[04/11/2009] News toscana

Toscana: meno auto e pił trasporto pubblico. Signanini: bene Memorario e Lam, ma agire sul rispetto delle regole nelle strade

FIRENZE. La crisi del mezzo pubblico che, secondo quanto riporta il "Sole 24 ore" di oggi, sta colpendo le regioni del centro-nord Italia, non sembra incidere sulla Toscana: dati Isfort relativi al confronto tra il 2007 e il 2008 attestano infatti che l'uso del mezzo pubblico cala in termini di incidenza percentuale in Umbria (dal 4,9 al 3%), Emilia Romagna (dall'8,6% al 7,3) e Marche (dal 6,7 al 4,8%), mentre aumenta, sia pure di poco (dall'8,8 al 9%), in Toscana. Dinamica analoga, ma opposta, avviene riguardo al mezzo privato (si intende la sola automobile), il cui uso è aumentato nelle tre regioni citate (Umbria +1,1%, Emilia +1,7%, Marche +4,8%), mentre in Toscana è calato dell'1%, cioè dal 63,4 al 62,4%. Per l'uso della moto si segnala invece un aumento dell'incidenza percentuale in Toscana (dal 7,6 al 9,1%) e in Umbria (dal 3,6% al 5,2), una diminuzione nelle Marche (dal 3,1% al 2,5), mentre il dato è stabile in Emilia.

Su scala nazionale, l'uso del mezzo pubblico sale dal 9,6 al 10,2%, quello del mezzo privato scende di 1,2 punti percentuali, dal 65,4 al 64,2%, ed è stabile il dato sull'uso delle due ruote motorizzate (4,5%). Considerando invece la domanda generale di mobilità, il confronto tra il 2007 e il 2008 indica a livello nazionale un aumento del 3,7% del numero totale di spostamenti giornalieri (tutti i dati citati sono riferiti ad un giorno feriale medio). A livello regionale si evidenzia un aumento del dato in tutte le regioni del centro-nord (Emilia +1,9%, Umbria +7,1, Marche +10,1), mentre la richiesta di mobilità in Toscana cala dello 0,9%.

Ma perché questa discrepanza, sia in termini di modalità di spostamento, sia in termini di richiesta generale di mobilità, tra la Toscana e le altre regioni citate? Lo abbiamo chiesto a Sergio Signanini, consigliere della onlus "Firenze in bici" e membro del direttivo di Legambiente Firenze.

Secondo Signanini, «il dato toscano relativo a un minor uso dell'auto può essere dovuto, oltre che ad un aumento dei costi per la mobilità, alla sempre crescente difficoltà per la sosta (e forse anche ad un miglioramento del servizio di trasporto pubblico), al maggior utilizzo della motocicletta e della mobilità dolce. Dai dati del "Sole 24 ore" emerge infatti che in Toscana sono radicati, rispetto ad altre realtà, l'utilizzo della motocicletta/ciclomotore, ma anche l'andare a piedi o in bicicletta. A mio parere, ciò è dovuto all'aggressività del traffico cittadino, che spinge il cittadino a scegliere, invece dell'auto, la mobilità dolce, quella motorizzata su due ruote o il trasporto pubblico.

Riguardo a quest'ultimo, va detto che (almeno per quanto attiene al sistema ferroviario) esso in Toscana ha una diffusa articolazione, e che iniziative come il Memorario hanno migliorato sia l'uso del treno, sia l'intermodalità. Poi, sempre per il tpl, c'è l'innovazione rappresentata dalle L.a.m. (linee ad alta mobilità), già introdotte a Prato, Pisa e in altri centri minori: il progetto sta avendo - sembra - una buona efficacia, ed era stata fatta anche una proposta (da parte della lista "Altracittà", nda) per introdurre l'iniziativa a Firenze, ma è di difficile applicazione per motivi legati alla morfologia del territorio».

Come agire per evolvere ulteriormente il funzionamento e l'utilizzo del trasporto pubblico, quindi?

«Andrebbero semplicemente fatte rispettare le regole: si usano le auto, si usano le moto, ma se non lo si fa rispettando le regole i primi a rimetterci sono proprio il tpl, i pedoni e le biciclette. Con una politica di rispetto delle regole credo che non sarebbero necessari nemmeno ulteriori interventi infrastrutturali: occorre contrastare i parcheggi in doppia fila e le soste in corsia preferenziale, prima di tutto.

Sostenere una logica di mobilità più dolce significa anche contrastare l'aggressività che sempre più impera sulle strade, e quindi favorire la vivibilità di una città anche dal punto di vista sociale. Ma la prima cosa è, appunto, far rispettare le regole, e in particolare porre un limite alla condizione attuale, che vede una eccessiva libertà per i motorini a causa anche della carenza di controlli: pensiamo ad esempio alla passerella tra l'Isolotto e le Cascine, a Firenze, che è chiusa al traffico veicolare anche a due ruote. Ma quando non ci sono i vigili a presidiarla, si vede che solo il 50-60% dei ciclomotoristi conduce il veicolo a mano, mentre un altro 30% resta in sella, ma perlomeno va adagio. E poi c'è un 10% di persone che sfrecciano sulla passerella in barba a qualsiasi divieto, e ad alta velocità.

 

Come Legambiente e come Firenzeinbici abbiamo chiesto ai consiglieri comunali di proporre una mozione, appunto, per contrastare questa eccessiva libertà di cui godono i motorini e le moto, ma occorre ricordare che in città, quando in passato fu proposto un piano per i motorini, addirittura si è formata una specie di "partito delle due ruote motorizzate". Occorre capire, peraltro, che la questione investe anche ambiti legati all'educazione civica: se pensiamo al fatto che i principali utilizzatori delle due ruote a motore sono gli adolescenti e gli stranieri, occorre domandarsi che cosa può pensare un adolescente o uno straniero se vedono che in generale i motorini e le moto non rispettano le regole: io credo che davanti a questi comportamenti, e alla tolleranza con cui sono accettati dalle autorità, l'adolescente e lo straniero non possano che pensare "se queste sono le regole, allora anch'io mi comporterò così"».

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