in molte altre parti d'Italia». Il ministro Matteoli ha detto di «non sapere se l'allusione fosse al ponte sullo Stretto di Messina. Io non mi permetto di polemizzare col capo dello Stato, però voglio chiedere: cosa c'entra il ponte di Messina?».

Già cosa c'entra il ponte sullo stretto di Messina? C'entra per il fatto che se anche non saranno sufficienti a mettere in sicurezza le due regioni che verrebbero unite grazie alla campata unica, il miliardo e 300 milioni che già ha stanziato lo Stato per quell'opera, potrebbero almeno dare fiato alle zone più a rischio.

«Di vero e concreto per la realizzazione di questa inutile e faraonica opera - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza-ci sono solo i finanziamenti pubblici di 1, 3 miliardi di euro stanziati dal Cipe questa estate: fondi che andrebbero subito spostati per le necessarie opere di messa in sicurezza delle due aree dello Stretto. La tragedia di Messina dovrebbe far riflettere anche il ministro Matteoli».

Così come altre risorse dello Stato destinate ad opere infrastrutturali, considerate prioritarie, potrebbero andare a costituire un fondo per mettere mano a quella che si palesa davvero come la vera priorità del paese: la messa in sicurezza del territorio.

Forse non si arriverà ai 35 miliardi ritenuti necessari da Matteoli, o ai 25 richiesti da Guido Bertolaso (considerati una «provocazione» da Berlusconi) ma senza dubbio saranno meno dello zero in cassa che ha confermato il ministro Stefania  Prestigiacomo per il 2010.

Tra l'altro il fatto che il ponte sullo stretto di Messina rimanga una priorità pare sostenerlo ormai solo il ministro Matteoli dato che anche da Confindustria arriva un cambiamento di marcia: «secondo noi non è la priorità» ha dichiarato la presidente Emma Marcegaglia.

«Abbiamo bisogno prima di tutto di mettere in sicurezza il territorio - ha osservato la Marcegaglia a margine dell'Assemblea annuale degli industriali di Pavia -perchè ci sono continui casi ambientali molto problematici, ma occorrono anche piccole opere» considerate «necessarie per dare più efficienza al sistema infrastrutturale e logistico italiano».

Una posizione che per il momento collima con il sondaggio che sta facendo radio 24 se il ponte sullo stretto sia un'opera necessaria: il risultato è no, per l'80% di quelli che hanno risposto.

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