[28/10/2009] News

L’Austria non può difendersi dalla centrale nucleare ceca di Temelin

LIVORNO. In Austria, il proprietario di un immobile può far vietare le immissioni provenienti dal fondo del vicino che superino i livelli abituali e compromettano il normale godimento dell'immobile. Però, se il disturbi ed il superamento dei livelli proviene da un impianto autorizzato in via amministrativa, il proprietario può solo chiedere giudizialmente l'indennizzo del danno effettivamente subito.

Il Land Oberösterreich dell'Alta Austria è proprietario di fondi agricoli per la sperimentazione agronomica che ospitano anche una scuola agraria che sono situati a circa 60 km dalla centrale nucleare di Temelín (nella foto), gestita dalla Čez nella vicina Repubblica Ceca, i cui lavori di costruzione sono stati avviati nel 1985 dall'allora governo della scomparsa Cecoslovacchia e che è entrata in esercizio nel 2003, ben dopo la fine del regime comunista. Secondo il Land dell'Alta Austria, «la radioattività prodotta dal normale funzionamento della centrale nucleare di Temelín o i rischi di contaminazione legati all'esercizio e all'eventuale cattivo funzionamento pregiudicherebbero durevolmente il normale uso dei suoi fondi», poer questo, insieme a proprietari di terreni privati, ha chiesto al Tribunale regionale di Linz di ingiungere alla Čez di «cessare le immissioni o i rischi di immissioni legati alle possibili radiazioni ionizzanti emanate dalla centrale, di adeguare la centrale alle norme tecniche vigenti, ovvero di chiuderla qualora fosse impossibile apportare gli adattamenti necessari».

Secondo il giudice austriaco in Austria c'è disparità di trattamento tra gli impianti con un'autorizzazione rilasciata dalle autorità austriache e quelli che hanno un'autorizzazione delle autorità di un altro Stato membro dell'Ue: «le autorizzazioni rilasciate da queste ultime non sono prese in considerazione nell'azione per la cessazione delle immissioni proposta contro il titolare delle autorizzazioni stesse». Così ha chiesto alla Corte di giustizia europea «se il principio del divieto di discriminazioni in base alla nazionalità consenta una simile disparità di trattamento e se l'autorizzazione rilasciata dalle autorità ceche per l'esercizio della centrale nucleare di Temelín debba essere riconosciuta in Austria nell'ambito di una siffatta azione giudiziaria».

La Corte ha dato torto agli austriaci rilevando che «l'attività industriale esercitata dalla centrale di Temelín rientra, segnatamente, nell'ambito di applicazione del Trattato Ceea» (Comunità europea dell'energia atomica) e che «Le imprese che gestiscono un impianto situato in uno Stato membro sono di regola imprese istituite secondo il diritto di quest'ultimo e la loro situazione è analoga a quella dei cittadini di tale Stato. Ne consegue che la disparità di trattamento a danno degli impianti che beneficino di un'autorizzazione amministrativa rilasciata in uno Stato membro diverso dall'Austria dev'essere considerata una disparità di trattamento in base alla nazionalità. Orbene, il principio del divieto di ogni discriminazione in base alla nazionalità costituisce un principio generale del diritto comunitario che si applica anche nell'ambito del Trattato Ceea».

Gli austriaci si lamentano per le conseguenza delle attività nucleari ceche, ma la Corte di giustizia ribatte che l'Ue «dispone, ai sensi del Trattato Ceea, di una competenza normativa al fine di istituire, per la protezione sanitaria, un sistema di autorizzazione che deve essere applicato dagli Stati membri. Il rilascio di autorizzazioni amministrative relative alla costruzione ed al funzionamento di impianti nucleari, nei loro aspetti relativi alla protezione sanitaria contro i pericoli per la popolazione risultanti da radiazioni ionizzanti, ricade quindi nell'ambito di applicazione del Trattato Ceea. Ne consegue che la disparità di trattamento a danno degli impianti nucleari che beneficino di un'autorizzazione amministrativa rilasciata in un altro Stato membro dev'essere esaminata alla luce di detto Trattato. La discriminazione in base alla nazionalità non può essere giustificata da obiettivi meramente economici, quale la tutela degli interessi degli operatori economici nazionali. A livello comunitario, sono state adottate talune norme fondamentali relative alla protezione sanitaria della popolazione contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti, norme il cui rispetto è stato verificato dalla Commissione europea a Temelín dopo l'adesione della Repubblica Ceca all'Ue. Peraltro, già prima di tale adesione le questioni connesse alla sicurezza di detta centrale sono state esaminate dalla Commissione e sono state oggetto di raccomandazioni e di un monitoraggio da parte di tale istituzione, al fine di portare la centrale in parola ad un livello di sicurezza nucleare comparabile a quello dei reattori analoghi situati in altri Stati dell'Unione europea».

Poi conclude con una frase veramente poco rassicurante per gli austriaci: «In caso di cattivo funzionamento del sistema di protezione introdotto in forza del Trattato Ceea, gli Stati membri dispongono inoltre di varie possibilità di azione a livello comunitario per ottenere le correzioni che potrebbero imporsi a tal riguardo», si ad incidente avvenuto...!

Ma la Corte difende il nucleare "sovietico" contro l'antinucleare land austriaco: «L'Austria non può giustificare la discriminazione effettuata nei confronti dell'autorizzazione amministrativa rilasciata nella Repubblica ceca per l'esercizio della centrale nucleare a Temelín invocando la necessità di tutelare la vita, la salute pubblica, l'ambiente o il diritto di proprietà. Infatti, il contesto normativo comunitario esistente, in cui si inserisce in parte tale autorizzazione, contribuisce per l'appunto in maniera essenziale a garantire la protezione di detti valori. Perciò, detta disparità di trattamento non può essere considerata necessaria né proporzionata ai detti fini di protezione».

Quindi, uno Stato che ha deciso di non scegliere il nucleare deve subire le conseguenze delle scelte nucleari fatte al suo confine, entrato dopo dell'Austria nell'Ue e portandosi dietro un pezzo di vetusto nucleare sovietico che ha dato prova di sé a Chernobyl... Nel nome di un'Unione europea a senso unico.

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