[10/12/2009] News

Processo Eternit: Legambiente e Wwf costituite parte civile

FIRENZE. E' ripartito oggi a Torino il cosiddetto processo "del secolo" Eternit che vede lo svizzero Schmidheiny e il barone belga De Cartier De Marchienne, dirigenti della società Eternit S.p.A., gestore degli stabilimenti di Cavagnolo (To), Casale Monferrato, (Al), Bagnoli (Na) e Rubiera (Re) accusati di essere responsabili della morte e della malattia di migliaia di persone  per omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e disastro colposo. Migliaia le persone e i soggetti costituiti parte civile al processo, tra cui le associazioni ambientaliste  Legambiente e Wwf . L'Italia, secondo produttore europeo di amianto fino al 1992 (poi l'amianto è stato messo al bando per legge e solo nel 1998 sono state individuate le prime aree da sottoporre a bonifica), ha prodotto e commercializzato la fibra per anni in tutto il Paese e oggi il territorio contaminato da bonificare occupa una superficie molto estesa: si parla di circa 75mila ettari, solo per i Siti importanza nazionale (Sin), senza contare gli innumerevoli micrositi, costituiti da tettoie, canne fumarie, tamponature di edifici e serbatoi d'acqua sparsi per tutto il territorio che richiedono un'opera di risanamento e messa in sicurezza che riguarda anche gli enti locali.

«Il quadro generale sul risanamento delle aree più inquinate è chiaro - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - Le bonifiche vanno a rilento nonostante l'urgenza sanitaria e la necessità di intervenire per isolare le principali fonti della fibra killer. Nonostante alcune eccezioni, come quelle di Casale Monferrato e Bagnoli, le attività di risanamento negli altri siti nazionali sono estremamente in ritardo, a causa dell' inefficiente gestione da parte del Ministero dell'ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione  e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica e alla mancanza di fondi. Per questo sono necessarie maggiori risorse economiche, reperibili attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani» ha concluso Cogliati. Per Casale Monferrato, le lunghe indagini condotte dal Pubblico ministero Guariniello, hanno accertato una serie di omissioni nella gestione dei cicli di produzione e una serie di danni conclamati che si sono verificati in un'area ben più vasta rispetta a quello del singolo stabilimento.

«Basti infatti pensare che il Ministero dell'ambiente, che ha individuato l'area interessata direttamente dall'inquinamento di amianto, ha dovuto perimetrare 738,95 chilometri quadrati ricadenti nei territori di ben 48 comuni- informano dal Wwf-  Si tratta di territori interessati non solo dalla massiccia presenza di materiali in eternit (cioè di amianto-cemento con cui sono state fatte tettoie, tubature, cassoni dell'acqua, coibentazioni ecc), ma anche dalla diffusione degli scarichi della lavorazione». Quest'area è oggi Sito d'importanza nazionale soggetto a bonifica ed è già stato avviato un complesso intervento con uno stanziamento di 35,5 milioni di euro. Gli altri Sin sono: Balangero (in provincia di Torino), Emarese (provincia di Aosta), Broni  (provincia di Pavia), Bari, Bagnoli a Napoli e Targia a Siracusa.

«Sono almeno 2mila all'anno le morti causate dall'esposizione all'amianto nel nostro Paese, di queste oltre 9mila decessi dal 1993 al 2004 solo per mesotelioma pleurico, e i numeri purtroppo sono ancora destinati a crescere per via del periodo di latenza della malattia - informa Vanda Bonardo, presidente Legambiente Piemonte - Le persone colpite dalla malattia e i familiari delle vittime hanno diritto ad essere risarcite e Legambiente auspica che venga fatta giustizia in questa vicenda con una sentenza esemplare che arrivi il prima possibile». In effetti ancora la triste pagina degli effetti dell'amianto non è stata ancora scritta tutta: è stato stimato che l'apice delle forme tumorali a causa dell'amianto sarà riscontrabile tra il 2015 ed il 2020. «Il processo di Torino non costituisce solo la risposta dovuta dallo Stato nei confronti di una situazione così grave- concludono dal Wwf- ma anche un monito per tutti coloro che continuano ad essere ciechi e sordi rispetto ai criteri di precauzione che devono sempre essere adottati quando non si è in grado di escludere scientificamente che determinate materie o sostanze possano compromettere la salute e l'ambiente».

Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, prende spunto dal processo Eternit per tornare all'agenda politica di questi giorni sui temi della Giustizia: «Con le norme sul ‘processo breve' il processo Eternit sarebbe a rischio prescrizione. Il termine dei due anni dal rinvio a giudizio è infatti una pesante spada di Damocle per un dibattimento che ad oggi conta ben 3000 parti civili.  Invece di pensare a come neutralizzare i processi di Berlusconi la maggioranza pensi ad inserire i reati contro l'ambiente nel Codice Penale, riprendendo il testo sui reati ambientali che avevamo presentato nella scorsa legislatura, affinché si faccia finalmente giustizia di tragedie come quella dell'Eternit» ha concluso Bonelli.

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