[08/10/2009] News toscana

Verso una mappatura partecipata dei dati ambientali urbani?

FIRENZE. Ogni iniziativa finalizzata ad avvicinare la scienza e la comune cittadinanza, su qualsiasi tema, è in generale da sostenere con forza, poiché i "comuni cittadini" possono accedere così a informazioni sia metodologiche sia di merito che aumentano la consapevolezza sugli obiettivi propri della ricerca e che li avvicinano emotivamente e concretamente agli obiettivi in questione. Dall'altro lato, la "scienza" ha tutto da guadagnare da un'impostazione maggiormente "partecipativa" del suo operare, per mille motivi, tra i quali svetta il vantaggio dato da un radicamento, nella percezione della cittadinanza, delle necessità operative della "scienza" stessa e quindi della necessità di sostegno logistico ed economico.

Quanto detto vale in modo particolare per il nostro paese, che notoriamente destina alla ricerca una parte del Prodotto interno (l'1,1%, contro una media europea dell'1,7% e davanti al 2,5% della Germania - dati Issnaf/Corriere della Sera) molto ridotta, e dove sicuramente una maggiore interazione tra "popolo" e "scienza" potrebbe anche aumentare il sostegno dell'opinione pubblica verso politiche economiche più lungimiranti.

In questo senso, è da citare quanto oggi riporta "Nova", inserto del "Sole 24 ore", riguardo alle sperimentazioni in corso in varie realtà del mondo occidentale (Francia, Usa, Olanda) per evolvere in senso maggiormente partecipativo i sistemi di rilevazione dei dati ambientali, e in particolare di alcune tipologie di emissioni inquinanti. L'inserto del quotidiano di Confindustria cita, a questo proposito, il progetto "The green watch", in corso di attuazione in Francia e che prevede di dotare mille cittadini di una specie di orologio da polso dove sono installati rilevatori della quantità di ozono presente nella zona attraversata e delle emissioni sonore.

I dati raccolti vengono georefenziati e inviati via bluetooth al cellulare del cittadino, e da lì confluiscono in un network on-line ("Citypulse) a disposizione di tutti, ma in particolare dei ricercatori. Iniziative analoghe sono in corso di sperimentazione, come detto, in Olanda (progetto "Geluidsnet" per la misurazione dell'inquinamento acustico presso gli aeroporti) e negli Stati uniti ("Urban ecomap", attuato a s.Francisco per la rilevazione delle emissioni di CO2 dalle singole zone della città.

Se, come detto, avvicinare scienza e cittadinanza è cosa buona e giusta in senso generale, ciò vale ancor più per quanto attiene ai rilevamenti ambientali: riguardo ad essi un'impostazione maggiormente partecipativa potrebbe, oltre a radicare nella cittadinanza la comprensione delle necessità logistiche, operative e quindi economiche proprie della ricerca come già detto, anche indurre una maggiore comprensione delle problematiche in campo, e quindi conseguentemente "educare" a stili di vita più sostenibili.

Riguardo alla situazione toscana, non si hanno finora notizie di iniziative di spessore compiute in questa direzione. Secondo il direttore tecnico di Arpat, Riccardo Gori, comunque, se anche  si avrà un'evoluzione dei sistemi di rilevamento in questa direzione essa non si verificherà a breve termine.

Sostiene infatti Gori, che abbiamo contattato per un primo commento, che «il percorso per l'elaborazione di sistemi di misura alternativi richiede un tempo considerevole, e una serie di approfondimenti significativi». Questo perché, afferma, «una cosa è la ricerca, un'altra il monitoraggio: per fare il monitoraggio bisogna riferirsi alle serie storiche, e per adottare nuove tecniche occorre vedere se esse sono compatibili con quelle già in corso. Per questo - ha concluso - è da attendersi che tecniche innovative dovranno eventualmente passare per un percorso di valutazione complessa, e non è un caso che le innovazioni, nel settore, siano accolte con lentezza».

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