[24/11/2009] News

Un miliardo e mezzo di persone vive senza corrente elettrica

LIVORNO. Mentre il mondo si appresta a discutere a Copenhagen di come fare a ridurre lo spreco energetico del mondo dei consumi globalizzati, tutto questo risulta probabilmente completamente estraneo, sideralmente lontano, forse alieno, per un quarto dell'umanità.

Secondo il rapporto "The energy access situation in developing countries" del programma Onu per lo sviluppo (Undp), redatto con il supporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell'International energy agency (Iea), un miliardo e mezzo di persone vivono ancora nelle tenebre, senza elettricità, l'80% delle quali nei Paesi meno sviluppati dell'Asia meridionale e dell'Africa sub-sahariana, mentre la metà dell'umanità, 3 miliardi di persone, non ha accesso a servizi energetici moderni.

Cifre che svelano l'abisso che divide i poveri dagli agiati, un fossato che probabilmente non si riuscirà nemmeno a ridurre nelle lucenti sale di Copenhagen che possono permettersi il lusso di essere alimentate dalla "green energy" della ricchissima Danimarca.

Il rapporto Undp guarda lontano rispetto al nord opulento del pianeta che si lamenta per una crisi che a Kampala sarebbe scambiata per la cornucopia dell'abbondanza, si inoltra nelle notti scure dei Paesi poverissimi per scoprire che metà degli esseri umani del pianeta è esclusa dal dibattito sul progresso umano che infiammerà il nostro già caldo pianeta a Copenhagen. Quello che sognano è una lampadina accesa e non sanno niente di energia verde perché la loro realtà quotidiana è fatta di pesanti carichi di acqua e cibo trasportate sulle spalle degli uomini e sulle teste delle donne, di mancanza di mezzi di trasporto, di povere cucine a carbonella che rovinano la salute, in villaggi e baraccopoli dove petrolio, gas ed elettricità sono un sogno.

Presentando il rapporto, il direttore delle politiche per lo sviluppo dell'Undp, Olav Kjorven, ha detto: «Dobbiamo garantire che il fabbisogno energetico di queste persone sia al centro di un nuovo accordo sul clima». Ma per farlo bisognerebbe dimezzare la percentuale di persone che vivono in condizioni di povertà entro il 2015, cioè rispettare il primo degli 8 Obiettivi del millennio per lo sviluppo che la crisi e l'egoismo dei ricchi sembrano allontanare sempre di più.

Inoltre, con la crescita della popolazione 1,2 miliardi di persone in più avranno bisogno di accesso all'elettricità e due miliardi di persone avranno bisogno di accedere ai combustibili moderni, come gas naturale o gas di petrolio liquefatto.

Intanto, 2 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell'esposizione al fumo da cucine funzionanti a biomasse e carbone, il 99% nei Paesi in via di sviluppo. Nei paesi meno sviluppati e nell'Africa sub-sahariana, la metà di tutti i decessi da polmonite nei bambini sotto i cinque anni e delle malattie polmonari croniche e il cancro ai polmoni negli adulti sono attribuibili all'utilizzo di combustibili solidi, rispetto al 38% dei Paesi in via di sviluppo in generale.

«Ampliare l'accesso all'energia è fondamentale per affrontare la povertà globale. Deve succedere al costo più basso e nel modo più pulito e più sostenibile possibile, per aiutare i paesi in via di sviluppo a creare un percorso di sviluppo low-carbon» spiega Kjorven.

Aie, Undp e Oms hanno unito le forze per affrontare la povertà energetica in tutto il mondo in via di sviluppo. Il recente World Energy Outlook 2009 intende dare impulso alla questione dell'energia e metterla al centro dei prossimi negoziati di Copenaghen, dettagliando le misure pratiche necessarie per un futuro energetico sostenibile nel quadro di un accordo globale sul clima.

«E' giunto il momento di fare la necessarie scelte difficili per combattere i cambiamenti climatici e migliorare la sicurezza energetica globale e, allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare gli 1,5 miliardi di persone che non hanno accesso all'energia elettrica nel mondo in via di sviluppo - ha detto Fatih Birol, economista capo dell'Iea - Il World Energy Outlook 2009 dimostra che contenere i cambiamenti climatici è possibile, ma richiede una profonda trasformazione del sistema energetico globale. Mi auguro di vedere un segnale forte inviato da Copenhagen per il settore dell'energia, che dia il calcio di avvio a questa trasformazione».

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