[28/10/2009] News

L'economia miope che scambia ancora il "green" per un settore

LIVORNO. Se qualcuno ha avuto la pazienza di leggersi le "Idee" di Jacopo Giliberto ieri e Martin Wolf oggi sul Sole24Ore ha la forte impressione di trovarsi davanti a due mondi che non comunicano. E' possibile che nell'era della comunicazione dove si hanno potenzialmente accesso a milioni di informazioni in tempo reale si possa ancora parlare di economia e non di ecologia e viceversa?

Decisamente sì e non inganni il fatto che Giliberto parli di "green economy" perché è un tragico errore di parallasse. L'errore, lo diciamo come sempre da non economisti sia ben chiaro, sta nel fatto che l'economia ecologica non viene interpretata come lo strumento per rimediare ad un'economia che si è dimenticata di "star sotto" all'ecosistema, bensì come di "un settore" segnatamente detto "ambientale". Sembrerebbe così che sia possibile avere un'economia dentro la quale sta anche l'economia ecologica altrimenti detta "green economy".

Che prima, secondo Giliberto, si chiama sostenibilità e «per le imprese (era) una fonte di costo, era l'obbligo di adeguarsi alle normative o un impegno volontario per diventare un'azienda migliore», mentre oggi «è quel segmento economico che non è più una voce di costo ma diventa un'occasione di fatturato, di arricchimento (in senso stretto ma anche in senso figurato)».

Ebbene se questo fosse, va detto subito fuori dai denti, la "green economy" nasce morta. Finiti gli incentivi, finirebbe lo slancio ‘ambientalista'. E tutto tornerebbe come prima. Che significa peggio di prima se si è convinti, come lo siamo noi, che l'economia o fa i conti con l'ecologia o i conti, a gioco lungo, proprio non li farà. Può esistere un'economia senza risorse? Se da scarse diventassero zero di cosa staremmo parlando? Può esistere il turismo senza acqua? Può esistere senza un contesto non degradato? Se l'entropia non è un'ipotesi fantasiosa e quindi si accetta che "nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma degradandosi" e affondiamo l'acceleratore continuamente alla ricerca della crescita e quindi del massimo della trasformazione può sopravvivere un'economia che mira al depauperamento accelerato?

Qualcuno potrebbe risponderci che "ci pensa il mercato" a regolare queste "inefficienze" alzando i prezzi delle materie che via via scarseggeranno, ma ci pare che a questo ragionamento manchi un pezzo piuttosto consistente. E prima di addentraci in questa analisi citiamo un passaggio che ci pare fondamentale visto il pulpito, Martin Wolf, da cui arriva: «La teoria del mercato efficiente, che ha avuto un ruolo dominante nell'economia finanziaria, sostiene che tutte le informazioni rilevanti sono contenute nel prezzo. I prezzi, di conseguenza, varieranno solo in reazione alle notizie. Il movimento del mercato sarà una ‘marcia casuale'. Smithers mostra che questa conclusione è empiricamente falsa: i mercati azionari manifestano una ‘correlazione negativa seriale'. Detto in parole più semplici, ci sono maggiori probabilità che i rendimenti reali del mercato azionario siano più bassi se recentemente sono stati alti, e viceversa. Il momento giusto per comprare non è quando i mercati sono andati bene, ma quando sono andati male. ‘I mercati ruotano intorno al valore equo'».

E aggiunge: «L'effetto gregge può farli allontanare molto da questo livello. Ma alla fine, forze potenti li ricondurranno indietro. Gli alberi non crescono fino al cielo e i mercati non raggiungono valori infiniti. Quando le azioni arrivano a valutazioni assurde, gli investitori smetteranno di comprare e cominceranno a vendere. Alla fine, il valore delle azioni tornerà in linea (o al di sotto) con il valore - e gli utili di fondo - delle aziende. Anche i prezzi delle case, sul lungo periodo, saranno in relazione con il reddito».
Per poi concludere che: «La pura e semplice lotta all'inflazione e la fede nell'efficienza dei mercati si sono rivelate sbagliate. È ora di abbandonare queste convinzioni».

Chiaro no? Riportandolo sulle nostre questioni il mercato deve essere regolato anche secondo Wolf perché da solo ha dimostrato la sua inefficienza ma l'idea di fondo è che comunque lo si possa correggere e che il rimedio sia solo una questione tecnica. Dall'economia finanziaria all'economia reale il passaggio si è visto con la crisi è breve, quando si parla di soldi bruciati e conseguenti posti di lavori persi, ma resta ferma l'idea che con qualche nuovo driver o con l'innesto di liquidità l'economia reale e quella finanziaria ripartono e cancellano il passato.

Se si parla però di economia ecologica ci si accorge invece che questi passaggi ‘bruciano' risorse e l'entropia ci insegna che tornare indietro non si può: dalla frittata all'uovo non si torna e quindi per raggiungere la sostenibilità ambientale e sociale non serve la green economy se non come transizione (anche pedagogica) verso un'economy che più correttamente non dimentichi sulla base di che cosa crea ricchezza e di come la ridistribuisce.

 

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