[21/10/2009] News

Celata (Assorimap): Sbaglia chi dice che in Italia la plastica riciclata è di scarsa qualità

GROSSETO. In un'intervista fatta qualche giorno fa in merito agli acquisti verdi comunali, un funzionario del comune di Firenze faceva capire che la plastica riciclata oggi disponibile è di qualità scadente e che si presta realizzare poche cose, e che oggetti come penne in plastica riciclata le compravano in Germania, perché di migliore qualità.

Certo gli acquisti verdi in un comune non si possono di sicuro  assolvere solo con le penne di plastica riciclata ma anzi ci sono tanti altri prodotti che possono contribuire a formare quel paniere previsto per rispettare le norme regionali e nazionali, ma intanto abbiamo voluto indagare, rispetto alla plastica riciclata, qual è la situazione che offre il panorama nazionale.

«Chi ha detto che la qualità del prodotto riciclato è scadente, evidentemente non ha mai comprato oggetti in plastica riciclata prodotti nel nostro paese» ci ha detto Claudio Celata, direttore di Assorimap, l'associazione che aderisce a Fise Unire e che rappresenta gli operatori del settore.

«Le nostre macchine per il riciclo sono note e vendute in tutto il mondo, perché abbiamo una tecnologia di alto livello che garantisce una altrettanto alta qualità del prodotto riciclato».

Allora perchè questi prodotti non trovano una facile collocazione?

«C'è un problema di mercato e un problema di burocrazia. Nel primo caso le oscillazioni dei prezzi delle materie vergini non consentono ampi margini con un materiale plastico riciclato di qualità. Il problema della burocrazia è che non aiuta alla diffusione di questi prodotti».

Il cosiddetto decreto 30% non ha quindi funzionato?

«No perché chiedono ad un economo di accertare le caratteristiche di un prodotto ottenuto da materiale riciclato e poi di metterle in relazione con quelle di uno fatto con materiale vergine, e non lo farà mai».

Per questo era stato istituito il repertorio del riciclaggio no?

«Ma non si sa che fine abbia fatto. E' un sistema troppo farraginoso. Ci doveva essere una formula di obbligo su alcune tipologie di prodotto che imponeva l'utilizzo di prodotti da riciclo. Quando un prodotto riciclato deve competere con uno vergine se non c'è un obbligo è difficile che prevalga».

Purtroppo anche quando è obbligatorio non decolla ugualmente, ma torniamo al mercato, quali sono le plastiche che maggiormente trovano collocazione dopo il riciclo?

«Potenzialmente tutte. Il problema sta nel come si presentano i prodotti da riciclare. Se ad esempio io porto a riciclo gli sfridi della lavorazione del polietilene si può riciclare al 100% e si può adoperare per fare prodotti che hanno un buon margine di guadagno. E' già diverso se devo operare su una miscela di polietilene, in questo caso potrò fare prodotti di minor valore aggiunto e quindi i margini sono inferiori. Stessa cosa con il Pet, la plastica delle bottiglie di acqua e bibite: se è trasparente torna ad essere un materiale pressoché identico a quello vergine, se non per la perdita di una percentuale minima di qualità , impercettibile, ma che c'è ad ogni ciclo di lavorazione. Per questo non si può riciclare all'infinito. Se invece le bottiglie sono di diverso colore, e badi bene produrre una bottiglia neutra o colorata ha lo stesso costo, si ottengono materiali che hanno un valore più basso. Se poi la bottiglia, come in certi casi, è ricoperta di una pellicola di Pvc, il lettore la classifica come tale e non la legge come Pet e quindi in quel circuito viene scartata e va a finire nelle plastiche eterogenee, che hanno altri utilizzi. Con il propilene ad esempio si riescono a fare materiali ad alto contenuto tecnico, così con pezzi di frigorifero riciclato si possono fare altri pezzi di un nuovo frigorifero. In questo caso il problema sono i costi. Se devo andare a prendere ad esempio i paraurti di un auto dallo sfasciacarrozze non ci rientro e quindi non conviene farlo».

Quindi c'è una potenzialità che viene ridotta a seconda della provenienza del materiale, da come è stato progettato e da come arriva alle piattaforme?

«Sì, la tecnologia permette di ottenere tutti prodotti di qualità c'è però da capire quanto sia economico. Il riciclo che avviene su scarti industriali post-consumo è di alta qualità ed ha prezzi competitivi. Quello che arriva da materiali post-consumo del circuito rifiuti ha il problema che dicevamo prima, dipende da come arriva. Se ad esempio il contributo che viene pagato sull'imballaggio venisse commisurato sulla base dei costi ambientali che ha, come avviene in Francia, in parte si potrebbe orientare la progettazione oppure lasciar scegliere al produttore di pagare di più per un prodotto che poi più difficilmente potrà essere riciclato a costi di mercato.

Il grosso del riciclo è comunque per polietilene e pet, di plastiche eterogenee cerchiamo di farne il meno possibile».

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