[27/11/2009] News

Rigassificatore di Zaule (Trieste): Via e Vas che vai, e mancanze che trovi....

GROSSETO. Il rigassificatore di Zaule, vicino Trieste, al confine con la Slovenia. fa parte del pacchetto degli impianti di cui è stato presentato il progetto, in assenza di alcun piano energetico che definisse quale fosse il fabbisogno e dove fosse stato utile realizzarli.
Le aziende che hanno interesse a realizzare questo tipo di impianti vanno avanti quindi in maniera del tutto autonoma, senza cioè che esista alcun tipo di programmazione nazionale, spesso presentando più progetti in territori diversi per riuscire a portarne a casa almeno uno. Così come l'impianto di rigassificazione off-shore proposto sempre a Trieste da Endesa, passato poi di mano a Eon.

Il rigassificatore di Zaule, proposto dalla società spagnola Gasnatural è uno di quelli che hanno ottenuto il via libera da parte della Commissione Via e quindi dai ministri dell'Ambiente Prestigiacomo e dei Beni culturali Bondi, che hanno firmato un decreto di compatibilità ambientale con la richiesta, però, di documentazione aggiuntiva, per chiarire una serie di aspetti particolarmente spinosi.

Tra questi, come recentemente aveva sottolineato il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia, il piano di caratterizzazione dell'area destinata all'impianto, i parametri sulla portata e la temperatura dei getti d'acqua calda dall'impianto al mare, oltre a monitoraggi sull'ecosistema marino, da avviare prima che il rigassificatore parta.
Documenti che ancora il gruppo iberico non ha presentato e che sono attesi anche da parte della regione per poter avere la possibilità di riavere voce in capitolo.

«È alla luce delle risposte a quelle richieste di chiarimento che formuleremo in modo puntuale e informato il nostro parere - ha detto l'assessore regionale De Anna -. Intanto però ribadiamo la nostra perfetta sintonia con la linea del governo. Noi siamo favorevoli al rigassificatore di Zaule perché lo riteniamo un intervento importante, se non determinante, per lo sviluppo del territorio».

Ma non la pensa così il governo sloveno che ha fortemente protestato riguardo a questo progetto, minacciando di portare l'Italia davanti alla Corte Europea per la violazione delle norme ambientali e della tutela del territorio. A cui il trestino sottosegretario all'Ambiente Menia ha risposto accusando a sua volta il governo sloveno di opporsi alla realizzazione del terminal di gas di Trieste non per "le conseguenze ambientali che ci potrebbero essere in Slovenia", ma per interessi meramente economici. «La Slovenia utilizza le motivazioni ecologiche e climatiche perché come un velo copre certe cose, anche loro stanno nascondendo delle ragioni economico-commerciali».

Scaramucce che le associazioni ambientaliste friulane non vorrebbero vedere risolversi in un accordo di non belligeranza tra i due governi: «Non vorremmo- ha detto Michele Tonzar responsabile di Legambiente Friuli Venezia Giulia - che la Slovenia potesse accettare il rigassificatore in cambio del parere favorevole dell'Italia all'ampliamento della centrale nucleare di Krsko».

Legambiente è contraria a entrambi i progetti, il rigassificatori di Zaule e l'ampliamento della centrale nucleare di Krsko, mentre, dice Tonzar «abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere dell'impianto off-shore, che al momento però è rimasto in sordina».
Certo è che in merito all'impianto di Zaule sono tante le informazioni che la spagnola Gasnatural dovrebbe fornire sul al progetto, che pare essere- oltretutto- in molte parti assai lacunoso.

Le conclusioni del tavolo tecnico transfrontaliero, formato da numerosi docenti universitari e da un chimico sloveno che ha lavorato per conto del sindacato Uil dei Vigili del Fuoco e che ha concluso ieri a Trieste il proprio lavoro, non lasciano dubbi sulla carenza di informazioni nel progetto Gasnatural e si chiedono come è possibile- alla luce di questo- che le autorità preposte al ministero possano aver accettato di esprimersi su quel progetto .

I dubbi, tanti e preoccupanti, riguardano i macroscopici errori di cartografia, di calcolo, di analisi del vento e dei fondali marini, il fatto che l'impianto debba prelevare quotidianamente 800 mila metri cubi di acqua al giorno rimettendola in natura raffreddata di 5°centigradi. Non solo, in molte parti la traduzione dallo spagnolo stravolge il testo originale e appare non firmata dunque senza valore legale.

Ma soprattutto desta preoccupazione, secondo il tecnici del tavolo, il posizionamento dell'impianto ad alto rischio a poche centinaia di metri da altre strutture già sottoposte alla legge Seveso come impianti ad alto rischio d'incidente rilevante: la Ferriera, la centrale a turbogas, la fabbrica di formaldeide,il metanodotto, i depositi Siot, l'inceneritore, che -sottolineano i tecnici del tavolo «in caso d'incidente o atto terroristico provocherebbero con effetto domino un enorme disastro umano e ambientale».

E, si chiedono ancora «perché si fa credere alla gente che il gas raffreddato se fugge dall'impianto evapora senza rischi? Al contrario, diventa una nube pesante e soffocante, a rischio d'incendio».
Una raffica di dubbi pesantissimi sull'impianto sintetizzata dal coordinatore del tavolo con parole forti: «Noi conosciamo i rischi - ha detto Adriano Bevilacqua - non possiamo accettare che un'impresa proponente dia un progetto senza accurata analisi dei rischi, noi l'abbiamo fatta e il risultato è agghiacciante».

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