[24/11/2009] News

Gas serra: l'agricoltura intensiva dell'Ue annulla l'assorbimento di CO2 dei pozzi di carbonio naturali

LIVORNO. Uno studio realizzato nell'ambito del programma Carboeurope e finanziato dalla Commissione europea con 16,3 milioni di euro, e dai vari paesi dell'Ue per oltre 30 milioni di euro, paradossalmente potrebbe nettere molto in imbarazzo l'Europa a Copenhagen e stravolgere tutte le cifre che solo ieri hanno sostenuto le decisioni del Consiglio dei ministri europei.

Nature Geoscience pubblica lo studio "Importance of methane and nitrous oxide for Europe's terrestrial greenhouse-gas balance" frutto del lavoro di ricercatori provenienti da 17 Paesi europei che hanno collaborato all'Integrated Project CarboEurope, diretto da Detlef Schulze, del Max Planck Institute per la biogeochimica di Jena, in Germania che hanno steso il primo bilancio globale dei gas serra in Europa. La ricerca si basa su due stime indipendenti: una che riguarda l'atmosfera ed una basata sugli ecosistemi terrestri.

Nel loro studio i ricercatori evidenziano che «I negoziati sui cambiamenti climatici, allo scopo di ridurre le emissioni nette di gas serra, incoraggiano la riduzione diretta delle emissioni e i contributi ai Paesi per i loro "greenhouse-gas sinks" terrestri. L'assorbimento di anidride carbonica da parte degli ecosistemi ha compensato quasi il 10% delle emissioni europee da combustibili fossili, ma tutto questo non può essere accreditabile in base alle norme del Protocollo di Kyoto. Anche se questo trattato riconosce l'importanza delle emissioni di metano e protossido di azoto, la ricerca scientifica si è concentrato in gran parte sulle emissioni di biossido di carbonio.

Qui passiamo in rassegna le recenti stime dell'anidride carbonica europea, i flussi di metano e protossido di azoto tra il 2000 e il 2005, utilizzando sia stime top-down basate su osservazioni atmosferiche che stime bottom-up ottenute da misurazioni basate al suolo. Entrambi i metodi di rendono analoghi flussi di gas serra, il che suggerisce che le emissioni di metano dalle materie prime e le emissioni di protossido di azoto provenienti dai seminativi agricoli sono completamente compensati dal pozzo di biossido di carbonio rappresentato da boschi e praterie.

Come risultato, il saldo per tutti i gas serra di tutta la biosfera terrestre in Europa è quasi neutro, nonostante il sequestro di carbonio nelle foreste e praterie. Il trend verso un'agricoltura più intensiva può trasformare la superficie delle terre emerse europee in una notevole fonte di gas serra. Lo sviluppo di politiche di gestione del territorio che mirano a ridurre le emissioni di gas serra deve essere una priorità».

Secondo quanto scrive la Max Planck Society, «Di tutte le emissioni globali di anidride carbonica, meno della metà si accumulano nell'atmosfera nella quale contribuiscono al riscaldamento globale. Il resto è imprigionato negli oceani e dagli ecosistemi terrestri, come le foreste, praterie e le torbiere. Stimolare questo "free service" degli ecosistemi acquatici e terrestri è considerato uno dei principali, ed immediatamente disponibili, modi per ridurre i cambiamenti climatici. Tuttavia, la nuova contabilizzazione dei gas serra ha rivelato che, dopo tutto, per il continente europeo questo servizio non è gratuito».

Il nuovo "bookeeping effort" europeo ha confermato l'esistenza nelle foreste europee e praterie di un pozzo di potente carbonio che assorbe 305 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, in grado di compensare il 19% delle emissioni da combustibili fossili. «Tuttavia - spiegano i ricercatori - i terreni agricoli e il drenaggio delle torbiere emettono CO2 che cancella una parte di questo assorbimento. Il risultato netto dei sink di CO2 del continente europeo è di 274 milioni di tonnellate di carbonio ogni anno, solo il 15% delle emissioni generate dai combustibili fossili. Ma questo equilibrio è ancora incompleto, in quanto durante la gestione di tutti gli ecosistemi europei, o come prodotto della gestione del territorio, vengono rilasciati atri potenti gas serra, per esempio l'ossido di azoto da fertilizzanti applicati a pascoli e coltivazioni, il metano da ruminanti e torbiere. Queste emissioni, in precedenza trascurate, di gas serra da uso del suolo annullano quasi interamente i carbon sink, lasciando alla compensazione svolta dal paesaggio solo circa il 2% delle emissioni di CO2 provenienti da famiglie, trasporti e industria».

Per l'Ue a 25 va ancora peggio rispetto al dato generale dell'intera Europa: «Qui, anche se le foreste e praterie sono in grado di compensare il 13% della CO2 emessa dalla combustione di combustibili fossili, le emissioni di potenti gas serra da emissioni agricole e dalle miniere di carbone riduce l'efficacia dei pozzi di carbonio della superficie terrestre a 111 milioni di tonnellate di carbonio all'anno, che è solo l'11% della CO2 emessa dai combustibili fossili. Però, dal momento che le emissioni di protossido di azoto sono relativamente più alte nell'Unione europea, la sua superficie terrestre si presenta come una fonte di gas serra da 34 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Questo aumenta effettivamente di un altro 3% le emissioni da combustione di combustibili fossili».

Le Figaro ha definito questo primo bilancio dei flussi di anidride carbonica dell'Unione Europea «Un'altra tegola sull'agricoltura intensiva». Infatti mentre nella stragrande maggioranza delle regioni del pianeta questi scambi hanno un saldo negativo di CO2, il bilancio europeo evidenzia che nell'Ue le emissioni di N2O e di CH4 prodotti dalle colture e dall'allevamento superano l'assorbimento di CO2 da parte di foreste e praterie. Il protossido d'azoto è prodotto dalla degradazione dei fertilizzanti chimici, mentre il metano è rilasciato nell'atmosfera dal processo digestivo del bestiame e dai loro escrementi. Gli ecosistemi terrestri dell'Ue rilasciano così complessivamente più gas serra di quanti non ne assorbano. Il bilancio è di poco migliore sull'insieme del continente, Turchia, Ucraina e Bielorussia comprese.

Quindi, nella classifica mondiale dell'assorbimento di CO2 l'Ue si ritrova in fondo: in tutto il pianeta la metà dei gas serra di origine antropica è assorbita dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri. Gli Usa hanno una performance migliore dell'Ue, perché i loro ecosistemi terrestri assorbono circa il 25% delle emissioni di CO2 (0,4 miliardi di tonnellate agli 1,7 miliardi di tonnellate emesse). Dallo studio emerge che le politiche climatiche dell'Ue non possono limitarsi a ridurre le emissioni di CO2 prodotte da industria e trasporti, ma devono anche migliorare l'assorbimento degli ecosistemi.

Rimangono comunque molte incertezze, a cominciare da un aumento del 50% della produzione di metano e protossido d'azoto, Philippe Ciais, coautore dello studio e responsabile del Laboratoire des sciences du climat fa notare che «Sono stati fatti notevoli passi avanti, e l'Ue è l'unica a poter fornire una simile abbondanza di informazioni su questo meccanismo tanto complesso. La realizzazione di un'estesa rete di stazioni atmosferiche di rilevamento e di postazioni per la misurazione dei flussi permetterà di ridurre le incertezze e di dettagliare con precisione la situazione a livello delle singole regioni europee».

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