[22/10/2009] News toscana

Cresce il solare in Toscana tra Diamanti e accordi di filiera. Ma a che punto siamo per paesaggio e centri storici?

FIRENZE. Negli ultimi giorni, due eventi particolarmente significativi per lo sviluppo dell'energia solare sul territorio toscano si sono affacciati agli onori delle cronache: sabato scorso è avvenuta infatti l'inaugurazione del cosiddetto "Diamante fotovoltaico", cioè di una struttura di elevato valore architettonico, a forma geodetica, ricoperta di pannelli fv e con all'interno delle sfere dove l'energia accumulata viene "stoccata" tramite la produzione di idrogeno, che può così sostituire la fornitura data dai pannelli nelle giornate senza sole o durante le ore notturne.

Il Diamante è stato installato nel parco di Pratolino, nel comune di Vaglia (Fi), e nelle intenzioni espresse dal presidente della provincia Barducci ad esso seguiranno altre installazioni analoghe in parchi pubblici, a cominciare dalle Cascine e dal parco dei Renai (comune di Signa). Altra notizia di rilievo è l'accordo, risalente a ieri, con cui la Cna Toscana e l'impresa "Energia Futura" (ex-Electrolux) di Scandicci si sono unite in un accordo (che durerà fino al 2015) per la messa in opera di una vera "filiera corta" dell'energia solare toscana.

Entrambe le notizie sono da accogliere con soddisfazione, poiché la novità contenuta in esse va a contrastare due difetti fondamentali che finora non erano stati affrontati: per quanto riguarda il Diamante, la caratteristica fondamentale è che si tratta di un'opera non solo di alto valore estetico (anche se questa opinione è soggettiva, naturalmente), ma che è stata studiata proprio per superare i problemi di compatibilità col paesaggio che si pongono nel momento in cui viene costruita una qualsiasi struttura di trasformazione dell'energia.

Iniziativa analoga, in questo senso, è il progetto che il parco regionale delle alpi Apuane sta intraprendendo verso la realizzazione di un parco eolico monumentale in aree contigue di cava, dove saranno montate, se il progetto andrà a termine, torri eoliche di forma innovativa e dipinte dei colori del cielo e dell'arcobaleno.

L'accordo Cna-Energia futura va ad ovviare invece a quella che era finora stata una lacuna significativa nello sviluppo del comparto del solare in regione, e cioè la mancanza di una vera filiera locale: alla presenza sempre più capillare di installatori di pannelli fotovoltaici e termici non aveva fatto fronte, fino alla nascita di Energia futura sulle ceneri dell'Electrolux, la presenza di una produzione locale delle strutture. Con l'accordo di ieri prende forma quindi una vera filiera organizzata, che prevede la presenza sul territorio e l'azione armonizzata dei due capisaldi fondamentali rappresentati dalla produzione delle strutture da una parte e della loro installazione dall'altra.

Chiariti i positivi elementi di novità delle due vicende, vanno però evidenziate le relative criticità. Per quanto riguarda il Diamante occorre citare i reali numeri che sono in ballo: la taglia dell'impianto è di soli 11 kwp, e infatti esso potrà soddisfare solo il (ridotto) fabbisogno del parco di Pratolino in cui è installato e dare elettricità alle bici elettriche che saranno messe a disposizione dei visitatori. E' abbastanza intuibile quindi che non si può certo pensare che il problema di compatibilità col territorio sia risolto di colpo, e considerazioni analoghe valgono per il progetto "Vento alla pace" che sarà messo in opera sulle Apuane, anche perchè la localizzazione avverrà appunto in zone sì in buona parte protette alla vista, ma anche protette dal vento e quindi meno efficienti a parità di potenza installata (che peraltro sarà ridotta).

Il punto è chiaramente come affrontare i problemi di compatibilità col territorio ragionando in termini di grandi numeri, pena il rischio di mantenere il solare ad un livello di "nicchia". Le applicazioni artistiche hanno, in questo senso, grande importanza "educativa" per superare la diffidenza di larga parte della popolazione verso le "nuove strutture", ma non sono sufficienti di per sé a fornire una reale alternativa al modello energetico attualmente predominante.

In questo senso, anche l'accordo Cna-Energia futura, e quindi lo sviluppo di una filiera corta del solare in Toscana, potrà andare davvero a regime solo se sarà affrontata la delicata questione dell'inserimento del solare nei centri storici, che come noto è osteggiata, oltre che da una parte della popolazione, anche dall'azione di tutela che lo Stato esercita attraverso l'azione delle Soprintendenze. E, se non è certo da criminalizzare l'azione di chi cerca di tutelare uno dei principali patrimoni di cui dispone la Toscana, e cioè i suoi paesaggi urbani artistico-monumentali, la questione va comunque affrontata, anche perchè il districare questo nodo avrà conseguenze anche sulle politiche relative all'inserimento dei parchi fotovoltaici nell'altrettanto importante (per l'economia toscana) contesto rappresentato dal paesaggio rurale e forestale della regione.

A questo riguardo, secondo l'assessore all'Ambiente della regione Toscana, Anna Rita Bramerini, la situazione "centri storici" è sostanzialmente in stallo, ma le tecnologie innovative (come le cosiddette "tegole fotovoltaiche" di cui abbiamo parlato più volte) potrebbero indurre passi avanti verso la soluzione del problema. Sostiene infatti l'assessore che «i problemi legati ai centri storici dipendono da un fattore fondamentale: i centri sono tutelati, e le Soprintendenze non consentono l'installazione dei pannelli». Nel Pier, prosegue Bramerini, «abbiamo cercato di dare la possibilità per chi vive nei centri storici di poter produrre l'energia con il fotovoltaico, adottando un modello riferito a quelli che una volta erano gli "orti sociali": i comuni predispongono delle aree fuori dai centri dove i cittadini possono sistemare pannelli o affittare quelli messi a disposizione».

«Inoltre - spiega - va aggiunta la componente innovativa rappresentata da strutture che permettono di tenere conto delle peculiarità paesaggistiche senza rinunciare a "produrre" energia: mi riferisco ai pannelli fotovoltaici/termici integrati nelle tegole dei tetti, che già ho visto in funzione».

«Devo dire però - ha concluso Bramerini - che già sui tetti dei centri storici c'è di tutto, ad esempio antenne e condizionatori, e anche queste strutture un impatto negativo ce l'hanno, eppure ci sono: occorre quindi trovare il modo di facilitare, anche sui tetti dei centri storici, la "produzione" di energia».

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