[21/10/2009] News

Da L’Aquila al Burkina Faso: ospedali e catastrofi naturali, se la salvezza diventa una trappola

LIVORNO. L'International Day for Disaster Reduction 2009 é stato dedicato al  tema "Hospitals safe from disaster", cioè alla sicurezza ed al funzionamento degli ospedali e delle altre strutture sanitarie dopo terremoti, alluvioni o altre catastrofi. «Quest'anno diversi avvenimenti ci hanno mostrato, ancora una volta, i danni che possono provocare le catastrofi naturali  - dice Margareta Wahlström, inviata speciale dell'Onu per la riduzione delle catastrofi - I tifoni che hanno recentemente colpito le Filippine, il Vietnam e la Cina, lo tsunami alle Samoa ed il sisma in Indonesia, le inondazioni in Africa Occidentale e la siccità cronica in Kenya ci ricordano quanto siamo vulnerabili di fronte ai rischi ed ai fenomeni meteorologici estremi. Per proteggere la salute ed I beni delle popolazioni e dei Paesi, é indispensabile prevenire le catastrofi. Per attenuare le conseguenze delle catastrofi nel mondo, occorre prima di tutto proteggere gli ospedali e le alte strutture sanitarie: é una sfida che devono affrontare tanto i Paesi che la comunità internazionale».

Nel 2008, con il sostegno della Banca mondiale, l'International strategy for disaster reduction dell'Onu (Unisdr) e  l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno lanciato l'iniziativa biennale "World Disaster Reduction Campaign: Hospitals Safe from Disasters"  ed hanno iniziato una collaborazione con i governi e le organizzazioni internazionali e regionali per proteggere meglio le strutture sanitarie ed assicurare il loro funzionamento durante le catastrofi.

«Nel corso di questi due anni molto è stato fatto per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla problematica della sicurezza degli ospedali - dice Eric Laroche, vice direttore dell'Oms per gli interventi sanitari in casi di crisi -. Sono stati organizzati gruppi speciali che riuniscono tutte le parti interessate nel campo della sanità e dei progetti miranti ad applicare delle m norme do I costruzione ed a formare del personale sono già a buon punto.  Questa campagna sta per finire, ma l'azione in favore della sicurezza s degli ospedali prosegue e nuove iniziative vedranno presto la luce: un programma mondiale dell'Oms per la sicurezza degli ospedali, una campagna di raccolta di fondi per ospedali e scuole più sicure nella regione Asia-Pacifico ed una piattaforma tematica di riduzione dei rischi sanitari delle catastrofi».

Ma anche per Unisdr e Oms  resta ancora molto da fare ed occorre investire di più. Secondo una recente inchiesta dell'Oms, solo il 50 % dei Paesi ha previsto un budget nel settore della sanità per la riduzione dei rischi e la preparazione alle situazioni d'urgenza.

«In questo contesto - dicono Laroche e Wahlström - chiediamo alle Nazioni di prendere le misure che si impongono per garantire la sicurezza degli ospedali in situazioni di catastrofi. Ci appelliamo alla comunità internazionale perché si costruiscano ospedali capaci di resistere alle conseguenze delle catastrofi naturali, a valutare e rendere più sicure le strutture esistenti ed a formare e preparare il personale delle strutture sanitarie a far fronte alle situazioni di urgenza delle catastrofi».

Tra gli esempi di danni agli ospedali causati da catastrofi naturali nel 2009 Oms e Unisdr fanno quello del terremoto de L'Aquila, al centro di un'inchiesta giudiziaria, e poi le tragedie dell'Indonesia, del Nepal, delle Samoa a e Tonga, e del  Burkina Faso, dove numerosi ospedali sono stati inondati o gravemente danneggiati da un sisma e non hanno potuto portare il soccorso e le cure che erano urgentemente necessarie.

Se per L'Aquila si può parlare dell'ordinaria cattiva gestione dell'urbanistica e degli appalti in uno dei Paesi più ricchi del mondo, la situazione é diversa nei 49 Paesi meno sviluppati del pianeta e delle loro 90.000 strutture sanitarie. Qui il grado di preparazione alle catastrofi non è stato mai praticamente preso in considerazione e la protezione civile è spesso fantascienza.

Intanto in Burkina Faso, gli effetti delle inondazioni di settembre si fanno ancora sentire: il più grande ospedale del poverissimo Paese africano è stato chiuso temporaneamente e sei settimane dopo l'alluvione funziona ancora al rallentatore. Secondo il ministro della sanità burkinabe, Seydou Bouda, «Le catastrofi comportano spesso dei cambiamenti. In Burkina Faso, niente sarà più come prima. Ogni settore della sanità dovrà integrare delle misure di gestione di crisi nel suo funzionamento. Una catastrofe può prodursi in qualsiasi momento». 

Qualcosa si muove: l'Organizzazione panamericana della salute (Ops ) dei Paesi dell'America latina e dei Caraibi ha creato l'Hospital Safety Index (Hsi), uno strumento diagnostico rapido, affidabile e poco costoso che valuta il grado di preparazione degli ospedali e che è già stato utilizzato in Bolivia, Equador, Perù, Oman, Sudan e Tagikistan.

Unisdr ed Oms hanno censito le buone pratiche che potrebbero essere riprodotte nei Paesi in via di sviluppo (e non solo) per garantire la sicurezza degli ospedali nelle situazioni di catastrofe. Si tratta soprattutto di iniziative per la sicurezza strutturale in caso di terremoti ed inondazioni, di piani  per assicurare la continuità dell'attività in caso di disastri naturali e di piani di preparazione delle strutture sanitarie e del personale. Tutte le buone pratiche verranno raccolte in una pubblicazione che dovrebbe essere pronta entro la fine dell'anno.

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