[08/10/2009] News

I business leader ai senatori Usa: «Così restiamo fuori dalla nuova rivoluzione industriale e la Cina ci supera»

LIVORNO. Ieri a Washington circa 150 business leader, molti dei quali operano nel settore delle energie rinnovabili, sono stati ricevuti alla Casa Bianca e poi si sono recati al  Congresso per sostenere l'approvazione del disegno di legge sul clima in Senato. Alla Casa Bianca i business man Usa erano stati ricevuti dal segretario per l'energia Steven Chu e da quello al commercio Gary Locke.  Chu ha detto che la necessità di una transizione dai combustibili fossili ad altri tipi di energia è riconosciuta da altri Paesi, compresa la Cina che «Sta superando gli Stati Uniti nel settore della produzione manifatturiera high-tech e nel campo delle tecnologie energetiche pulite grazie a investimenti enormi. Se il Congresso non agisce sui cambiamenti climatici perderemo l'opportunità di guidare questa prossima rivoluzione industriale». Chu ha poi invitato i dirigenti delle industrie a  convincere quei senatori che sono in bilico che vale la pena approvare la nuova legge.

Per discutere di energia pulita e cambiamento climatico i business leader hanno incontrato anche Carol Browner, che insieme a Jonh Kerry ha preparato la proposta climatica dei democratici in discussione al Senato e che sta limandola per accogliere le proposte dei democratici  e dei "moderati" repubblicani scettici e filo-nucleari.

Dopo gli executives delle imprese statunitensi si sono divisi in decine di riunioni con i senatori e loro portaborse per cercare di contrastare gli argomenti dei contrari all'approvazione della legge voluta da Barack Obama e che i Senatori democratici stanno lentamente sgretolando con una serie di concessioni alle lobby dell'industria pesante e nucleare ed ai "moderati" repubblicani. Gli argomenti dei contrari sono gli stessi che hanno provocato la frattura alla Camera di Commercio statunitense, con la minaccia di abbandonarla da parte di grandi marchi Usa favorevoli all'approvazione della legge: i contrari  dicono che la legge sul clima, prevedendo "l'abbandono forzato" dei combustibili fossili, provocherà un aumento del costo dell'energia ed una perdita di posti di lavoro americani. Tasti molto sensibili da toccare mentre la crisi economica non molla e la disoccupazione cresce.

I dirigenti di impresa, provenienti da più di 30 Stati Usa, hanno spiegato ai senatori che una efficace legislazione ed un cambiamento delle priorità energetiche, nel Paese che consuma più energia e petrolio ed inquina di più, innescherebbe una vera e propria nuova rivoluzione industriale, con la creazione di 1,7 solo nel campo delle tecnologie pulite per la produzione di energia rinnovabile, a cominciare dalla produzione di nuovi tipi di batterie e dalla costruzione di pale eoliche, per finire alla realizzazione di pannelli solari di ultima generazione.
John Doerr, partner della Kleiner Perkins Caulfield & Byers, una società di venture capital quotata a Wall Street, ha spiegato che «La legislazione sul clima è necessaria per creare mercati e posti di lavoro. Altrimenti queste tecnologie saranno sviluppate e commercialmente prodotte altrove e lavoreremo per i cinesi». Un altro argomento molto forte in un'America con la sindrome della concorrenza con Pechino e il terrore di essere invasa dalle merci e dai fondi sovrani cinesi più di quanto non lo sia già.

I business leader hanno cercato di sfruttare con i Senatori un altro mito americano duro a morire, quello delle aziende di successo realizzate da self made man che, con l'innovazione delle loro imprese hanno  dimostra la fattibilità dello sviluppo delle energie rinnovabili che permettono di limitare le emissioni di gas serra, un modello che, come continuazione del sogno americano, porterà alla realizzazione di nuove imprese e industrie e ad un nuovo benessere economico sotto la bandiera a stelle e strisce. Altrimenti le stesse tecnologie le faranno altrove, magari in Cina o in India, e la grande nazione americana si troverà in retroguardia, a rincorrere gli altri. Che poi tra queste imprese "nazionali" ci siano molte multinazionali che delocalizzano anche in Cina è una questione che riguarda la globalizzazione e sulla quale gli americani non amano molto indagare... 

Lo sa bene David Vieau, presidente di A123Systems Inc, una company del Massachusetts che produce batterie al litio ad alta potenza per auto ibride ed altri utilizzi, che non ha usato certo svolazzi poetici con i senatori "eco-scettici", ma ha parlato il loro stesso essenziale linguaggio mercantile che in Italia traduciamo con "la politica del fare": «Questo è il problema, posti di lavoro. Questa è la questione di chi sta per produrre batterie e per creare posti di lavoro. Se non agiamo, è assolutamente certo che riusciremo ad ottenere solo una minima parte di questa torta».

Brutale ma efficace: vale negli Usa e vale anche a Roma e Milano

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