[05/11/2009] News

Navi dei veleni e container affondati: incongruenze e cattivi pensieri

GROSSETO. Nonostante le precisazioni arrivate questo pomeriggio dal Ministero dell'Ambiente di cui diamo notizia nell'articolo successivo, qualche cattivo pensiero resta: stiamo forse pagando per affossare le indagini? Pare quasi un paradosso infatti la vicenda delle navi dei veleni, che sulle coste calabresi si è conclusa con un niente di fatto. «Quel relitto non è il Cunski, ma una nave passeggeri affondata nel 1917, di nome Catania, silurata il 16 marzo 1917, nel corso della prima guerra mondiale, da un sommergibile tedesco» ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, decretando con queste affermazioni anche la fine delle indagini in Calabria. E ci sposta adesso a Maratea, dove viene a questo punto il dubbio che l'esito sia analogo.

Quindi se non si trovano vuol dire che non ci sono. Come per i rifiuti speciali le cui quote smaltite o portate a trattamento non corrispondono a quelle che si stima vengano prodotte. Non ci sono e il problema è chiuso, dove sono andate a finire e perché poco importa.

In Toscana intanto almeno i container si trovano.

La notizia data a luglio da greenreport della denuncia da parte degli ambientalisti di Green Ocean che a bordo della Thales avevano avvistato una nave portacontainer con una delle gru in funzione in mezzo al mare, ha svelato infatti ieri tutta la sua fondatezza.

La nave Alliance, una delle imbarcazioni della Nurc (Nato Undersea Research Center), una delle tre organizzazioni di ricerca della Nato a sostegno delle 28 nazioni aderenti, ha infatti individuato attraverso l'utilizzo di un sonar ad alta definizione un oggetto inabissato nella stessa area di mare che gli ambientalisti avevano segnalato come area di manovre da parte della portacontainer, che ha le caratteristiche di un container: un oggetto a forma di parallelipedo di 20 piedi e posto a circa 120metri di profondità.

L'intervento dell'Alliance è avvenuto per conto del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, in maniera del tutto gratuita, grazie ai rapporti di collaborazione scientifica  già in corso per il progetto di ricerca Argomarine. Una sorta di scambio di piaceri dato che l'area in cui è stato trovato l'oggetto che potrebbe essere il container rilasciato a luglio o qualche altro scaricato in chissà quale altra occasione è anche fuori dai confini di pertinenza dell'Ente: quindi il Parco è intervenuto partendo dalla segnalazione raccolta e divulgata da Legambiente e ha chiesto al Nurc di mettere a disposizione le sue attrezzature scientifiche per verificare se davvero il nostro mare è utilizzato come discarica,  come pare ormai in maniera incontrovertibile.

Allo stesso risultato ci sarebbe magari arrivata anche la Scialoja, dove pare avessero già avuto segnali postivi dal sonar nella stessa area, ma di cui avrebbero dovuto accertare la natura.
Solo che lo strumento si è guastato, impedendo di fare ulteriori accertamenti.

Viene allora da chiedersi il motivo per il quale le navi super attrezzate per fare ricerche in mare, quali sono quelle del Nurc- visto che nascono proprio per questo scopo-  non siano state contattate prima da gli altri organi istituzionali per verificare la possibilità di effettuare queste indagini. A partire dal ministero dell'Ambiente.

Oltretutto se si considera che la Leonardo, anch'essa nave da ricerca inserita nel Nurc, è di stazza alla marina militare italiana e batte bandiera tricolore e al pari dell'Alliance dotata di strumentazione più che adeguata a svolgere ricerche nei fondali marini.

Perché allora non chiedere alla Marina l'uso di queste navi per fare accertamenti sulle navi a perdere, per verificare le dichiarazioni del pentito Fonti e le altre notizie accertate in copiosi rapporti di svariate commissioni d'inchiesta parlamentari che si sono succedute in altrettanto svariate legislature?

Invece le ricerche delle navi dei veleni, che fino ad ora hanno dato risultati più che discutibili, sono state affidate dal Ministero dell'Ambiente ad una nave oceanografica, la Mare Oceano della Geolab, cui risulta che lo stato paghi un compenso pari a 47mila euro al giorno.

Una nave dotata senza dubbio di attrezzature adeguate ma che sino ad ora sono servite a mettere in evidenza quello che già si sapeva, ovvero che nei fondali di Cetraro non c'è solo la nave segnalata dal pentito Fonti, ma anche altre affondate in periodo bellico.

La Mare Oceano viene segnalata ora già sulla rotta di altre indagini da portare a termine sempre  per conto del ministero Ambiente: questa volta sulla costa lucana, a largo di Maratea, alla ricerca di un'altra nave fantasma, sempre citata, come quella di Cetraro, dal pentito della 'ndrangheta Francesco Fonti.

Sarà interessante vedere cosa emergerà in questo caso e se le ricerche porteranno a stabilire anche stavolta  la presenza di qualche altra nave mercantile inabissata nel periodo della guerra.

Sta di fatto che come appaiono incongruenti le immagini della nave avvistata dall'Oceano rispetto a quella fotografata dalla Cooperativa che ha lavorato per conto della regione Calabria, altrettanto incongruenti paiono le modalità con cui il ministero dell'Ambiente a nome del governo sta portando avanti le ricerche, che fanno pensare che assieme alle navi debbano andare a perdersi anche quelle.

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