[02/11/2009] News

Accordo Ue sul clima: si mitiga l'impegno e si adatta agli altri Paesi

GROSSETO. I due nodi principali da sciogliere al Consiglio europeo dei leader dei Ventisette sul Clima, ovvero mitigazione e adattamento hanno finito per essere le modalità con le quali l'Ue interverrà a livello internazionale: mitigherà il proprio impegno e lo adatterà alle esigenze dei paesi aderenti.

La definizione dei prossimi obiettivi di riduzione delle emissioni così come le cifre dell'aiuto pubblico dei paesi ricchi da destinare ai paesi in via di sviluppo, col doppio obiettivo di finanziare la loro riduzione delle emissioni di gas serra (mitigazione) e l'adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico (adattamento) sono infatti risolte con una soluzione piuttosto sibillina, ovvero l'impegno dell'Ue è confermato ma solo se faranno lo stesso le altre potenze mondiali.

Così per i tagli alle emissioni, così per gli impegni per gli interventi di mitigazione e adattamento.
Nelle conclusioni del Consiglio si legge infatti, in merito ai tagli delle emissioni: «L'Unione europea si adopera in prima linea per combattere i cambiamenti climatici. Si è impegnata a decidere di passare entro il 2020 a una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 quale offerta condizionale per un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, purché altri paesi sviluppati si impegnino a loro volta ad analoghe riduzioni delle emissioni e i paesi in via di sviluppo contribuiscano adeguatamente in funzione delle loro responsabilità e capacità rispettive».

Analogamente per gli impegni economici: «Tutti i Paesi, salvo quelli meno avanzati, dovrebbero contribuire al finanziamento pubblico internazionale secondo un criterio di ripartizione globale e completo, basato sui livelli di emissione e sul Pil, per rispecchiare sia la responsabilità delle emissioni globali sia la capacità contributiva, con un peso significativo sui livelli di emissione».

Il Consiglio poi, approva la stima della Commissione di circa 100 miliardi di euro entro il 2020 quale costo totale della mitigazione e dell'adattamento dei Paesi in via di sviluppo, ma questa cifra sarà «da sostenere mediante la combinazione dei loro sforzi, il mercato internazionale del CO2 e i finanziamenti pubblici internazionali» solo «sulla base di un'equa ripartizione degli oneri a livello globale in linea con il criterio di ripartizione che deve essere convenuto dalle parti».
Quindi si approva quanto era stato accordato dalla Commissione ma si mitiga e si adatta sulla base delle esigenze dei singoli stati e all'esito del vertice di Copenhagen.

Una decisione presa anche in risposta alle preoccupazioni di molti paesi a causa della crisi in corso e delle difficoltà specifiche nella riduzione dell'inquinamento da parte dei Paesi dell'Europa centrale e orientale, che hanno con forza rivendicato il timore di dover pagare quote troppo alte di questi aiuti e hanno posto la condizione di poter continuare anche dopo il 2012 ad usare i propri 'crediti di emissioni', accumulati durante la deindustrializzazzione post comunista nei primi anni '90.

Per il momento, quindi, solo un accordo di massima, come era preventivato, ma un'ulteriore «importante opportunità sprecata per rilanciare il negoziato di Copenhagen» come ha sottolineato Ribecca Harms, presidente del gruppo europeo The green european free allliance.

Il Consiglio europeo non rinuncia comunque a svolgere la propria leadership a Copenhagen e «approva le conclusioni adottate dal Consiglio il 21 ottobre 2009 che, insieme alle presenti conclusioni del Consiglio europeo e agli orientamenti ad esse allegati, dotano l'Unione europea di una solida posizione negoziale, la quale le consentirà di svolgere un ruolo costruttivo nella fase conclusiva del processo di negoziazione, in particolare su temi fondamentali quali finanziamento, trasferimento di tecnologie, adattamento, mitigazione e buona governance» e invita per questo «la presidenza ad adottare le misure necessarie per mantenere una solida posizione negoziale in tutto il processo» ma «riesaminerà la situazione nella riunione di dicembre per prendere le decisioni che si impongono alla luce delle prime fasi della conferenza di Copenaghen».

Tutto rimandato al vertice di Copenhagen quindi, che come paventato anche da parte dell'Onu stessa, e alla luce di quanto sta accadendo,potrebbe rivelarsi molto al di sotto delle aspettative. 

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