[04/12/2009] News toscana

Nella Toscana del 2030 l'unica certezza sarà ancora il consumo di suolo?

LIVORNO. Le previsioni Irpet per il 2030 aprono uno scenario nuovo, solo in parte estraneo ai pensieri di chi ha sempre criticamente osservato la Toscana cercando di offrire qualche contributo.
Si parla di perdita di equilibrio e di progressiva mancanza di certezze, di invecchiamento della popolazione, di bassa crescita e bassa occupazione, di prevalenza assoluta del terziario, che però non farà migliorare la qualità dell'ambiente, anzi si avrà ulteriore sensibile consumo di suolo.
Rifuggendo da suggestioni "noir", qualche problema deve pur esserci.

Per esempio:
- perdita di equilibrio, mancanza di certezze, invecchiamento della popolazione, sembrano lo specchio di una società conservatrice, che non sta al passo con i tempi; di una società che sta aggrappata al passato in termini economici, politici e sociali, che non ha saputo aggiornarsi, che ha accettato poco o niente chi si poneva culturalmente e per forma e contenuti innovativi (esempio forse calzante, molta della classe dirigente chiamata a governare in tanti comuni nel frangente critico di tangentopoli o subito dopo); invecchiamento e scarsa occupazione ne sono una dimostrazione ulteriore;
 
- l'incontrastata affermazione del terziario è lo specchio di una progressiva urbanizzazione, della vittoria della cultura del "mattone" e dell'arricchimento facile, perché poche volte si sono fatte politiche selettive, perché anche dove si poteva contrastare questa "deriva" si è giocato con i mattoni. Penso alle trasformazioni edilizio -turistiche delle aree agricole con gli agriturismi che spesso sono molto più invasivi dei grandi alberghi, mentre l'agricoltura è rimasta al passo, anzi, abbandonata nelle aree meno redditizie; penso alle battaglie di bandiera sulle politiche industriali, alle difficoltà di misurarsi su i progetti industriali tanto che spesso hanno prevalso le logiche commerciali invece che quelle della produzione sia nell'industria (storicamente "pesante" nei nostri territori), sia nell'artigianato (fatte salve alcune importanti eccezioni);
 
- il consumo di suolo, la marginalizzazione dell'agricoltura, il ritardo infrastrutturale, sembrano invece denunciare la difficoltà di scelta, la difficoltà di fare pianificazione; forse la inadeguatezza degli strumenti di pianificazione per lo più ridotti a piani d'indirizzo o funzionali alla definizione di criteri in ossequio alle legislazione costruita e sempre meno espressione di una capacità e responsabilità di scelta, forse è come se ci fosse stata la paura di pianificare e programmare, perché pianificazione e programmazione sono armamentario della tradizione "comunista", come se Pasquale Saraceno fosse stato un pericoloso "comunista";

Insomma, gli spunti sono tanti e tanti altri ne verranno, anzi speriamo ne vengano, perché momento più propizio di questo per discutere e tracciare una linea per il futuro non c'è, perché si può sperare che chi ha deciso di competere per il governo della Toscana non voglia chiudersi a riccio nelle sue certezze, ma voglia costruire insieme.

 

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