[10/12/2009] News toscana

Approfondiamo il rapporto Irpet (6) - prospettive per il ciclo integrato dei rifiuti

FIRENZE. Nel disegnare il quadro della situazione attuale, al fine di elaborare uno scenario-base (incentrato sull'ipotesi di continuazione del "business as usual") per il futuro della regione da prendere come spunto di riflessione, Irpet descrive una Toscana in cui «le tendenze emerse negli ultimi anni mostrano una generale attenuazione delle criticità presenti nel sistema». Ciò è considerato essere causato da due fattori: da una parte una «graduale e crescente attenzione ai temi ambientali», dall'altra la «sostanziale stazionarietà demografica e soprattutto economica» che si è avuta nell'ultimo decennio.

Irpet sostiene che «il sentiero di sviluppo intrapreso non sembra aggravare il contesto delle pressioni sull'ambiente». A conferma di ciò, viene qui introdotto un dato relativo ad un ambito che affronteremo meglio nei prossimi giorni, e cioè il fatto che la Toscana goda di una «posizione migliore rispetto alle regioni del centro-nord» nella «graduatoria delle regioni relativamente alla dimensione ambientale dell'Indice di sviluppo umano».

Vengono comunque evidenziati alcuni «segnali di allerta» che sollevano dubbi sul mantenimento di quella che viene definita come la «sostenibilità ambientale del sistema per il prossimo futuro». E, com'è ovvio, tra questi segnali di allerta sono in primis sottolineati quelli inerenti alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

Il quadro che a questo riguardo è dipinto da Irpet vede, in Toscana, una forte incidenza della componente dei rifiuti urbani, che presenta «livelli pro-capite molto elevati» rispetto a quanto avvenga in «altre realtà regionali (italiane ed europee)». A questo proposito, e a titolo esemplificativo, può essere utile ribadire un dato reso noto nei primi mesi del 2009 da Cispel Toscana: in conseguenza di un confronto effettuato tra la Piana Fi-Po-Pt (che al 2006 vedeva circa 1,5 milioni di abitanti) e altre realtà europee confrontabili alla Piana per dimensioni e percorsi di sviluppo (Vienna, Dusseldorf, il distretto di Lille, la città di Bilbao, tutte aree la cui popolazione va da circa 500.000 abitanti - Dusseldorf - agli 1,5 milioni di Vienna), è stato evidenziato come la produzione di Ru della Piana (circa 1 milione di tonnellate) sia di poco superiore a quella di Vienna (917mila t) e molto superiore a Dusseldorf (360mila t), Lille (750mila) e Bilbao (670mila).

Tale discrasia, come rese noto Cispel nei vari convegni dedicati all'iniziativa, è sì «in parte riconducibile alle (diverse) modalità tecniche di contabilizzazione del rifiuto», ma evidenzia comunque una specificità negativa dell'area toscana che può essere presa come esempio pratico di quanto sostiene il rapporto "Toscana 2030" sulla produzione di Ru.

Secondo Irpet, comunque, il dato è «dovuto alle caratteristiche del sistema produttivo regionale, connotato dalla presenza molto incisiva di micro-imprese che contribuiscono ad accrescere in misura significativa la parte di rifiuti urbani assimilati, cioè quelli delle imprese, a quelli domestici». E' chiaro che anche qui il dato va osservato alla luce delle diverse normative sull'assimilazione che sussistono tra diverse realtà regionali italiane, e in particolare alla spiccata tendenza all'assimilazione che caratterizza la regione Toscana.

Comunque sia, vengono evidenziate anche la «dinamica spiccatamente crescente dei rifiuti differenziati», un fattore che - va ricordato - contribuisce tra l'altro anche alla maggiore produzione, all'interno delle fasi di lavorazione successive alla raccolta, di rifiuti speciali: riguardo a questi ultimi, però, Irpet parla di «leggera diminuizione», e anzi ritiene la loro produzione complessiva «relativamente bassa»: qui va sottolineato che il dato comunque, come greenreport ha ribadito più volte, è probabilmente sottostimato, poiché esso non è sufficientemente certificato e in generale il sistema di contabilizzazione è confuso, farraginoso e non omogeneo. Infine, anche se l'analisi relativa ai rifiuti si estende su "quanto avvenuto negli ultimi anni" e non solo "negli ultimi due", il dato sulla produzione dei rifiuti speciali va naturalmente interpretato anche alla luce della crisi economica ed energetica dell'ultimo biennio.

In ogni caso, Irpet unisce le considerazioni sugli Ru e sugli speciali affermando che «la dinamica complessiva dei rifiuti prodotti che ne risulta è piuttosto stabile, e in linea con l'andamento dell'economia».

I fattori di criticità vengono individuati da un lato nella «dotazione complessiva e la distribuzione sul territorio degli impianti di smaltimento sia per i rifiuti urbani che per quelli speciali», dall'altro nei problemi relativi al «funzionamento di tutte le fasi della gestione, dal conferimento al collocamento dei rifiuti speciali, assimilati e differenziati: problemi non certo specifici della Toscana ma comunque di grande rilievo relativi alla funzionalità del mercato delle materie di recupero».

Anche se lo scenario "business as usual" è preso, come detto, solo come base di analisi, comunque Irpet ritiene che sia «plausibile che lo scenario futuro sarà caratterizzato dalla stabilità delle pressioni in termini di produzione», e che «è altrettanto probabile che continuerà a crescere la quota dei rifiuti differenziati e di alcune categorie di rifiuti speciali»: questo richiederà quindi «uno sforzo mirato nell'individuare strutture e mercati che siano effettivi ambiti di sbocco per il riuso, riciclo e recupero di materia e di energia».

Vedremo nei prossimi giorni le valutazioni dedicate alle prospettive per la gestione del sistema idrico e per gli ambiti legati all'energia, alle emissioni e agli effetti economici del cambiamento climatico.

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