[27/10/2009] News

Isac-Cnr: un "position paper" sui cambiamenti climatici in Italia

FIRENZE. «Clima, cambiamenti climatici globali e loro impatto sul territorio nazionale»: è questo il titolo del documento pubblicato dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Cnr il 21 settembre scorso, e che si pone come "position paper", cioè come esposizione sistematica della posizione che l'istituto (uno tra i principali centri di analisi climatologica del paese, con sede a Bologna) ha nei confronti delle tematiche inerenti ai cambiamenti climatici indotti dal surriscaldamento globale, alle loro conseguenze sul territorio nazionale, e a quali scelte siano da compiersi in direzione dell'obiettivo fondamentale: obiettivo che, come sostiene il direttore di Isac-cnr Domenico Anfossi, è quello di contribuire a «cercare un equilibrio fra la mitigazione delle cause di tali cambiamenti e l'adattamento agli effetti da essi prodotti, trasformando la necessità di agire in un motore di sviluppo economico e sociale».

E la questione, come sappiamo, è particolarmente incisiva per quanto attiene alla regione Mediterranea, che secondo Isac è da considerarsi «una "hot-spot", ovvero un'area particolarmente sensibile al cambiamento climatico». Le serie storiche di temperatura e precipitazione nell'ultimo secolo indicano, infatti, che «il clima in Italia sta diventando più caldo e più secco, in particolare al centro-sud, con la contemporanea tendenza all'aumento delle precipitazioni intense ed un maggiore rischio di eventi siccitosi in molte aree mediterranee. Un aumento di precipitazioni intense comporta peraltro un aumento del rischio di alluvioni, frane ed erosione dei suoli. Nell'Italia nord-occidentale e nella regione alpina, l'analisi dei dati indica che negli ultimi cinquant'anni le temperature medie sono aumentate di oltre 1 °C, la copertura nevosa si è fortemente ridotta e molti ghiacciai alpini si sono ritirati anche per più di 500 metri. In generale, è stata anche misurata un'espansione nella distribuzione di parassiti e insetti nocivi».

In particolare, «l'analisi delle serie temporali di precipitazione, relative all'intero territorio nazionale, evidenzia una lieve diminuzione delle stesse ed un significativo cambiamento nella distribuzione temporale della precipitazione, con una diminuzione del numero di giorni piovosi, un aumento dell'intensità degli eventi piovosi ed un aumento della durata massima di periodi privi di precipitazione. Analogamente, l'analisi di indici standard di siccità indica un generale aumento di condizioni secche».

Riguardo ai dati biologici, si evidenzia che mentre «molte specie animali e vegetali hanno risentito dell'aumento delle temperature, specialmente in area montana» (ad esempio, la riduzione delle popolazioni di stambecchi nel parco del Gran paradiso avvenuta negli ultimi anni, e causata dalla minore sopravvivenza dei cuccioli, sembra poter essere associata alla «fioritura anticipata della vegetazione alpina indotta dalle temperature più alte, che non permette alle madri di trovare nutrimento adatto a produrre latte di sufficiente qualità»), allo stesso momento «diversi parassiti beneficiano delle temperature invernali aumentate», come nel caso della processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), che sulle Alpi ha esteso il suo areale verso quote più elevate, ma anche della zanzara tigre (Aedes albopictus), la cui diffusione sul territorio nazionale annovera, tra le concause, i cambiamenti climatici.

Per quanto attiene al Mediterraneo, il cui livello è cresciuto di 1,3 mm/anno nell'ultimo secolo, si evidenzia che questo incremento ha subito una accelerazione negli ultimi 15 anni fino ad un tasso di 3 mm/anno, sia pure «con forti variazioni da un sottobacino all'altro». Per quanto riguarda la temperatura delle acque, la crescita negli ultimi 30 anni è stimata intorno a «0.7 °C, contro 0.3 °C dell'oceano globale». Analisi recenti, inoltre, hanno evidenziato «una riduzione di circa il 20% dell'apporto fluviale verso il mar Mediterraneo, con conseguenze sia sulla salinità che sulla concentrazione di nutrienti: in particolare, la successiva diminuzione di nutrienti disponibili ha influito negativamente sulla produzione primaria lungo la fascia costiera».

A causa dell'alto valore scientifico e dibattimentale del documento, una sua trattazione esaustiva (anche per quanto attiene alle conclusioni cui esso giunge) non può esaurirsi in una sola tornata. Ritorneremo quindi nei prossimi giorni sulla questione, ribadendo che, mentre previsioni climatologiche di lunga scadenza sono state prodotte finora su vasta scala, analisi altrettanto attendibili ma proiettate su scala locale sono ancora allo stato embrionale, soprattutto per quanto riguarda il continente europeo e la penisola italiana. Ecco quindi spiegati l'importanza del documento prodotto da Isac-Cnr (che pure è caratterizzato da una impostazione più analitica che previsionale), e il suo significativo carattere di novità.

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