[16/11/2009] News

Nucleare: se lo conosci lo eviti. Una battaglia per il diritto al futuro

Non c'è sostanzialmente niente di nuovo in questo libro riguardo alle conoscenze sull'energia nucleare e alle  motivazioni per cui il ritorno al nucleare nel nostro paese è una scelta sbagliata.

Il merito è semmai quello di aver messo in fila da parte di un non tecnico - come lo stesso Bersani ammette (è un filosofo) - tutte le ragioni che dimostrano l'assoluta inconsistenza degli argomenti portati a favore della tecnologia nucleare e di sottolineare tutti gli effetti collaterali che questa  scelta potrebbe comportare nel nostro paese (ma non solo) e documentare che tutti possono intervenire nel dibattito per sfatare il fatto «di far credere alle persone che l'argomento del nucleare è un argomento talmente complesso che va delegato ai tecnici».

«Ho voluto scrivere senza essere un tecnico un libro sul nucleare -dice Bersani- esattamente per dare il messaggio contrario, perché nucleare vuol dire energia, vuol dire organizzare la produzione, il consumo e gli stili di vita delle persone, vuol dire parlare della vita, é quindi qualcosa di cui tutti dobbiamo poter discutere, dobbiamo poter conoscere gli elementi fondamentali, perché non è una cosa che può essere delegata ai tecnici, che siano filonucleari o che siano antinucleari; è una cosa che riguarda come noi immaginiamo la società del futuro, e quindi dobbiamo tutti poter partecipare alle decisioni che verranno prese».

Come un altro elemento di merito è il sostenere che di questo tema si possa e si debba discutere, ma anzi che su una scelta del genere è bene che si diano tutti gli argomenti necessari a poter sostenere una discussione e quindi optare per una scelta consapevole.

«A me non spaventa che uno voglia ridiscutere sul nucleare. Cioè non userei come argomento il fatto che siccome 22 anni fa abbiamo vinto i referendum che dicono "basta con il nucleare" di questo non si può più discutere» dice Bersani, e aggiunge «si può discutere di tutto, basta che però venga stipulato un patto: se tutto il popolo italiano ha deciso l'uscita dal nucleare, qualsiasi ridiscussione non la può decidere il solo presidente del consiglio ma dobbiamo essere tutti reinterpellati con le conoscenze adeguate per poter consapevolmente decidere tutti quanti».

Il terzo elemento cui fa riferimento Bersani, ovvero che sia un dibattito tutto italiano, e che nel resto d'Europa e del mondo sia un tema ormai messo nel cassetto, pone invece qualche perplessità, dal momento che - al di là di quanto saranno poi in concreto i nuovi impianti che verranno realizzati- l'argomento della necessità di optare per l'energia nucleare per far fronte ai cambiamenti climatici è invece un tema che sta prendendo sempre più forza a livello internazionale tanto che l'opzione nucleare potrebbe entrare anche  far parte del mix utilizzabile per frenare il riscaldamento globale nel prossimo vertice di Cophenagen.

 Il libro parte dalla storia del nucleare e dalla sua diffusione nel mondo e racconta anche la parentesi (non ancora chiusa per la presenza delle vecchie centrali ancora da smantellare e le scorie da collocare) di questa tecnologia energetica nel nostro paese. E mette anche in risalto come la storia del nucleare civile sia storicamente legata all'uso militare sconfessando quello che viene definito «uno dei cavalli di battaglia dei fautori del nucleare civile» ovvero la «presupposta separazione dall'utilizzo militare». Perché «oggi nel mondo sono presenti 439 centrali per l'uso civile dell'energia nucleare e sono contemporaneamente presenti qualcosa come 36.500 testate nucleari» e perché «qualsiasi paese in possesso di centrali nucleari può diventare in breve tempo una potenza nucleare» ed «ancor più significativo è il fatto che le industrie che producono i componenti delle centrali nucleari siano anche le produttrici delle bombe atomiche».

Un ulteriore  motivo per contrastare la scelta del nucleare civile è allora anche perché è «l'unico modo per evitare la proliferazione del nucleare militare». Gli altri motivi cui si appella Bersani sono l'assoluta inconsistenza degli argomenti - che l'autore definisce bugie- portati a  favore dei nuclearisti, e che smonta con il ricorso a quanto esiste in letteratura.

La prima delle bugie è che il nucleare sia una fonte di energia pulita  e del futuro. Intanto- dice Bersani- sostenere che «l'energia nucleare è l'energia del futuro quando esiste da sessant'anni significa tentare un'operazione ideologica» e motiva questa sua asserzione con i  dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea), che sostiene che l'attuale  contributo dell'energia nucleare alla produzione dell'energia elettrica,  pari al 16%, scenderà al 13% nel 2030. Perché gli stessi fautori dell'energia nucleare prevedono che il suo contributo sia in discesa? Perché  le attuali  439 centrali nucleari coprono il 16% della produzione di energia elettrica (il nucleare serve a produrre solo questa branca di energia) che è solo il 20% dell'energia mondiale prodotta.

Quindi quando il ministro Scajola dice che nel progetto del governo si vuole utilizzare il nucleare per coprire il 25% del fabbisogno energetico intende dire il 25% della produzione di energia elettrica che è un quinto dell'energia complessiva, ovvero che il nucleare, fatto con gli obiettivi del governo, contribuirà al 5% di tutta l'energia di cui si ha bisogno.

Inoltre se  consideriamo anche che la vita media delle centrali nucleari sia  intorno ai trent'anni, solo per mantenere l'attuale livello di produzione nucleare l'Oxford Research Group, (un centro-studi inglese) , ha calcolato che dovrebbero essere costruite 92 nuove centrali nucleari entro il 2015, 192 entro il 2025, 325 entro il 2030; cioè se costruiamo tutte queste centrali nucleari nel 2030 abbiamo la stessa produzione di energia nucleare di oggi, perché nel frattempo la gran parte delle centrali esistenti deve essere chiusa,  anche considerando di voler forzare la loro vita facendole lavorare un po' più a lungo di quello per cui sono state costruite. «Da qui, dire che l'energia nucleare è l'energia del futuro è semplicemente una follia» ne deduce quindi Bersani rifacendosi anche al fatto che lo stesso rapporto dell'Oxford Research Group, conclude dicendo che ciò è assolutamente impossibile.

C'è poi il problema della fonte di carburante, ovvero l'uranio, la cui presenza nel pianeta è estremamente limitata. Anche prendendo le tesi degli scienziati più possibilisti, che dicono che la disponibilità  - con l'attuale livello di sfruttamento- finirà nel 2030-2035 e anche ammettendo di recuperare tutto quello disperso nelle rocce si potrà arrivare al 2070.  Quindi la domanda è se vale la pena intraprendere un percorso tecnologico per trovarci, anche nell'ipotesi più possibilista tra 30 - 40 anni a non avere più il combustibile necessario a sostenerlo.

Oltre al fatto che rimarrebbe intatta la nostra dipendenza dalle fonti combustibili, dal momento che l'Italia non ha giacimenti d'uranio. 

Rispetto poi al fatto che il ricorso al nucleare è necessario per contrastare  il riscaldamento globale perché non produce emissioni di CO2, Bersani riporta uno studio del Massachussets Institute of Technology che spiega che "le centrali nucleari non le trasportano con un elicottero e poi le calano; le centrali nucleari sono una filiera: c'è l'estrazione dell'uranio, c'è la costruzione delle centrali, c'è il funzionamento delle centrali, e c'è la dismissione delle centrali". Quindi valutando non solo la produzione energetica ma l'intera filiera, dall'estrazione di uranio sino allo stoccaggio delle scorie e al loro riprocessamento,  emerge che non è affatto vero che il ricorso al nucleare permette di non emettere Co2. Dall'ipotesi  più rigida secondo la quale un kwh prodotto da energia nucleare, dal punto di vista delle emissioni di CO2,  è equivalente a un kwh prodotto da gas naturale, a quella più possibilista secondo cui sarebbe di un 5% in meno, anche questa bugia viene sfatata.

Non manca la favola della quarta generazione che a detta degli stessi scienziati che ci lavorano non sarà pronta prima del 2040 e che comunque non risolverà né i problemi di sicurezza «che saranno presenti in ogni fase di un processo che utilizza minerali radioattivi» e senza scorie «che non saranno mai eliminate completamente per ragioni fisiche».

L'altra bugia che Bersani disvela è quella del fatto che il nucleare sarebbe economicamente competitivo. Anche in questo caso le motivazioni per confutare l'affermazione della presunta competitività economica sono quelle conosciute: gli esempi dei costi assolutamente più elevati rispetto a quanto preventivato per le centrali in costruzioni in Francia e in Finlandia, l'intervento dello stato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare, i dati cui sono arrivati i ricercatori del Mit che prevedono al 2030 un costo di produzione nucleare di 76,8 dollari per Mwh, decisamente superiore a quello dell'eolico (67,9 $), del gas (57,2$) e del carbone (53,7$).

Per confutare la presunta sicurezza del nucleare, Bersani non utilizza tanto il fatto che vi possano essere incidenti ( che comunque ci sono in continuo anche se di piccola portata) quanto il fatto che  le centrali emettono radiazioni nel loro funzionamento ordinario.

Per questo si è ricorsi al concetto di "dose massima ammissibile", ovvero quella percentuale di mortalità e di morbilità - quindi di morti e di malati - che non superi una soglia da rendere il rapporto costi-benefici sfavorevole. 

L'altro elemento utilizzato per mettere in evidenza che i rischi ci sono è l' accordo fatto dal 1959, fa, tra l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e l'Aiea), in cui si sancisce che tutte le indagini dell'Oms sugli effetti delle radiazioni da nucleare possono essere fatte solo con il consenso dell'Aiea, contravvenendo a quanto sta scritto nello stesso  statuto dell'organizzazione mondiale della sanità che le sue indagini non sono sottoponibili a nessun tipo di condizionamento esterno.

Da cui Bersani deduce che nessuno può fare indagini indipendenti sulle radiazioni atomiche e interpreta così la posizione tesa a minimizzare i danni umanitari discendenti dall'incidente di Chernobyl.

All'ultima bugia che non ci sono alternative Bersani risponde sia con il fatto che i tempi che abbiamo a disoposizione per il riscaldamento del pianeta mal si collimano con quelli del nucleare e con i dati ormai accreditati che le energia rinnovabili non sono più una chimera e che anzi offrono opportunità eccezionali sia in termini occupazionali, sia come elemento di democratizzazione energetica ricorrendo alla distribuzione diffusa. Anche se- sottolinea Bersani- «la prima prioritaria alternativa deve basarsi su un forte e importante risparmio energetico».

Infine c'è la grande problematica che riguarda le scorie e che al di là del problema attuale di non sapere dove e come smaltirle ne pone un altro, morale, riguardo al nostro lascito alle future generazioni. Quindi la conclusione cui arriva il libro, e che sta già nella prefazione, è che l'uso del nucleare è «simbolo della riproposizione del dominio incontrollato dell'uomo sulla natura, dell'appropiazione privata ad uso di profitto delle risorse naturali, del pregiudizio sulla riproducibilità delle condizioni stesse di vita sul pianeta». Per questo va bocciato senza se e senza ma.

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