[09/11/2009] News toscana

Il punto sulle politiche ambientali e territoriali della Regione

PISA: Mentre si affilano i ferri in vista della prossima scadenza elettorale nella scelta degli uomini e dei programmi forse è necessaria qualche più precisa messa a punto sulle politiche ambientali della e per la nostra regione. Con una premessa d'obbligo e cioè che la Toscana è stata per lungo tempo e meritatamente un punto di riferimento - potremmo dire anche un ‘modello'- nazionale per il governo del territorio.

Negli ultimi anni però in ragione innanzitutto dei profondi mutamenti nazionali e internazionali della situazione il quadro è cambiato e sarebbe bene capire perché e in che cosa specialmente se vogliamo uscirne coerentemente anche con la ‘nostra' tradizione.

Noi ci siamo trovati, infatti, al centro di polemiche nazionali portate avanti anche da personalità di grande prestigio con l'accusa di avere messo a repentaglio il nostro straordinario patrimonio paesaggistico, di avere ceduto all'incalzare di una cementificazione che ha fatto e sta facendo danni ovunque. Tutto ciò ha avuto come sfondo il venir meno quasi senza colpo ferire di norme e politiche nazionali importantissime prima della legge sul suolo e poi della pianificazione dei parchi e delle aree protette e della gestione del paesaggio che in Toscana avevano giocato un ruolo particolarmente rilevante.

La partita sembra così essersi sempre più spostata su terreno urbanistico senza peraltro nessuna innovazione come conferma il fallimento della legge Lupi naufragata in parlamento e per fortuna.

Insomma dopo i disastri dell'urbanistica contrattata le politiche e le norme rivolte alla programmazione e pianificazione sono diventate sempre più desuete e per evitare sorprese sono state appunto seriamente lesionate senza incontrare - dobbiamo ripeterlo - risposte e reazioni degne di rilievo. A fronte di questo contesto in cui in barba a qualsiasi strombazzato federalismo si è rilanciato e spesso con successo un recupero centralistico burocratico anche in materie, appunto, come l'ambiente e il paesaggio che da sempre è competenza esclusiva dello stato che nessuno peraltro ha mai insidiato.
E la cosa sorprendente e sconcertante è che questo recupero ministeriale ha fatto abbassare la guardia anche in regioni come la nostra.

Se prendiamo la nota vicenda di Monticchiello da cui prese le mosse un vero tam-tam nazionale, troviamo conferma come in un area protetta regionale (fasulla) tutto abbia ruotato intorno non già alla mancanza di un progetto pianificatorio complessivo della Val d'Orcia pur fregiata dal titolo dell'Unesco, ma su chi aveva concesso i permessi.

Chiusa la partita su questo fronte riconoscendo che è bene che a decidere sia Roma (perché di questo si è trattato) non è accaduto più niente. Ed anche l'esigenza di sgombrare il campo con la nuova legge regionale sui parchi da ogni equivoco su cosa sono e debbono essere -e non per finta- le aree protette anche di interesse locale previste solo in Toscana, non è accaduto nulla tanto è vero tutto è incomprensibilmente e colpevolmente fermo.

Insomma anziché trarne stimolo e sollecitazione a rilanciare strumenti e occasioni pianificatorie non ancorate esclusivamente alla filiera corta degli enti con confini amministrativi ma anche quelli operanti su scale ambientali più adeguate ed efficaci, si è rafforzato quanto di negativo sotto questo profilo c'era già nella legge regionale sul governo del territorio del 2005 che a pianificazioni come quella dei parchi regionali istituti dalla stessa regione riservava un ruolo sempre più marginale.

Il PIT e ancor più le schede le schede sul paesaggio approvate in questa stagione segnata da profonde incertezze confermano e accentuano questo rinculo programmatorio. E non basta dire che siamo contro la rendita e a favore del fare per cavarsela, perché è proprio il fare e il fare correttamente che spesso latita su questioni così delicate. Per dirla tutta abbiamo avuto e abbiamo un governo del territorio in cui la parte del leone l'ha fatta e la fa la gestione urbanistica con gli e effetti che sarebbe azzardato per chiunque definire o ritenere soddisfacenti.

Qui anche se non vogliamo tornare ad essere un modello ma una realtà che può giocare e tornare a giocare un ruolo nazionale c'è da cambiare e non poco. E nel momento in cui si torna a discutere -anche dopo il voto sulle mozioni congressuali- di programmi e candidati non sarebbe bene dimenticarsene. Ad allarmare non possono essere solo i casi giudiziari qualunque esito essi abbiano, ma anche il fatto che dietro ci sono sovente scelte discutibili e comunque non prese nel (e con il) partito e soprattutto in un contesto da cui troppo spesso abbiamo visto ignorate o quasi gli effetti sul suolo, l'agricoltura, il paesaggio, la condizione dei fiumi e così via.

E qui non basta dire che siamo contro l'imbalsamazione del territorio che è cosa viva perché proprio per questo la sua gestione deve riuscire e tenere insieme quella molteplicità di aspetti e profili che anche in Toscana sono andato pesantemente appannandosi. Ciò richiede naturalmente un coinvolgimento vero e diretto dei cittadini specie in una regione tra le poche che si è dotata di una legge sulla partecipazione che finora però non mi sembra sia stata messa alla prova se non con qualche piccola esercitazione. Senza questo coinvolgimento anche la rivendicazione di un ambientalismo del fare che rifiuta i no pregiudiziali ti fa sfornare schede sul paesaggio come quella riguardante Boccadarno dove si sta costruendo un porto nell'ambito di un progetto più ampio che scaturisce in buona misura dal piano del parco di San Rossore approvato molti anni fa in cui ci si limita a dire; bella visione delle Apuane. Dire bischerate non aiuta certo nessun tipo di ambientalismo.

Ecco perché il ripensamento serio di questa situazione in vista anche delle ravvicinate scadenze politiche ed elettorali non può certo essere affidato a qualche frangia ‘verde' dentro o fuori del partito. Economia e ambiente non marciano più separate prima se ne prenderà atto meglio sarà.
Renzo Moschini

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