[19/10/2009] News

Influenza suina: laviamocene le mani?

GROSSETO. E'arrivato il freddo, è arrivato il vaccino contro l'influenza suina, sono in atto ricognizioni tra le regioni per individuare le eventuali strutture di terapia intensiva che potrebbero diventare necessarie, sono partiti gli spot in televisione con Topo Gigio che dice quali misure è necessario prendere ma nonostante tutto questo ( e forse anche a ragione di tutto questo)  aumenta ogni giorno di più la confusione riguardo a questa pandemia.

Con le temperature rigide dei questi giorni «ci aspettiamo un discreto aumento dei casi - dichiarava la settimana scorsa Gianni Rezza, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità - e in alcune regioni questo aumento si sta già verificando» ma ancora non è possibile stabilire quanti di questi casi influenzali in aumento per la media stagionale siano dovuti al nuovo ceppo A. «Difficile distinguere tra influenza stagionale e pandemica - conferma l'esperto dell'Iss- ma è un fatto che in questa stagione la stagionale circola ancora molto poco».

Comunque, a scanso di equivoci il viceministro Fazio ha fatto sapere stamani a margine del convegno della Societa' Italiana di Ematologia in corso a Milano che dal 2010 il vaccino per l'inluenza A sarà compreso nel vaccino per l'influenza stagionale.

«A ottobre è possibile - ha detto Fazio-che questo virus pandemico faccia parte del vaccino per l'influenza stagionale» e quindi  si provvederà ad «un vaccino unico» ovvero  la vaccinazione «sarà quadrivalente anziché trivalente come l'attuale».

Intanto le dosi prenotate del vaccino sono divenute disponibili in questi giorni nelle regioni ed entro fine ottobre, dunque, dovrebbero iniziare le prime immunizzazioni, che partendo da quei target individuati nelle ordinanze messe a punto dal dicastero guidato dal viceministro Fazio, dovrebbero arrivare a  coprire almeno il  40% della popolazione, così da debellare entro l'estate 2010 la diffusione dell'influenza.

Le prime categorie che verranno vaccinate sono gli operatori sanitari che devono garantire le prestazioni assistenziali, il personale che garantisce gli aspetti di sicurezza del Paese (vigili del fuoco, polizia, protezione civile, etc) e il personale che assicura la continuità dei servizi cosiddetti essenziali (acqua, energia, telecomunicazioni, rifiuti, etc), per un totale di  circa 1 milione e mezzo di persone. A seguire i soggetti considerati maggiormente a rischio perché affetti da patologie croniche gravi, poi le  donne al secondo e terzo mese di gravidanza e quelle che hanno partorito da meno di 6 mesi o, in loro assenza, chi assiste il bambino in maniera continuativa, e si arriva a circa 7 milioni di persone. Dopodiché, in seconda istanza, il vaccino verrà offerto alla popolazione dai 2 ai 27 anni, fascia d'età nell'arco della quale il virus si trasmette più facilmente, che dovrebbero quindi essere altri 6 milioni circa di persone.

Ma già nella prima categoria si elencano nutrite defezioni. In Italia come nel resto d'Europa infatti non tutti sembrano convinti del vaccino antivirus A  e si sta assistendo ad una sorta di rivolta da parte di medici e infermieri che secondo gli ultimi dati,  in percentuali che variano dal 30 al 40%,  sarebbero indecisi se non addirittura contrari alla immunizzazione coatta .

Tanto da essere richiamati all'ordine dallo stesso viceministro Fazio che in una intervista ha detto che «si devono vaccinare contro il virus H1N1 per essere pronti a curare i loro pazienti». individuando anche gli operatori considerati più vulnerabili, ovvero «quelli di medicina generale e, fra coloro che lavorano in ospedale, i medici dei reparti di malattie respiratorie, di terapia intensiva e quelli del pronto soccorso».

La reticenza che viene proprio dal mondo dei medici che pare essere imputata ad un mix di sfiducia verso la sicurezza del vaccino (che essendo messo a punto troppo in fretta non darebbe le necessarie garanzie) e ad una valutazione di lievità dell'influenza suina, non aiuta certo la popolazione a capire quali siano effettivamente i rischi.

Come anche la posizione di esimi esperti del settore quali Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri e Luc Montaigner, lo scopritore del virus Hiv, che  hanno detto che non intendono vaccinarsi perché, come anziani, corrono meno rischi dei giovani di essere contagiati, non aiuta alla fiducia: l'esempio in questi casi, si sa, è fondamentale.

Del resto il bombardamento mediatico sulla necessità di seguire alcune regole igieniche, ripetute adesso anche in Tv da un testimonial d'eccezione quale Topo Gigio, non aiutano certo a tranquillizzare. Quello che è certo è che hanno intanto garantito grossi introiti a chi produce e commercializza disinfettati pratici da usare come le salviette usa e getta, di cui sono balzate alle stelle le vendite e sono finite le scorte in farmacia.

Quando poi anche uno studio pubblicato sulla rivista BMC Public Health  e condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, nel Regno Unito, evidenzia che alcune delle misure raccomandate dagli esperti, quale quella di lavarsi spesso le mani,  potrebbero rivelarsi inefficaci nel rallentare la diffusione dell'influenza suina sul lungo termine.

Nello studio i ricercatori ritengono infatti che il risultato di una migliore igiene delle mani nelle scuole elementari potrebbe portare esclusivamente una breve tregua nella lotta per prevenire il diffondersi dell'infezione.

«L'obiettivo alla base dell'insegnamento e del potenziamento di buone abitudini igieniche è più pedagogico che legato alla volontà di controllare l'infezione» e di certo la regola di lavarsi le mani «L'igiene delle mani - dice lo studio - è importante soprattutto nella prevenzione delle infezioni gastro-intestinali. L'efficacia dell'igiene delle mani in riferimento alla diffusione dell'influenza non è altrettanto chiara, ma certo può essere promossa come misura precauzionale anche in assenza di prove evidenti dei suoi effetti»: come dire imparare a lavarsi le mani è buona cosa a prescindere e, in effetti, è una delle prime regole che si insegna ai bambini per rispettare la propria igiene personale. E se anche non aiuta ad evitare di prendere l'influenza suina, va bene lo stesso.

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