[09/10/2009] News

Wwf: «A Bangkok meno pagine e pił problemi». E mancano 58 giorni a Copenhagen!

LIVORNO. Dei malumori degli ambientalisti per quel che è successo e non è successo ai Climate change talks conclusisi oggi a Bangkok, Greenreport aveva già dato conto nelle cronache con le quali abbiamo seguito le due  settimane di negoziati, ora il Wwf fa un bilancio in chiaro-scuro, dove però il pessimismo e l'urgenza di dare risposte che sono mancate sembrano prevalere.

Secondo gli ambientalisti «I negoziati sul clima a Bangkok hanno fatto passi avanti su alcune questioni tecniche, ma la mancanza di supporto e di un mandato politico da parte dei propri governi ha impedito la svolta che era necessaria per avanzare in maniera significativa verso l'accordo. I negoziatori hanno lavorato sodo per esaminare le centinaia di pagine del testo provvisorio e sono riusciti a tagliarle di circa la metà. Tuttavia non hanno potuto fare passi avanti sulle questioni più significative, come gli impegni e le istituzioni finanziarie, gli obiettivi di riduzione delle emissioni e la natura legale del documento che dovrà essere prodotto».

E' abbastanza delusa Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia: «Alla fine della sessione di Bangkok, il testo è più corto, ma non più confortante. Ora sappiamo più chiaramente dove sono gli ostacoli politici e sappiamo che sono i leader più che i negoziatori a doverli risolvere. Per questo chiediamo ai capi di Stato di incontrarsi di nuovo prima dell'incontro finale di Copenhagen a dicembre».

Il Wwf vede quindi di buon occhio la proposta della Danimarca di un summit straordinario prima di Copenhagen che la Francia si è subito offerta di ospitare.

«Con soli 5 giorni di negoziati rimasti prima di Copenhagen, non possiamo permetterci di perdere tempo per l'assenza di mandati - spiega la Midulla - E' assolutamente necessario che i negoziatori portino con sé nuove e chiare istruzioni politiche quando il mese prossimo si incontreranno a Barcellona».

A preoccupare è lo scontro sul futuro del Protocollo di Kyoto che c'è stato a Bangkpk  e quello che il Wwf descrive come «il velato tentativo di affossarlo da parte di qualche nazione industrializzata richiedono un'azione politica responsabile da parte di tutti i Paesi», ma che i Cinesi e il G77 j hanno indicato come un tentativo di uccidere il protocollo in piena regola con un mandate: gli Usa di Barak Obama.

Per l'esponente del Wwf Italia «L'ipotesi di poter stare anche senza il Protocollo di Kyoto e rimpiazzarlo con uno strumento completamente nuovo, arrivati a questo punto, è del tutto inutile. Ci vorrebbe troppo tempo, non abbiamo modo di sapere dove ci porterebbe, ed è molto verosimile che una tale operazione finirebbe per affossare il processo. La sessione di Bangkok ha mostrato che mentre la mancanza di una legge sul clima approvata dal Senato americano rimane un grosso ostacolo al progresso dei negoziati, ci sono ora preoccupanti segni di rallentamento da parte dell'Unione Europea, che non è stata in grado di mostrare leadership né un'ambizione chiara. La mancanza di un segnale del Senato americano è certamente un ‘elefante' nella stanza dei negoziati. Ma adesso gli elefanti sono più d'uno e dobbiamo fornire a questo branco un bel paio di ali per farli volare verso un accordo. Senza posizioni chiare su finanza e istituzioni, l'Unione Europea non può più essere considerata il leader dei negoziati sul clima e la sua posizione di leadership sta arretrando di giorno in giorno. Il Consiglio Europeo di fine ottobre rappresenta la prossima opportunità di cambiare questo trend».

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