[01/12/2009] News

La proposta col trucco del Canada per non tagliare le sue emissioni record

LIVORNO. Al vertice di Porto of Spain del Commonwealth della scorsa settimana il Canada ha addirittura dovuto subire l'onta di una richiesta di espulsione dall'organizzazione degli Stati dell'ex Impero britannico a causa della sua (pessima) politica sul clima. Un affronto che prima era toccato solo a Pakistan, Zimbabwe, Nigeria e Sud Africa per violazione dei diritti umani e frodi elettorali.

Ma il World Development Movement, il Polaris Institute of Canada e Greenpeace hanno chiesto l'espulsione del Canada dal Commonwealth perché «I paesi che non riescono a contribuire ad affrontare il global warming dovrebbero essere sospesi dalla membership, come quelli che violano i diritti umani».

Le emissioni di gas serra del Canada sono tra le più alte al mondo e nel 2007 erano del 34% superiori all'obiettivo nazionale previsto dal Protocollo di Kyoto. Nonostante la brutta figura internazionale il premier canadese Stephen Harper non ha nessuna intenzione di mutare atteggiamento, anche se in molti sperano che all'ultimo minuto, alla vigilia di Copenhagen, faccia un annuncio a sorpresa.

Ma a quanto pare il Canada non intende nemmeno allinearsi alle prudenti riduzioni promesse dal presidente Usa Barak Obama, Harper ha detto alla Canadian Press: «Possiamo fare alcuni piccoli aggiustamenti, ma questo sarà essenzialmente il nostro obiettivo. Riteniamo che sia essenziale, data l'integrazione delle nostre due economie, che i nostri obiettivi rimangano in linea».

Il governo conservatore canadese dice di voler ridurre le emissioni del 20% entro il 2020, ma si tratta di un impegno col "trucco" (come del resto quello Usa), visto che prende a riferimento l i livelli di emissioni del 2006 e non quelli del 1990, quando le emissioni erano molto più basse. Così gli obiettivi canadese si riducono ad insignificanti tagli di pochi punti percentuali rispetto al 1990. Quelli a lungo termine sarebbero di un meno 60/70% rispetto al 2006 entro il 2050, meno dell'80% che si som no dati G8, Mef ed Usa.

Ma Harper è notoriamente un duro eco-scettico che si maschera dietro un pragmatismo di facciata e ribatte che «Negli ultimi 10 anni siamo passati attraverso l'abitudine di fissare degli obiettivi che erano idealisti o "blue sky" e che nessuno riesce effettivamente a conseguire. Quindi penso che con obiettivi modesti e raggiungibili, in particolare nel breve termine,  si metterebbe il pianeta sul binario giusto, il che ci permetterà di effettuare una transizione a più lungo termine. Il nostro Piano per il clima non cambierà molto andando al vertice di Copenhagen». 

Per Harper la chiave per affrontare il cambiamento climatico non sono gli obiettivi di riduzione dei gas serra ma lo sviluppo di nuove tecnologie che risolveranno miracolosamente tutti i problemi: «In realtà proprio fissare obiettivi non porta ad ottenere nulla a meno che non vi sia un piano tecnologico per arrivarci» ha detto prima di definire "stolti" coloro che la pensano diversamente.

Naturalmente un Paese grande e democratico come il Canada non sarà espulso dal Commonwealth, ma di fatto si è messo da solo fuori dalla dichiarazione approvata a Trinidad e Tobago che ha sottolineato la necessità di impegnarsi per un accordo giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici.

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