[30/10/2009] News toscana

I cittadini toscani e la protezione civile - aspetti informativi/comunicativi

FIRENZE. «Una delle risorse più importanti per essere in grado di affrontare eventi calamitosi è l'informazione», afferma giustamente il rapporto "I cittadini toscani e la protezione civile" (vedi link in fondo alla pagina) nell'introdurre la parte dedicata agli ambiti informativi e comunicativi. Nel corso dell'indagine sono state quindi poste agli intervistati due domande, finalizzate a capire se il cittadino fosse mai stato informato (e da chi, nel caso) sui rischi presenti nel proprio comune, e se esso avesse mai ricevuto (e da chi) le informazioni sui comportamenti da tenere in caso di emergenza.

E, come si può vedere anche dall'immagine, da questo punto di vista sembrano sussistere tuttora lacune notevoli: sono infatti l'82% i toscani che affermano di non avere ricevuto informazioni sui rischi presenti nel proprio comune (contro il 15% di risposte affermative) e l'81% quelli che ritengono di non aver ottenuto indicazioni sui comportamenti da tenere, davanti al 17% che ritiene di essere stato informato in materia.

In particolare, si evidenzia che i residenti nelle zone montane ritengono di aver ricevuto molte più informazioni sulle criticità territoriali (28% nel distretto Lunigiana-Garfagnana, 24% nelle restanti aree appenniniche situate tra le province di Lucca e Arezzo) rispetto ai distretti costiero/isolano e quello del bacino dell'Arno (entrambi 14% di informati), mentre poco sopra alla media regionale si classifica l'area omogenea senese-grossetana (17%).

Particolarmente interessante è il dato incrociato tra i rilevamenti relativi al rischio percepito nei vari comuni (vedi link in fondo alla pagina) e all'informazione ricevuta: chi ha ricevuto informazioni, infatti, "ritiene più presente, rispetto a chi non le ha ricevute, il rischio di alluvione (58,2% rispetto 48,3%), di terremoto (53,0% rispetto al 45,8%) e di frane (42,4% rispetto a 32,9%)", mentre "questa differenza tra le due sotto-popolazioni è però modesta nel caso di incidenti di origine industriale, trombe d'aria e incendi boschivi".

Ed è, quest'ultimo, un dato su cui dovrebbero particolarmente riflettere quei buontemponi che tengono sempre pronta in saccoccia l'accusa di "catastrofismo" verso chi cerca di informare la popolazione sui rischi che corre una società disattenta alla tutela del territorio e alla prevenzione ambientale, climatica e territoriale.

Ma, mettendo da parte questa considerazione, vediamo da quali canali i toscani hanno ricevuto le informazioni di protezione civile: prevalgono in questo senso fonti come i comuni (39%), le scuole (20%), la stampa (12%) e le associazioni di volontariato (11%), ma va segnalato anche il dato relativo alla fonte "protezione civile" (4%, peraltro è riportato che la risposta sulla protezione civile non era inserita tra quelle suggerite, ma comunque la fonte è stata ripetutamente citata dagli intervistati) e il 3% di informazioni ricevute "sul luogo di lavoro".

Quest'ultimo dato è analizzato anche per provincia: emerge quindi che i comuni della provincia di Livorno sembrano essere quelli più attivi in tema di informazione (il comune è fonte primaria per il 47% degli intervistati nella relativa provincia), mentre discorso opposto sembra valere in provincia di Prato, dove solo il 27% ritiene il comune fonte primaria. Ovviamente questo dato è interpretabile in varie maniere, e può essere riferito ad altre motivazioni che non alla specifica azione dei comuni. Comunque sia, le fonti di informazione comunali sono prevalenti in tutte le provincie, ma cambia la fonte che si "classifica" al secondo posto: nel lucchese sono le associazioni (18%), mentre la scuola svetta in tutte le altre province ad eccezione di quelle di Prato e Livorno, dove la seconda fonte di informazione è la stampa (rispettivamente 20 e 15%). Riguardo, infine, alle informazioni ricevute sul luogo di lavoro, pure generalmente poco diffuse come detto, svettano largamente (8%) le province di Livorno e Grosseto.

Citate le fonti, vediamo ora i canali di informazione attraverso cui i cittadini sono edotti riguardo ai rischi e ai comportamenti da tenere: in questo ambito prevalgono i volantini/depliant (31%), gli incontri/seminari (23%), la partecipazione a corsi di formazione (18%) e la lettura dei giornali e dei quotidiani (16%). Seguono, molto staccate, le esercitazioni (3%), "altri tipi" non definiti di canali (4%) e, infine, internet (1%).

Anche di questo dato sono disponibili le analisi per provincia: ed ecco che emerge che in provincia di Arezzo il canale primario di informazione sono i corsi di formazione, mentre lo sono i volantini nel fiorentino e nelle province di Livorno, Massa-Carrara, Pisa, Prato e Siena, e gli incontri/seminari nei distretti di Grosseto, Pistoia e Lucca. Al di là delle classifiche, è da sottolineare l'incidenza dell'informazione ricevuta tramite i giornali e i quotidiani nelle province di Prato (25%), Livorno (22%) e Firenze (19%), mentre molto diversi sono i dati relativi alla provincia di Massa-Carrara (8%) e a quella di Pisa (5%).

Chiudiamo questa sintesi sottolineando, tra le varie altre statistiche di notevole interesse contenute nel rapporto su toscani e protezione civile, quella relativa alle risposte ricevute alla domanda "essere informati è preoccupante o rassicurante?". Ci si potrebbe attendere che, in una società matura, questo quesito riceva risposte in direzione del fatto che "essere informati è rassicurante" nella quasi totalità dei casi. Questo perchè, anche se è ovvio che sapere che incombe un rischio sulla propria testa (o sulla propra casa) può ingenerare ansia, è ancora più ovvio come sapere che esiste un rischio, ma non sapere quale e come comportarsi in caso di emergenza, sia teoricamente ancora peggio.

Eppure, anche se la percentuale di risposte "favorevoli" all'informazione è alta (87%), destano stupore il comunque alto numero di risposte riferibili alla considerazione "essere informato mi preoccupa" (5%) e soprattutto il pari numero di risposte "mi è indifferente": emerge quindi che, se quasi 9 toscani su 10 si sentono rassicurati dalle informazioni sulle criticità territoriali esistenti, 1 su 10 non vi sono interessati o trovano preoccupante il sapere come stanno le cose.

E, tra i vari discriminanti che emergono dall'indagine, sembra proprio questo uno dei più significativi: ecco che quindi, poichè è ovvio come uno degli obiettivi di protezione civile è quello di far sì che non solo la popolazione riceva informazioni, ma soprattutto che essa sia portata a volerle ricevere (e quindi anche a cercarsele, in maniera più attiva e indipendente, o magari a fare pressione sulle autorità incaricate della diffusione), viene da pensare che uno degli ambiti operativi su cui i decisori politici debbano agire in seguito all'indagine sia proprio quello di una massiva operazione educativa, in direzione di una vera "cultura del territorio", che sia finalizzata a portare la percentuale di questi cittadini (definibili come "ignari volontari") il più possibile vicino allo zero.

Questo perchè non possiamo permetterci, in un'era in cui cresce la consapevolezza territoriale ma anche in cui i risultati in termini di dissesto derivanti dai cambiamenti climatici e da decenni di incuria e sviluppo selvaggio si manifestano sempre più, che il processo di crescita culturale che sta coinvolgendo una fetta sempre più larga di popolazione venga vanificato dalla volontaria ignoranza (o dall'indifferenza) di un toscano su 10.

In questo senso, nell'indagine manca una domanda fondamentale, che forse non avrebbe avuto senso porre agli intervistati, ma che comunque è: "lei ha mai compiuto abusi edilizi? Lei ha mai effettuato tagli abusivi di aree boschive? Lei ha mai compiuto prelievi idrici non autorizzati in aree sottoposte a subsidenza?". Ecco, viene proprio da pensare che se queste domande fossero state fatte (e ipoteticamente potessero aver ricevuto risposta sincera, anche se è ovvio che così non sarebbe stato), le risposte positive sarebbero giunte in stragrande maggioranza proprio da coloro che hanno affermato di preferire, in sostanza, di non voler ricevere informazioni, o di esserne indifferenti.

E, se per l'87% di toscani che vuole essere informato la strada da seguire è quella di una implementazione del sistema informativo (e comunicativo, in direzione di una maggiore partecipazione civica anche in questo senso), per quel 10% si rende necessaria in primo luogo, come detto, una forte azione educativa. 

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