[13/10/2009] News

Onu: «Sul clima troppa distanza tra realtą e retorica» e il summit di Copenhagen potrebbe anche slittare

LIVORNO. Il summit mondiale sul clima convocato dal segretario dell'Onu Ban Ki-moon aveva illuso il mondo che alle nobili parole ed agli impegni altisonanti dei grandi sarebbero seguiti i fatti, ma sono bastati solo pochi giorni ed i Climate change Talks di Boangkok hanno rivelato la distanza abissale tra la retorica dei Capi di Stato e le proposte reali per Copenhagen. Nonostante i timidi passi in avanti su adattamento, trasferimento di tecnologie e deforestazione, l'irritazione al palazzo di vetro dell'Onu è palpabile e Ban Ki-moon ha affidato al suo portavoce Janos Pasztor il compito di fare il punto della situazione.

«I Paesi in via di sviluppo hanno chiaramente dimostrato che si stanno muovendo in avanti in uno spirito di cooperazione pragmatica - ha detto Pasztor  - Tuttavia, c'è ancora una certa incoerenza tra ciò che i leader nazionali dicono negli incontri al vertice, e quello che i loro negoziatori offrono sul piano negoziale. Piccoli progressi sono stati fatti riguardo alle scelte politiche fondamentali, come ad esempio per gli obiettivi di emissioni a medio termine per i Paesi industrializzati».

Pasztor ha invitato ad una cooperazione pragmatica ma ha anche sottolineato la mancanza di chiarezza sulle risorse finanziarie necessarie per i Paesi in via di sviluppo per frenare l'aumento dei gas serra e per l'adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici.

L'Onu è preoccupata perché ormai restano solo 5 giorni di negoziati, dal 2 al 6 novembre a Barcellona, prima del summit di Copenhagen e Paztor sottolinea che «I Paesi devono mantenere lo slancio positivo del vertice di New York e tradurlo in proposte concrete che possono far avanzare il progresso verso un accordo. Il segretario generale invita tutte le parti a negoziare, in uno spirito di flessibilità e di interesse illuminato, con particolare attenzione sui benefici che un trattamento equo, ambizioso e globale fornirà per il loro stesso popolo, per  i loro figli e per le generazioni future e per il pianeta».

Rispondendo alle domande della stampa, Pasztor ha detto che «Il "gap" tra le parole e le proposte  di azioni concrete è stata in parte causata dal breve lasso di tempo rimasto tra oggi e la conferenza di Copenaghen. Dato che l'impulso positivo prodottosi  al vertice di settembre, i dirigenti nazionali dovrebbero prendere in considerazione le loro risposte e dovrebbero trovare soluzioni che devono essere tradotte in linee guida per i negoziatori. Questa "sconnessione" dovrà sparire».

Rispetto allo scontro che ha diviso ricchi e poveri a Bangkok, riguardante il fatto se il Protocollo di Kyoto dovesse essere modificato oppure sostituito con un nuovo accordo, il portavoce di Ban Ki-moon  ha ricordato che il Protocollo scadrà nel 2012 e che «Adesso ci sono negoziati su due binari: uno per continuare con il protocollo di Kyoto e uno per prendere accordi sulle "long-term cooperative actions". Alcuni paesi hanno ritenuto che il secondo binario, obiettivi simili per tutti i Paesi, potrebbe essere fissato. I Paesi in via di sviluppo sono ansiosi di assicurarsi che ci saranno per loro obiettivi forti per i Paesi sviluppati e sono fermamente convinto che il protocollo di Kyoto, compresi gli obiettivi, deve essere mantenuto».

Rispondendo ad un'altra domanda, Pasztor ha detto che «Una proroga di Copenaghen oltre le date previste sarebbe tecnicamente possibile. E' già successo prima che i partecipanti a Conferenze delle Nazioni Unite decidessero di "fermare l'orologio" e di continuare i negoziati. Resta da vedere, però, se sia politicamente possibile mantenere lo slancio che è stato generato dal vertice di settembre con il livello di impegno che hanno espresso i 101 leader mondiali».

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