[07/12/2009] News

Copenhagen vista da Ougadougou: «Il rendez-vous dell’ipocrisia»

LIVORNO. Oggi 56 grandi giornali di 45 Paesi (in Italia solo La Repubblica) hanno pubblicato un editoriale comune sul summit appena iniziato a Copenhagen. Un'iniziativa senza precedenti che denota sensibilità ed impegno. Noi di greenreport vorremmo però proporvi uno sguardo diverso, lontano dalle grandi redazioni dei grandi giornali, proveniente da un piccolo, ma influente giornale africano, L'Observateur Paalaga di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo.

L'editoriale si in titola "Copenhague, le rendez-vous dell'hypocrisie" e svela come, e con quali diversi occhi, gli africani guardano a ciò che succede nel summit che probabilmente deciderà sulle loro speranze e il loro destino.

Ecco il testo tradotto dal francese:

Ancora una volta, Paesi ricchi del Nord e poveri del Sud si siederanno allo stesso tavolo, anche se, a priori, l'Africa dovrà giocare il ruolo dello spettatore. E' un incontro cruciale, in effetti, a partire da questo lunedì 7 e fino al 18 dicembre a Copenhagen, quello dove si dovrà discutere l'avvenire del pianeta, colpito da molti anni dalla comparsa di una febbre chiamata cambiamento climatico.

E' quindi una guerra giusta se le Organizzazioni non governative (Ong) ed i movimenti associativi si sono invitati a questa conferenza nella capitale danese per pianificare la riduzione delle emissioni di gas serra, tema che divide più che unire i Paesi industrializzati, emergenti e quelli sottosviluppati come i nostri, che non possono che subire, anche se la loro parte di responsabilità nel riscaldamento planetario  è più che stabilita.

Ma è difficile far comprendere all'africano, che trae il proprio sostentamento quotidiano dalla terra, che si sta scavando da solo la propria tomba distruggendo l'ambiente attraverso la deforestazione galoppante.

E' stato il ministro burkinabè dell'ambiente, Salifou Sawadogo, agli Ateliers de la terre, a dichiarare che, ogni anno, il suo Paese perde 100.000 ettari di superficie boscata dove, a migliaia, gli alberi sono abbattuti per i bisogni di legna da ardere.

Evidentemente, l'industrializzazione dell'Africa, fin tanto che non potrà ridurre le emissioni di CO2, si farà sempre attendere a causa della crisi economica; ma questo potrebbe non aver alcun effetto, a giudicare dagli effetti dei pesticidi utilizzati nei nostri campi, nell'ambiente che intanto rimane la pattumiera dell'occidente.

E' il male minore, diranno certamente gli ecologisti che, sembrano attribuire all'industrializzazione ad oltranza dei Paesi del Nord tutti i mali dell'ambiente. All'apertura della grande messa di Copenhagen, che sarà celebrata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), l'Europa dei ventisette giocheranno a fare gli eroi che, dal 1990, sono riusciti nell'exploit di abbassare del 13,5% le loro emissioni di gas serra.

Ruolo che non potranno rivendicare i più grandi inquinatori del pianeta, Cina, Stati Uniti ed India, che fino ad oggi hanno fatto resistenza per ratificare i moderati accordi internazionali relativi alla lotta contro il riscaldamento climatico. Oseranno solo cambiare il loro armamentario alla fine della conferenza di Copenhagen?

Mentre l'inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, rifiuta di mollare la presa, la sorpresa viene dall'Impero di Mezzo, che ha annunciato solennemente le sue ambizioni, con tanto di cifre, di riduzione di CO2 dal  40 al 50% entro il 2020 in rapporto al livello del 2005, e dell'India che promette una riduzione dal 20 al 25% entro il 2020.

Quindi una Conferenza in più? Saremo costretti a rispondere affermativamente se mai essa dovesse partorire un topolino, perché sarebbe illusorio aspettarsi un qualsiasi accordo vincolante in questa vana lotta inutile contro il riscaldamento globale, nella quale l'ipocrisia sarà la virtù meglio condivisa.

Così, quindi, le grandi potenze continueranno ad inquinare impunemente e, vittime, i dannati della terra continueranno a subire, impotenti, fino a che Madre Natura ci detterà a tutti la sua legge. Ma, lontano da noi l'idea di promettere uno tsunami, il diluvio o la siccità a  chiunque, ognuno su questa terra viene ricompensato per la somma dei suoi crimini.

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