[05/11/2009] News

Cina: consumi “americani” dei nuovi ricchi e lotta al global warming

LIVORNO. Pechino ha ospitato il China Energy and Environment Summit organizzato dal Financial Times e dalla Camera di Commercio Internazionale Cina (Ccoic), uno degli ultimi incontri internazionali "specialistici" per i decision maker ambientali prima della Conferenza sul clima di Copenaghen. Come ha spiegato il Financial Times, si è discusso «delle grandi sfide ambientali che affliggono la Cina, degli ultimi sviluppi della sua politica per le energie pulite e del potenziale non solo di un accordo a Copenaghen, ma anche di una cooperazione internazionale a più a lungo-termine per garantire che le soluzioni in fase di sviluppo per le energie rinnovabili possano raggiungere il loro pieno potenziale».

Il summit internazionale aveva un tema impegnativo: "Energia pulita, futuro dell'umanità, responsabilità comune" e si è diviso in sessioni di lavoro che hanno affrontato argomenti altrettanto importanti: La politica ambientale della Cina e la continua ricerca della sicurezza energetica; L'energia eolica, l'energia solare e le  altre soluzioni sostenibili; il carbone pulito: può il Carbon capture and storage diventare redditizio per la Cina?; Produzione di energia elettrica; Smart grid: un impegno enorme ma essenziale; Green buildings ed eco-cities: una risposta alla massiccia urbanizzazione? Le auto elettriche: la Cina si propone il dominio globale?; Gas: una parte crescente del mix, ma a quale prezzo? L'energia nucleare - al centro, ma può avere un maggiore impatto? Finanziamento delle tecnologie pulite: il ruolo delle banche, green funds, venture capital e carbon markets.

Ma le domande di fondo alle quali intendeva rispondere il summit organizzato da erano ancora più impegnative ed interessanti per il governo di Pechino: la Cina sarà un leader mondiale delle tecnologie pulite? L'ambiente può rimanere una priorità quando l'economia è sotto pressione e la domanda di energia continua a crescere?

La risposta data da Li Junfeng, direttore aggiunto dell'Istituto per la ricerca energetica per la Commissione di Stato per lo sviluppo e la riforma della Cina, è abbastanza sorprendente e preoccupante perché svela una situazione politico-sociale che mette in discussione l'efficacia stesse delle politiche avviate dal governo cinese: «I comportamenti individuali che nocciono all'ambiente sono diventati degli ostacoli reali alla lotta contro il cambiamento climatico. Sarà più difficile cambiare i comportamenti e le abitudini di consumo delle persone che produrre energie pulite. In questi ultimi anni, i nuovi ricchi della Cina, come i consumatori americani, preferiscono acquistare dei veicoli grandi consumatori di carburante, degli appartamenti più grandi e dei climatizzatori più potenti, il che comporterà delle gravi conseguenze. Fino ad oggi, la maggioranza delle soluzioni proposte per lottare contro il cambiamento climatico sono state finanziarie o tecnologiche. Hanno dimenticato un fattore cruciale: il comportamento individuale».

Secondo Bernice Lee, direttrice per la ricerca dell'Energy, environment and resource governance del Royal institute of International affairs britannico «I cambiamenti dello stile di vita saranno difficili da modificare a breve termine», anche se ha riconosciuto che «La Cina ha politiche impressionanti ed ha fatto seri sforzi per il risparmio energetico,la conservazione dell'energia e per il miglioramento dell'efficienza energetica. La Cina è realmente impegnata ad affrontare l'impatto dei cambiamenti climatici, e lo dimostra con la sua strategia nazionale».

Quindi, bene le politiche globali cinesi, ma i nuovi attori economici del comunismo turbo-capitalista sono ormai un fattore determinante per l'economia quanto un elemento "anarchico" per la pianificazione delle politiche climatiche e ambientali della Cina. Il matrimonio tra l'arricchitevi ed il socialismo della società virtuosa è pieno di piccoli tradimenti che possono trasformarsi in un divorzio tra la politica dirigista e la classe dei nuovi facoltosi, aumentando non solo le già enormi disparità di reddito tra ricchi e poveri, ma anche quelle dei comportamenti generali "virtuosi" voluti dal governo e quelli da "liberi tutti" dei neo-danarosi, che poi sono in gran parte la classe di governo ed i loro figli e protetti.

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