[03/11/2009] News

Servizi idrici: la Lombardia si sta muovendo verso la privatizzazione

FIRENZE. Mentre è in atto la campagna "Salva l'acqua" promossa dal Forum italiano dei Movimenti per l'acqua contro l'art. 15 del D.L. 135 che favorisce la privatizzazione del servizio idrico in tutta Italia, mentre in Puglia pare si punti alla ripubblicizzazione del servizio, in Lombardia sembra che la direzione di marcia sia completamente opposta. Molte province lombarde si apprestano a mettere a gara i servizi idrici. «Ancora una volta la Lombardia si appresta ad essere un modello di sperimentazione che anticipa l'indirizzo del Governo nazionale sul piano della privatizzazione dei servizi idrici» denuncia il Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua, che poi evidenzia la labilità della politica.  I sindaci referendari (di centrosinistra e centrodestra), avevano ottenuto con la legge n. 1/2009 votata all'unanimità dal Consiglio regionale lombardo, l'introduzione della possibilità per i comuni di mantenere proprietà, gestione ed erogazione dell'acqua in capo a società interamente pubbliche. Ma la maggioranza di centrodestra, che aveva sostenuto le richieste referendarie, dopo aver conquistato le amministrazioni di diversi comuni della Lombardia, punta ora ad affidare ai privati l'erogazione dei servizi idrici. Questa situazione, informano dal Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua, si sta delineando nell'Ato (Ambito territoriale ottimale) della provincia di Pavia, Varese, Como Lecco e Cremona. Anche in provincia di Milano il rischio è quello della messa sul mercato di almeno il 40% del pacchetto azionario di "Amiacque", la società attualmente a totale capitale pubblico, che eroga il servizio idrico a ben 2,4 milioni di milanesi (capoluogo escluso) e  la stessa proposta di cessione di quote ai privati sembra stia avvenendo per la "SAL", l'azienda  pubblica della provincia di Lodi. Quindi le amministrazioni di  centrodestra scelgono il modello dell'impresa mista con ingresso delle società private anticipando in tal modo l'orientamento del Governo contenuto nell'art. 15 del D.L. 135, in discussione in queste ore al Senato.

«Ma in Lombardia il processo di privatizzazione avviene in un quadro legislativo più che incerto- spiegano dal Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua-  La legge regionale della Lombardia consente infatti ai comuni la scelta per il mantenimento della gestione pubblica ed al contrario l'affidamento tramite gara è già stato contestato dall'Antitrust e dall'allora Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche (Co.Vi.R.I.)». Tra l'altro lo stesso Comitato di vigilanza a maggio aveva bocciato il Piano d'ambito approvato dall'Ato di Pavia, poiché "incentiva a incrementare le vendite dell'acqua in violazione del principio di un uso sostenibile della risorsa e di una politica di risparmio" e "non prevede un limite massimo di crescita annuale delle tariffe" e aveva annunciato di presentare un ricorso straordinario al Capo dello Stato per il suo annullamento. «L'ATO di Pavia, anziché attendere l'esito del ricorso, ha preferito accelerare l'apertura della gara, alla quale si presenterà anche un'associazione di imprese locali che sembra verrà (paradossalmente) aperta alla multinazionale francese Veolia». Il  Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua, rivolgendosi direttamente ai cittadini e ai sindaci chiede che senso possono avere le richieste di maggiore autonomia e di federalismo fiscale se  saranno espropriati delle loro competenze sull'acqua: «la Lega si è mobilitata ed ha concorso alla modifica della legge regionale della Lombardia ed ha sostenuto il modello di gestione diretta dell'acqua da parte dei comuni, ci chiediamo perché a livello nazionale ha sostenuto l'art. 15 con l'accordo Calderoli-Fitto che introduce l'obbligo di cedere ai privati (e quindi alle imprese multinazionali) la gestione di beni comuni, in primis l'acqua, che appartengono ai territori». Secondo il Contratto Acqua, in presenza di questo scenario incerto sia a livello regionale a seguito dei ricorsi in atto, sia a livello nazionale a causa dell'art. 15 in discussione al Parlamento, in Lombardia il sistema più sicuro è l'affidamento diretto di tutto il servizio idrico ad aziende totalmente pubbliche.

 

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