[05/11/2009] News

Perché l'inverno italiano potrebbe diventare (temporaneamente) più freddo e piovoso?

FIRENZE. Come spiegato più volte su queste pagine da Giampiero Maracchi, e come ha ribadito il responsabile del Lamma Bernardo Gozzini nell'intervista del 16 ottobre, sulla regione mediterranea e sull'Italia incombono due fondamentali effetti climatici associati al surriscaldamento in corso nell'intero pianeta.

Il primo, che fa sì che la nostra zona climatica sia da considerarsi un "hot spot" del global warming come sostenuto in questi giorni dal centro Isac-Cnr, è legato alla relazione di causa ed effetto che sussiste tra aumento della temperatura globale e maggiore incidenza delle aree anticicloniche sub-tropicali sulle zone temperate, elemento che causa una diminuizione delle piogge sul Belpaese e un aumento locale di temperatura media.

L'altro effetto che sta avvenendo e che (pure) proseguirà sempre più al crescere del gw è quello legato alla maggiore incidenza degli scambi meridiani (cioè sulla direttrice nord-sud) di masse d'aria a parziale scapito di quelli zonali (est-ovest), normalmente prevalenti perchè indotti dalla rotazione terrestre.

In pratica possiamo attenderci che, in futuro, l'effetto "espansione delle alte pressioni" spinga sempre di più l'aria calda e stabile di origine africana verso nord, e che quindi essa incida sempre più sull'Europa e l'Italia, come nell'estate 2003, in ampie fasi di quella appena passata, o anche nel non-inverno 2006/07.

Questo effetto, però, subirà (e sta già subendo) una interazione con l'effetto "scambi meridiani" soprattutto in estate, per quanto attiene alla commistione aggiuntiva tra i due fenomeni: cioè il clima italiano è destinato, in estate, a diventare sempre più caldo e secco, perchè in estate i due effetti citati tenderanno a sommarsi. Discorso opposto, però, vale per l'inverno: finchè l'effetto "alta pressione" non diventerà insuperabile a causa di una (purtroppo probabile) intensificazione del global warming, è da attendersi che gli inverni a venire siano più probabilmente caratterizzati da una spiccata dinamicità, analogamente a quanto avvenuto l'inverno passato in cui l'effetto "scambi meridiani" è stato prevalente e anche particolarmente intenso, come testimonia il fatto che la stagione invernale scorsa è stata giudicata tra le più piovose degli ultimi 200 anni.

Se si comprende come un aumento degli scambi meridiani comprenda, quindi, non solo una maggiore capacità di risalita dell'aria calda e stabile da sud, ma anche una più facile discesa di aria fredda e instabile da nord, si può capire come sia plausibile attendersi, in questo autunno-inverno appena iniziato e nelle stagioni a venire, una stagione particolarmente dinamica dal punto di vista meteorologico, e quindi spiccatamente piovosa e anche (relativamente) fredda.

Poi naturalmente va ricordato che sul clima influiscono mille altri fattori che non solo i movimenti delle masse d'aria (citiamo ad esempio il Nino, gli altri fenomeni ciclici multiannuali, e i cicli solari), ma comunque è indubbio come sulle dinamiche meteorologiche che incidono sul clima italiano la "dialettica" tra l'effetto "alte pressioni" e quello "scambi meridiani" sia uno dei fattori più influenti.

E' quindi plausibile, ribadiamo, che le stagioni invernali negli anni a venire, almeno finchè il gw non dovesse causare "a vallle" una eccessiva incidenza dell'effetto "alta pressione" (come avvenne appunto nel non-inverno 2006/07, e come comunque potrebbe avvenire in qualsiasi anno da ora in poi, vanificando questo ragionamento), potrebbero essere simili a quella scorsa in termini di piovosità e temperature (relativamente) fredde, a causa della sempre maggiore incidenza degli scambi meridiani.

Questo elemento, che spesso è preso sottotraccia e su cui (come ha affermato anche Gozzini, che ha indicato nello studio riguardo agli scambi meridiani una delle strade che la ricerca climatologica percorrerà sempre più in futuro) necessitano studi più approfonditi, è di fondamentale importanza per capire come, paradossalmente, i prossimi inverni italiani potrebbero essere più freddi e piovosi della media proprio a causa del surriscaldamento globale.

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