[18/11/2009] News

Il Forum dei movimenti sociali sul summit Fao: no agli Ogm e all'industrializzazione di cibo e vivente

ROMA. Comincia con la frase di Tashunka Witko «Uno non vende la terra sulla quale cammina il suo popolo» la dichiarazione del Forum dei movimenti sociali, Ong e organizzazioni della società civile in parallelo al Summit Fao sulla sicurezza alimentare tenutosi a Roma e del quale riportiamo gli stralci più significativi.

Al Forum, tenutosi a Roma dal 13 al 17 novembre, hanno partecipato 642 persone di 93 Paesi in rappresentanza di 450 organizzazioni di contadini, piccoli pescatori, pastori popoli autoctoni, Ong... ha sollecitato un nuovo approccio alla situazione drammatica che vede ormai un miliardo di persone affamate: «La sovranità alimentare è la soluzione alla tragedia nel nostro mondo. La sovranità alimentare implica la trasformazione del sistema alimentare attuale al fine di assicurare che i produttori di alimenti dispongano di un accesso equo così come della gestione della terra, delle acque, delle sementi, della pesca e della biodiversità agricola.

Tutti hanno il diritto e la responsabilità di prendere parte à alla presa di decisioni sul mondo della produzione e della distribuzione degli alimenti. Gli Stati devono rispettare, proteggere e soddisfare il diritto all'alimentazione, in quanto diritto a disporre di alimenti adeguati, disponibili, accessibili, culturalmente accettabili e nutrienti. Gli Stati hanno l'obbligo di fornire un'assistenza in caso di urgenza, senza che questo non avvenga a detrimento della Sovranità alimentare e dei diritti umani. Le misure di urgenza devono mobilitare le risorse al livello più localmente possibile e non deve servire ad obbligare i Paesi ad accettare gli Ogm . L'alimentazione non deve mai essere utilizzata come un'arma politica».

Il Forum dei movimenti attira l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani dei popoli vivono nelle zone di Guerra e sotto occupazione i situazioni di crisi e chiede alla comunità internazionale di opporsi all'espulsione di intere popolazioni per sfruttare le loro terre e le loro risorse, alla manipolazione demografica ed al trasferimento delle popolazioni. «Noi dichiariamo il nostro sostegno al nuovo Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale, insistendo sull'impegno preso dai Capi di Stato presenti al Summit della Fao, davanti a questa insistenza, nella loro dichiarazione».

Il nuovo Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale una nuova istituzione dell'Onu che dovrà applicare conoscenze, prospettive, buone pratiche quotidiane che sono state ignorate o dimenticate per troppo tempo. «Noi affermiamo ce il Diritto all'alimentazione rappresenta il riferimento centrale che deve guidare tutti gli elementi di lavoro del Comitato per la sicurezza alimentare - si legge nella dichiarazione del Forum - Noi esprimiamo le nostre preoccupazione riguardo al finanziamento appropriato della Csa. Noi ci appelliamo agli Stati membri della Fao perché concretizzino i loro impegni politici per un finanziamento adeguato alle ambizioni del suo programma di lavoro.

Noi constatiamo che c'é ancora molto lavoro da fare all'interno della Csa per assicurare la coerenza tra le diverse componenti della governante globale sull'alimentazione e l'agricoltura. A questo riguardo, siamo estremamente preoccupati per il programma globale agricolo e della sicurezza alimentare della Banca Mondiale i cui meccanismi di governance appaiono non democratici, opachi e che conducono a riprodurre gli errori del passato. Fino a che l'Organizzazione mondiale del commercio privilegia gli interessi commerciali a detrimento dei marginalizzati e dei malnutriti, la fame persisterà nel mondo».

Il Forum dice che bisogna fare affidamento sul sistema di approvvigionamento ecologico che già nutre la grande maggioranza degli abitanti del pianeta: «Le nostre pratiche guardano all'alimentazione dei popoli e non all'arricchimento dell'industria. Esse sono di natura sana, diversificata e locale e sono suscettibili di mitigare il cambiamento climatico. Noi ci impegniamo a rafforzare e promuovere il nostro modello ecologico di approvvigionamento alimentare nel quadro della Sovranità alimentare, mirante a nutrire l'insieme delle popolazioni, comprese quelle delle zone marginali quali quelle dei piccolo Paesi insulari e le zone costiere. Le nostre pratiche, dando la priorità all'alimentazione locale, riducendo al minimo lo spreco e le perdite non generando I Danni causati dal sistema di produzione industriale. L'agricoltura contadina, di natura resilente, può adattarsi e mitigare il cambiamento climatico. Noi insistiamo però sulla necessità di escludere l'alimentazione e l'agricoltura dal mercato dei diritti delle emissioni di carbonio. Noi vogliamo difendere e sviluppare la nostra biodiversità agricola, ittica ed animale di fronte alla commercializzazione aggressiva del vivente, dell'alimentazione e della conoscenza che facilitano le "nuove rivoluzioni verdi". Noi reclamiamo una moratoria mondiale sugli Organismi geneticamente modificati. I governi devono proteggere i loro mercati interni. Le noostre pratiche richiedono politiche di gestione dell'offerta per assicurare la disponibilità degli alimenti e garantire dei guadagni decenti e dei prezzi giusti».

Il Forum vuole nuove leggi per un nuovo modello partecipativo ed ecologico che sia frutto di un'alleanza tra agricoltori, piccoli produttori, trasformatori, scienziati, istituzioni, consumatori, che rimpiazzi l'approccio produttivistico del Codex Alimentarius ed accorci le distanze tra produttori e cittadini. Un nuovo concetto di alimentazione che metta l'accento su nutrizione e diversità dei regimi alimentari mortificate dal sistema industriale della produzione alimentare e dall'accaparramento delle terre da parte delle multinazionali finanziarie che fa il paio con la crescita dei "senza terra" e la crisi alimentare mondiale e che è parte della deforestazione, dell'appropriazione di mari ed oceani, dell'acqua dolce e delle zone costiere.

Per questi le Ong chiedono riforme agrarie globali con le quali garantire il controllo delle comunità sulle loro risorse naturali, ma anche uguaglianza di genere, diritto alla terra per donne e giovani, accesso all'acqua che deve restare un bene comune non assoggettabile al mercato.

Gli stati devono anche garantire i diritti dei piccoli pescatori, dei pastori, dei popoli autoctoni e tribali che troppo spesso scacciati dalle loro terre da grandi concessioni per piantagioni ed acquacoltura industriale e da progetti turistici o infrastrutturali.

«Noi respingiamo I diritti di proprietà intellettuale sul vivente - si legge nella dichiarazione - compresi quelli sulle sementi, le piante e gli animali. I monopoli biologici de facto, rendendo sterili le sementi e le razze, devono essere banditi. Dobbiamo mantenere il controllo sui semi. Vogliamo mantenere le pratiche di libero scambio e di salvaguardia di sementi e razze. Valorizziamo le nostre conoscenze tradizionali come pescatori, pastori, popoli autoctoni e contadini e continueremo a sviluppare questi saperi per nutrire le nostre comunità in maniera sostenibile. I nostri canti e i nostri racconti esprimono la nostra cosmogonia e sono importanti per mantenere la relazione spirituale con le nostre terre».

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