[21/10/2009] News

Chialchia (Ippr): «Oltre 300 prodotti italiani di qualitą a marchio 'Plastica seconda vita'»

GROSSETO. Sul tema delle plastiche riciclate e dei prodotti da queste ottenuti abbiamo continuato la nostra indagine per capire quanta di questa plastica è disponibile sul mercato italiano e quali sono i prodotti che vengono fabbricati.

«L'Italia sta migliorando molto e abbiamo ormai un  prodotto di qualità accettabile» ci ha detto Claudio Ricciotti, legale rappresentante di una azienda toscana, l'Ideacharme, che lavora soprattutto su prodotti destinati alla comunicazione.

«Noi in parte acquistiamo prodotti finiti in parte cerchiamo materia prima per fabbricarli secondo le diverse esigenze,  e non sempre è facile avere una completa tracciabilità sull'intera filiera. In questo senso è più facile avere garanzie da paesi nell'ambito dell'Unione europea, anche se non tutti, mentre con paesi al di fuori la filiera si perde. Mentre per noi avere garanzie di qualità del prodotto riciclato è un tema rilevante».

Per questo motivo, ovvero l'esigenza di avere un prodotto di qualità e la garanzia della tracciabilità dell'intera filiera, l'Istituto per la promozione della plastica riciclata (Ippr) ha messo a punto un marchio che si chiama "plastica seconda vita".

«Un marchio che è unico nel panorama europeo e che viene dato esclusivamente alle aziende che danno la loro disponibilità a sottoporsi a visite ispettive effettuate da un organismo di certificazione, il Sincert per avere garanzia che le percentuali richieste dal decreto 203/2003 (il cosiddetto decreto 30% n.d.r) siano rispettate e che i flussi lungo la filiera siano interamente tracciabili» ci ha detto il presidente dell'Ippr, Enrico Chialchia.

Quindi i prodotti a marchio "plastica seconda vita" sono equiparabili a quelli del repertorio del riciclaggio?

«Sì, perché rispettano i requisiti che vengono richiesti dal decreto del 203/2003 per poter essere inseriti nel repertorio del riciclaggio dell'Osservatorio nazionale rifiuti».

E quanti sono questi prodotti certificati?

«Sono 350 e rappresentano una vasta gamma di prodotti su volumi consistenti, che vanno dagli shoppers e le borse riutilizzabili ai contenitori per la detergenza per la grande distribuzione,  materiali che vengono usati in edilizia,  per l'arredo urbano e commerciale, per la florovivaistica, per la raccolta dei rifiuti, per la pavimentazione. La gamma è ampia e i volumi consistenti».

Qual è la provenienza della plastica di cui sono fatti?

«La plastica è tutta di provenienza italiana e viene dai flussi di rifiuti urbani, sia del circuito Corepla che di operatori indipendenti, dai flussi del circuito automotive e Raee. Ma la gran parte proviene dal circuiti delle raccolte dei rifiuti urbani».

E dal circuito industriale?

«Le plastiche provengono in parte anche dal circuito post-consumo industriale, ma abbiamo voluto privilegiare le aziende che valorizzano i flussi di materiali che provengono dal circuito dei rifiuti urbani».

Nel repertorio avete anche prodotti senza marchio, ci spiega la differenza?

«Intanto il marchio viene dato solo ai soci dell'Ippr, ma non può essere obbligatorio. La differenza sta nel fatto che ci sono prodotti che per la tecnologia con cui sono fabbricati o per le caratteristiche del polimero di cui sono fatti  non possono rispettare le percentuali di materiale riciclato previste dal decreto 203/2003, che è invece l'elemento su cui si basa il marchio. Questo non vuol dire che non utilizzano plastiche riciclate in proporzioni consistenti, ma solo che non ce la fanno a rispettare quelle determinate specifiche».

 

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