[09/12/2009] News

Il falso scoop delle mail rubate

ROMA. Al vertice di Copenaghen aperto, fanno ancora discutere il «giallo delle e-mail» rubate un paio di settimane fa alla Climate Research Unit della University of East Anglia di Norwich in Gran Bretagna e il presunto tentativo, attribuito ad alcuni noti scienziati inglesi e americani, di aver manomesso i dati per accreditare l'idea che il clima del pianeta Terra stia cambiando e che il mutamento sia causato soprattutto da attività umane.

Le mail rubate da alcuni hacker, ancora ignoti, sono oltre mille e comprendono un periodo di alcuni anni. Quattro, in particolare, hanno destato l'attenzione dei critici: perché chi le ha scritte sembra voler o censurare o addirittura aggiustare dati che non corroborano l'ipotesi del cambiamento climatico in atto.

Il fatto ha dato fiato agli scettici e, infatti, negli Stati Uniti il senatore repubblicano dell'Oklahoma, James Inhofe, ha annunciato la richiesta di una commissione d'inchiesta per verificare se il cambiamento del clima globale non sia una bufala inventata a tavolino da scienziati malati di protagonismo e alla ricerca di lauti finanziamenti.

Diciamo subito che lo scandalo, rimbalzato dalle pagine del New York Times ai media di tutto il mondo, non avrà alcuna influenza sul vertice di Copenaghen. Sia perché infondato: la e-mail sono molto più innocenti di quanto si vuol far credere. Sia, soprattutto, perché il cambiamento in atto del clima (aumento della temperatura media, aumento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacci) è certificato da una massa di dati così imponente e raccolti, spesso, in maniera così indipendente gli uni dagli altri da non lasciar margini ad alcun dubbio sensato, come rileva in un editoriale la rivista scientifica Nature.

Altre questioni sono l'individuazione delle cause (origine antropica o no?) e le previsioni (la temperatura continuerà ad aumentare?). Ma nessuno può negare, oggi, che il clima è cambiato e sta tuttora cambiando.

Tuttavia la vicenda ci offre una piccola lezione. Il mondo della ricerca, soprattutto quando si occupa di questioni con così grande impatto sociale, deve mostrare la piena e totale adesione a uno dei valori fondanti della scienza moderna: la completa trasparenza. I metodi e i risultati della ricerca e i metodi usati devono essere accessibili integralmente a tutti. Nell'ambito della ricerca sul clima questo è già sostanzialmente vero. Sia l'IPCC (il panel degli scienziati delle nazioni Unite), sia la NOAA, l'agenzia specializzata degli Stati Uniti, mettono a disposizione di tutti, tutti i dati su internet. Ma occorre uno sforzo in più. Creare una commissione d'inchiesta sulla vicenda e chiamare a farne parte anche alcuni tra i pochi scienziati scettici sull'origine antropica dei cambiamenti climatici. Non c'è modo migliore per mettere a tacere le voci di una propaganda ostile che quella della chiarezza totale.

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