[30/11/2009] News

Scienza e chiacchiere: a 10 giorni da Copenhagen, il Climategate impera sui media…

FIRENZE. "Cerca su Google: global warming". E i risultati sono: tre link di wikipedia, poi suggerimenti per ottenere immagini, e subito dopo Google news, come normalmente avviene su temi analoghi e come visibile nell'immagine a fianco. Ma..a dieci giorni dal vertice di Copenhagen, ecco che le notizie che Google considera principali sono, nell'ordine: «Mentre si avvicina il summit di Copenhagen, il Climategate perseguita il dibattito sul global warming» (fonte: Christian science monitor), «il Climategate non farà sparire il Gw, al di là di quello che..»  (fonte: Telegraph), e «Media silenti sullo scandalo del Global warming» (Fox news).

... E l'articolo potrebbe anche finire qui, nel senso che da una parte la notizia è questa, e dall'altra parte cascano le braccia a vedere che su un tema determinante come il surriscaldamento globale, dopo Wikipedia, sui risultati del principale motore di ricerca le prime notizie non provengono da siti di approfondimento scientifico o comunque di impostazione divulgativa, ma da comuni media. Il motivo, lo sappiamo, è legato al funzionamento dell'algoritmo su cui si basa l'ordine che Google adotta per le sue ricerche, su cui hanno influenza determinante il numero di link da cui è raggiungibile la pagina e le "tag words" presenti.

Ma comunque, che siano algoritmi o "casualità", i primi tre risultati che si ottengono cercando "global warming" su Google non sono notizie legate alle fondamentali questioni politiche che sarannno affrontate a Copenhagen, e nemmeno informazioni, approfondimenti, divulgazione scientifica.

No: le prime tre notizie parlano, da vari punti di vista, di questo benedetto Climategate. E, appunto, la notizia è questa e non c'è molto altro da dire, se non che ce l'aspettavamo, e che ciò dimostra solo quanto Greenreport aveva già affermato sul fatto che la notizia fosse sostanzialmente finalizzata alla creazione di titoli ad effetto. Titoli che addirittura - potenza degli algoritmi - sono più forti delle dichiarazioni di Obama, di Pachauri, della Cina, dell'India.

Anche perchè - come pure era da aspettarsi - col passare dei giorni dalle migliaia di e-mails rubate non sta venendo fuori niente di più di quanto era emerso a caldo: le maggiori polemiche si sono incentrate, in questi giorni, sulla figura di Michael Mann (a capo dello staff autore del famoso "Hockey stick", un grafico sulla ricostruzione delle temperature che ha avuto grande diffusione in passato, che è stato accusato da molti di essere errato, e che poi è stato rimesso in discussione dallo stesso Mann), attualmente direttore dell'Earth system science center, centro di studio climatologico e geologico.

In generale, comunque, ad ora non sembra emerso niente di significativo dalla vicenda, come era da aspettarsi, e nemmeno sulle azioni di Mann stesso e dei vari altri noti ricercatori le cui corrispondenze private sono state trafugate e sottoposte allo screening di persone alla ricerca delle parole e delle frasi adatte da estrapolare dal contesto, rimescolare e pubblicare in titoli sensazionalistici. Certo, quanto emerso apre le porte ad un (ulteriore) dibattito su metodi e criteri inerenti alla comunicazione scientifica, climatica e ambientale: ma - ad ora - niente di più.

Ma ciò che avviene nella realtà dei fatti non è quello che sembra ad una qualsiasi persona che in questi giorni cerchi notizie in rete sul tema centrale (il global warming e la sua influenza sulla politica energetica e quindi economica) di una conferenza che potrebbe rappresentare una pietra miliare nella politica del clima. Perchè ciò che conta è parlare del Climategate, come se il global warming si fosse fermato. E invece, peraltro, anche quest'anno, secondo i dati Noaa, è pressochè certamente destinato a classificarsi tra i dieci più caldi dall'inizio delle misurazioni, anzi probabilmente tra i primi 5 anche se i dati ancora non sono disponibili.

Ma questo il navigatore non lo verrà a sapere dalla prima pagina del principale motore di ricerca. E non troverà in prima pagina di Google la volontà dell'India di partecipare ad un accordo ambizioso, e nemmeno le dichiarazioni di Obama. No, c'è da parlare del Climategate, altro che le dichiarazioni di Obama.

E', questa vicenda, un triste esempio di come la divulgazione scientifica, anche sulla rete "ufficiale" oltre che sul web 2.0 e in generale sui media, tenda a non avere sufficiente eco davanti al flusso alluvionale della non-informazione basata su ignoranza, qualunquismo, deliri complottistici. O - ancora peggio - davanti alla finta "doppia verità sul clima" che si appoggia su dubbi scientifici effettivamente esistenti ma che è sostanzialmente orchestrata, manipolata o perlomeno ingigantita strumentalmente dagli eserciti della disinformazione di matrice politica.

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