[26/11/2009] News

La Fao approva il trattato contro la pesca illegale

ROMA. La Conferenza di governo della Fao ha approvato un nuovo per impedire l'accesso ai porti alle imbarcazioni coinvolte nella Illegal, unreported and unregulated fishing (Iuu), la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Il termine Iuu è usato per descrivere una vasta gamma di attività di pesca vietate da leggi e convenzioni nazionali ed internazionali. Secondo la Fao «le violazioni più comuni sono la pesca senza licenza e l'uso di attrezzature vietate, seguite dall'inosservanza delle stagionalità della pesca e delle aree protette, e la cattura di specie vietate o di esemplari giovani».

L'"Accordo sulle misure dello stato d'approdo per vietare, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non segnalata" entrerà in vigore dopo la ratifica da parte di almeno 25 paesi, ma già 11 Membri della Fao (Angola, Brasile, Cile, Indonesia, Islanda, Norvegia, Samoa, Sierra Leone, Stati Uniti, Ue,ed Uruguay) hanno già sottoscritto il trattato subito dopo la sua approvazione.

Firmando il trattato i governi si impegnano a vietare, scoraggiare ed alla fine eliminare la pesca Iuu, anche con misure che proteggono i loro porti contro le imbarcazioni coinvolte nella pesca illegale, bloccando così l'ingresso del pescato illegale nei mercati internazionali. Gli Stati di approdo sono i Paesi costieri che hanno porti dove i pescherecci attraccano per scaricare o trasbordare il pescato, o dove fanno rifornimento di viveri, combustibile etc, che ora dovranno effettuare davvero i controlli per autorizzare o meno l'ingresso nel porto ai pescherecci stranieri, che vengono ispezionati per determinare se sono stati coinvolti nella pesca illegale e negare l'attracco a quelli che vi sono stati coinvolti.

La pesca illegale danneggia l'intera filiera della pesca mondiale e rischia di portarla al collasso in diverse parto del mondo «Anche perché scoraggia chi la pratica invece in modo responsabile - spiega lòa Fao in un comunicato - E questo è un problema molto serio per tutti coloro che dipendono dalla pesca come fonte di cibo e di reddito. Le più comuni pratiche di pesca illegale sono: operare senza autorizzazione, pescare specie protette, usare tipi di attrezzature fuorilegge e non osservare le quote di cattura. Esistono modi per combattere la pesca illegale in mare aperto, ma sono spesso costosi e difficili da mettere in pratica, specialmente per i paesi in via di sviluppo, data l'estensione delle distese oceaniche da monitorare ed i costi per la tecnologia necessaria. Per questo le misure a livello di porto d'approdo sono ritenute uno dei modi migliori e più efficaci di combattere la pesca Iuu».

La Fao spiega che «Sarà il primo trattato internazionale vincolante centrato specificatamente su questo problema. Sarà anche il solo che nella lotta contro la pesca Iuu arruola per così dire anche gli stati "non di bandiera", insieme agli stati di bandiera, che sono i primi ad essere responsabili per la condotta dell'imbarcazione in alto mare». I Paesi di bandiera sono quelli che immatricolano e concedono il diritto di battere la bandiera nazionale alle navi commerciali che operano in mare aperto, inclusi i pescherecci. L'imbarcazione navigano "sotto la bandiera" di quel paese e sono obbligati a rispettarne leggi e regolamenti.

Secondo Ichiro Nomura, vice direttore generale della Fao, del dipartimento pesca, «Questo è il più importante trattato internazionale sulla pesca dall'accordo Onu del 1995 sugli stock ittici. Si tratta di una vera e propria pietra miliare. Non dovremo più fare affidamento esclusivamente sull'abilità delle nazioni che pescano per monitorare il comportamento delle imbarcazioni battenti la loro bandiera in mare aperto. Adesso i Paesi si impegnano a prendere provvedimenti per identificare, dare informazioni e negare l'ingresso a chi contravviene alle norme ai porti di approdo. Da questa porta di servizio grazie a questo trattato internazionale non si potrà più entrare».

Le misure chiave che gli stati firmatari del trattato si impegnano ad attuare sono:

1) I pescherecci stranieri che vogliono attraccare dovranno chiederne l'autorizzazione in anticipo, fornendo tutte le informazioni sulle attività che svolgono e sul pescato che hanno a brodo - questa darà l'opportunità alle autorità competenti di scoprire le irregolarità.

2) Gli Stati d'approdo ispezioneranno con regolarità le imbarcazioni, secondo normative standard prestabilite. L'esame dei documenti di bordo, il controllo delle attrezzature di pesca e del pescato ed anche controllo dei precedenti dell'imbarcazione, sono tutti elementi che possono rivelare se l'imbarcazione in questione è coinvolta nella pesca illegale.

3) Gli Stati d'approdo devono anche assicurare che i porti siano adeguatamente equipaggiati e che coloro che sono addetti alle ispezioni ricevano una formazione adeguata. Quando ad un'imbarcazione viene negato l'ingresso, gli stati d'approdo devono rendere pubblica quella informazione e le autorità nazionali del paese di bandiera devono intervenire.

Queste misure sono state concepite per i pescherecci stranieri non battenti bandiera nazionale, tuttavia i paesi possono anche applicarle alle proprie flotte. Le parti firmatarie sono obbligate a monitorarne regolarmente l'applicazione, con un riesame complessivo generale dopo quattro anni dall'entrata in vigore dell'Accordo.

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